Aprile, mese di libertà. I boccioli si liberano dell’involucro per esplodere sui rami.
Il 27 è la Festa della Libertà in Sudafrica, in ricordo delle prime elezioni e la fine dell’Apartheid. Il 25 è la Liberazione italiana, la fine del fascismo.
Intanto, in questo stesso aprile l’Austria mette in discussione la libera circolazione delle persone in Europa. Vuol fermare i migranti e finisce con l’infastidire perfino le nostre prossime vacanze, cioè il nostro tempo libero, quando vorremmo divertirci, in ottemperanza all’etimologia della parola, derivata da libère e a sua volta da lubère, provare piacere.
Non sempre però proviamo piacere parlando di libertà. È recentissima la classifica di Reporters sans frontieres sulla libertà di stampa, dove l’Italia scivola al 77esimo posto. Per non dire della libertà derivata dall’essere informati correttamente, la qual cosa pertiene invece ai giornalisti. Ma ci teniamo quelli che abbiamo. Impariamo dagli antichi (alcuni), per i quali la libertà era quella di accettare il proprio destino: se c’è il fato, la libertà è limitata alla sua accettazione. Se il fato non c’è, allora la libertà implica responsabilità. E qui son dolori.
Lo abbiamo studiato a scuola: c’è una libertà positiva, quella di agire come ci garba, e c’è una libertà negativa, che consiste nel non avere restrizioni al nostro agire. Son cose diverse e lì si gioca il valore di ognuno di noi.
Il grande Leibniz lo aveva detto: quando parliamo di libero arbitrio, non intendiamo se “l’uomo possa far ciò che vuole, bensì se nella sua volontà vi sia sufficiente indipendenza”. Capito? Allora ci fa comodo prendere opinioni e dati, informazioni e idee, mode e modelli preconfezionati così che possiamo vestirli senza dover essere liberi, quindi indipendenti, quindi responsabili per ciò che pensiamo e facciamo. “Si è sempre fatto così”. “Siamo in tantissimi!”. “La maggioranza ha deciso”. Nulla di male, se non che rinunciamo alla nostra libertà ordinaria, quella del libero pensiero. Come rinunciamo alla libertà dai consumi o dalle tecnologie. Anzi, godiamo della schiavitù sotto di essi.
Di contro vogliamo altre libertà straordinarie: siamo liberi di non invecchiare? Siamo liberi di non toccar terra camminando? Siamo liberi di respirare sott’acqua? No, la biologia lo impedisce e la Corte Costituzionale non lo garantisce. Eppure siamo liberi di avere figli anche se per qualche impedimento biologico non possiamo averne. Curioso, se ci pensate. È un’altra faccia della libertà.
ph. by Vince Cammarata | Fosphoro
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