Cultura

L’anno incredibile di Bono. Come suonarle ai presidenti

Bush, Chirac, Blair e tanti altri: tutti incontrati dopo l’11 settembre dal leader degli U2. Con idee molto chiare

di Benedetta Verrini

Se non fosse il primo politico più importante al mondo, sarebbe il secondo» così Jeffrey Sachs, professore dell?università di Harvard, ha recentemente definito Bono Vox. In effetti, indicarlo semplicemente come il leader degli U2 appare riduttivo: Bono ormai è oltre il suo personaggio e la sua carriera artistica, è un?icona mediatica. Se il suo amico Bob Geldof, inventore del celebre Live aid, si è impegnato più che altro a organizzare iniziative per raccogliere fondi destinati alla solidarietà, Bono ha il dna del lobbista: tiene contatti, sfrutta le conoscenze e il proprio nome, coglie ogni opportunità possibile, senza etichette, per portare a casa il risultato. Dall?11 settembre 2001 ha incontrato 14 capi di Stato africani, ha pranzato alla Casa Bianca in compagnia del consigliere alla sicurezza nazionale Usa, Condoleezza Rice, ha incontrato Jacques Chirac. Ha avuto un colloquio con il presidente George Bush e, senza giri di parole, gli ha detto che il dilagare dell?Aids in Africa è «una minaccia maggiore di Saddam». Ha trascinato il segretario del Tesoro americano, Paul O?Neill in un viaggio di dieci giorni nell?Africa subsahariana. Ha parlato al World Economic Forum di New York. Nel marzo scorso, è anche finito sulla copertina di Time, intitolata: «Riuscirà Bono a salvare il mondo?». Ci riuscirà? Certamente, per usare le parole del professor Sachs, «ha cambiato la mente delle persone in un modo incredibile». Senza estremismi, spiegando che la politica e i negoziati sono i mezzi più efficaci per combattere le piaghe della disuguaglianza: «Per me sarebbe più facile e più figo stare su una barricata con un fazzoletto sul naso, ma riesco a ottenere di più entrando alla Casa Bianca» ha replicato ai suoi detrattori. Mai stanco di battaglie. Per le donne di Plaza De Majo in Argentina, per la leader birmana Suu Kyi, per la campagna contro la pena di morte, per la lotta all?Aids e la rinascita economica dei Paesi del Sud del mondo. «Nei dieci giorni di quest?ultimo viaggio», ha dichiarato alla stampa di tutto il mondo dopo la sua missione con O?Neill, «55mila persone sono morte di Aids; 400 milioni di dollari sono stati spesi dagli africani per pagare i loro debiti, in gran parte all?Fmi e alla Banca mondiale; 14mila madri, durante il parto, hanno trasmesso il virus dell?Hiv ai loro bambini. Pensateci. Io non riesco a crederci, mi sembra una follia». E poi: «Se gli africani fossero bianchi e con gli occhi azzurri, li avremmo abbandonati così?» Bono sarà anche al grande concerto di Times Square, l?11 settembre. A commemorare una tragedia che lo ha toccato e per cui ha voluto stare vicino agli americani. E forse si limiterà a cantare, con i suoi U2.


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