Non profit

La paga del soldato: ma chi la pagherà?

Portavoce nazionale dell'Associazione Obiettori Nonviolenti

di Massimo Paolicelli

S ostituire la leva con 120.000 posti di lavoro retribuiti e dare la possibilità a chi vuole fare il servizio civile di avere le stesse condizioni di retribuzione. È questo in sintesi l?annuncio fatto dal Presidente del Consiglio Massimo D?Alema. Quello che non ha detto e spiegato il Presidente è dove intende prendere i soldi necessari a realizzare questo progetto. Infatti, il problema di fondo di questa discussione lunare sull?abolizione della leva obbligatoria è che senza una vera discussione sulle finalità dello strumento difensivo e senza una seria ipotesi sull?impatto economico e sociale, non c?è ragione per non unirsi al coro degli ?evviva l?esercito professionale? e degli ?addio alla naia?.
Ma cerchiamo di essere seri e di attenerci alla realtà. La verità è che per aggirare la Costituzione (che prevede l?obbligo per tutti della difesa alla Patria), la leva obbligatoria non verrà abolita ma solo congelata così da poter tornare indietro nel caso non si raggiunga il numero necessario di volontari. Evento probabilissimo considerando il fatto che già oggi l?esercito prevede una quota di volontari di 30 mila unità coperta solo al 60%. Altro che i 123 mila previsti! Veniamo ai costi diretti ed indiretti dell?ipotesi fatta da D?Alema: un militare di professione costa attualmente, solo di stipendio, quattro volte più di un giovane di leva, ma per rendere più appetibile questa opzione occorrerà aumentare le retribuzioni portandole almeno allo stesso livello di quello delle Forze dell?ordine. Un militare di carriera passa almeno tre anni nelle Forze armate e deve dormire in camere confortevoli e non in camerate, vestire con abbigliamento decente, esercitarsi con frequenza e con una strumentazione aggiornata. Abolendo la leva occorrerà poi sostituire i servizi di corvé con appalti esterni e sostituire gli ausiliari che oggi prestano servizio presso Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Come si pensa di finanziare l?enormità di questi costi? Con ulteriori tasse o tagli ai soliti noti: scuola, sanità e assistenza? Ci sono poi i costi sociali. Si vuole garantire ai professionisti che terminano la ferma un posto sicuro nei corpi armati dello Stato e nella Pubblica Amministrazione, bloccando di fatto qualsiasi ipotesi di nuove assunzioni e penalizzando soprattutto le donne. Ancora occorre calcolare i costi degli oltre 24 mila giovani in servizio civile impiegati nella Pubblica Amministrazione e gli oltre 34 mila impiegati nel Terzo settore a cui il Presidente del Consiglio promette retribuzioni equiparate ai militari professionisti. Ovviamente l?ipotesi sembra essere più uno specchietto per le allodole che una proposta seria, nel tentativo di attenuare le opposizioni ad un esercito di professionisti. Signor Presidente, lo sappia, noi non ci faremo comprare. Per qualsiasi altra proposta più seria che si voglia fare, siamo disponibili al confronto e al dialogo.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.