Politica
Audizioni pubbliche per le nomine nelle partecipate: rivoluzione trasparente
Non se ne conosce il numero preciso, anche se secondo recenti stime della Corte dei Conti ammonterebbero a 5.258. Le società partecipate dagli enti territoriali sono numerose e costose per le tasche dei contribuenti: oltre un terzo sarebbero in perdita. Nella maggior parte dei casi, garantiscono servizi essenziali come il trasporto locale, la fornitura di gas e acqua, la manutenzione delle strade ma non mancano le attività che potrebbero essere tranquillamente dismesse.
Gli abbondanti deficit non sono l’unico evidente problema delle partecipate: troppo spesso i loro consigli di amministrazione e i ruoli apicali sono appannaggio di politici sulla via del pensionamento o di correnti di partito desiderose di inserire una loro pedina nel risiko del potere locale. La selezione della dirigenza sulla base di logiche clientelari non sempre, o quasi mai è garanzia di competenza e indipendenza da parte di chi si trova ad amministrare l’acquedotto cittadino o il servizio di raccolta rifiuti. Causando in molti casi malagestione e conti in rosso.
Esiste un modo per ridurre la discrezionalità con cui tali nomine vengono effettuate? A Riparte il futuro, assieme alle sigle che hanno aderito alla campagna Sai chi voti, pensiamo di sì. E per questo abbiamo adottato la proposta che l’Associazione Pubblici cittadini e il Movimento consumatori portano avanti da un paio di anni: quello di indire audizioni pubbliche per selezionare gli organi direttivi delle partecipate nei primi 100 giorni di mandato dei neoeletti sindaci. “Senza trasparenza non esiste alcuna garanzia di meritocrazia, competenza, controllo” – spiega Sara D’Agati, blogger dell’Huffington Post e attivista dell’Associazione Pubblici Cittadini. “Una cattiva gestione delle pubbliche amministrazione ha una ricaduta diretta sulla vita quotidiana di tutti noi ed è per questo che la selezione di coloro che andranno a ricoprire cariche tanto rilevanti deve assolutamente rispondere a criteri di competenza e merito riscontrabili da tutti. Questo è possibile attraverso una semplice procedura già attuata in diverse democrazie europee e non: quella delle audizioni pubbliche”.
La formalizzazione delle audizioni spetterà alle 12 amministrazioni comunali che, aderendo a Sai Chi Voti, si sono impegnate a introdurre il nuovo meccanismo nel regolamento municipale. Noi abbiamo previsto alcuni requisiti minimi, delle indicazioni utili ai neosindaci: in primo luogo che, da parte del candidato alla partecipata, venga pubblicato il curriculum e un’autodichiarazione sullo status giudiziario, almeno 60 giorni prima della data dell’audizione pubblica, per permettere a tutti di conoscerne il profilo biografico e professionale. In secondo luogo, pensiamo che l’audizione debba essere indetta pubblicamente con non meno di 30 giorni di anticipo, per permettere ai cittadini, alla stampa e alle organizzazioni di intervenire nel dibattito con domande puntuali.
Al candidato possono essere poste domande per conoscerne il profilo professionale e politico (non personale), la condotta nell’esercizio di altre cariche ricoperte in precedenza, i rischi di possibili conflitti di interesse, eventuali precedenti penali, nonché programmi, proposte, intenzioni, riguardanti l’adempimento del mandato. Dell’audizione pubblica deve essere redatto apposito verbale da pubblicare e diffondere online e da allegare all’atto di nomina.
Se il dirigente viene nominato attraverso un momento di ascolto pubblico, il politico che lo ha promosso e scelto deve assumersi la responsabilità della decisione in modo trasparente, davanti a tutti i cittadini. Così si rompe l’equilibrio che rende tutt’ora conveniente nominare dirigenti a porte chiuse, secondo logiche di utilità elettorale e politica.
I 100 giorni dall’insediamento delle giunte nei comuni appena andati al voto stanno per partire: noi ci faremo sentire per ricordare ai sindaci l’impegno assunto con Sai Chi Voti e, soprattutto, coi loro elettori. Noi ne siamo certi: le audizioni pubbliche possono essere uno strumento utile a selezionare una classe dirigente migliore di quella cui ci siamo abituati. E, forse, a risanare i bilanci delle partecipate.
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