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Incidente Gran Sasso: per Wwf procedure irregolari in laboratori

Lo sostiene una relazione del dipartimento Arta di Teramo, resa nota dal Wwf

di Redazione

Le acque di lavaggio della cisterna utilizzata per l’esperimento che, il 16 agosto scorso, causo’ lo sversamento di trimetilbenzene nei laboratori del Gran Sasso, erano scaricate – secondo una ”prassi non permessa dalla legge” – nella rete delle acque bianche: lo sostiene una relazione del dipartimento Arta di Teramo, resa nota dal Wwf. Nel documento – firmato dalla direttrice del dipartimento provinciale dell’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente – si esprime la ”netta impressione che coloro che lavorano all’interno dei laboratori (dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, ndr) non percepiscano il rischio ambientale, legato a procedure che possono determinare la contaminazione della rete sotterranea al laboratorio stessa e, quindi, l’ambiente esterno”. Si tratta di passaggi – ha affermato in una conferenza stampa Augusto De Sanctis del Wwf – che, ”se confermati dalle indagini della Procura della Repubblica di Teramo, getterebbero una nuova luce su quanto accade nei laboratori”. Un documento che ”sembra confermare – secondo il Wwf – i bassi livelli di sicurezza” adottati e le testimonianze raccolte nei mesi scorsi dall’associazione ambientalistica, che ha presentato un esposto alla magistratura. Ieri l’Arta ha reso noti i risultati di analisi, che hanno evidenziato la presenza del trimetilbenzene in un pozzo e un fontanile pubblico a Scerne di Pineto (Teramo), nei pressi della foce del fiume Vomano. A gennaio il Wwf diffuse una serie di testimonianze di ricercatori che avevano lavorato sotto il Gran Sasso tra il 1993 e il 2000 e raccontavano di incidenti ed esempi di superficialita’ nelle procedure di sicurezza. L’associazione ha rilanciato l’allarme sulle decine di tonnellate di tricloruro di Gallio stipate sotto il Gran Sasso, una ”sostanza pericolosissima che causerebbe, in caso di incidente, danni molto piu’ gravi del trimetilbenzene”. Al sindaco di Isola del Gran Sasso (Teramo) e’ stata sollecitata la chiusura immediata dello scarico delle acque reflue dei laboratori, attraverso il quale il trimetilbenzene e’ stato sversato nel torrente Mavone. Nella relazione dell’Arta si afferma, infatti, che il 16 agosto scorso tre tecnici dell’Infn stavano preparando l’esperimento denominato Borexino: ”Per tale fase preparatoria – secondo l’Arta di Teramo – avevano dovuto lavare una cisterna nella quale poi sarebbe stato accolto lo pseudocumene (ovvero l’1,2,4 trimetilbenzene, ndr). Il lavaggio veniva effettuato e le acque di lavaggio scaricate nella rete delle acque bianche. Tale manovra, che non e’ sicuramente permessa dalla legge – afferma l’Arta – sembrerebbe invece di normale prassi”. Dopo aver lavato la cisterna, i tecnici avrebbero iniziato la fase di scarico della stessa e, per un errore di posizionamento della valvola di chiusura, il trimetilbenzene e’ finito nel pozzetto comunicante con la rete delle acque bianche, dove ”era stata scaricata anche l’acqua di lavaggio”. Il Wwf – che ha chiesto di entrare a far parte del’apposito gruppo di lavoro costituito dalla Regione – chiede che siano diffusi pubblicamente l’elenco e i quantitativi delle sostanze presenti nei laboratori.

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