Che mondo è mai questo dove i figli si occupano dei loro genitori, li prendono sotto braccio e li portano a curarsi? Che mondo è mai questo dove un bambino deve vedere il nonno triste che passa il suo tempo aggrappato ad una slot machine o ad un tabellone che vomita numeri di continuo?
In occasione della ‘Giornata dei diritti dei bambini’ il mio pensiero non può non andare a tutto ciò che mi raccontano i ragazzi e i piccoli che quotidianamente incontro.
Giovanissimi che chiedono semplicemente che vengano rispettati i loro diritti: vivere in famiglie serene, abitare territori stimolanti e accudenti, poter sperimentare relazioni di crescita e cura.
Purtroppo sono sempre più i bambini costretti a crescere passando il loro tempo al bar, accanto ai propri genitori e accanto alle slot, che spesso diventano un tutt’uno tra loro.
Lì restano in silenzio, nell’indifferenza di molti. È più facile pensare a loro come persone indifferenti a tutto ciò che vedono, invece osservano, pensano e soffrono rimanendo immobili e impotenti.
Bambini che inventano capricci per cercare di distrarre i propri genitori da quelle diaboliche macchinette e riprendere l’attenzione a loro dovuta e di cui hanno diritto.
Bambini che piangono in silenzio, senza lacrime, per non disturbare chi li ha sistemati ad un tavolino dimenticandosi di loro, impregnati e concentrati su un gioco che non è gioco.
Bambini che crescono e coltivano rabbia verso qualcuno e qualcosa che non sanno definire, una rabbia che non sanno contro chi rivolgere, ma che scava solchi profondi dentro di loro.
Bambini che, guardando i cartoni all’interno delle mura domestiche che dovrebbero proteggerli, ascoltano le urla dei conflitti che l’azzardo sta creando tra i loro genitori.
Bambini che faticano a distinguere il gioco dal non gioco in quanto in famiglia è messo tutto sullo stesso piano.
È un mondo capovolto, in questo ‘paese dei balocchi’ sono i bambini a osservare in silenzio e da lontano gli adulti ‘giocare’, a preoccuparsi per loro, a inventare strategie efficaci per distoglierli dal pericolo. E contemporaneamente sono gli adulti a non rispondere ai ripetuti richiami dei figli perché troppo assorti e coinvolti nei loro ‘giochi’…
Che mondo è mai questo dove i figli si occupano dei loro genitori, li prendono sotto braccio e li portano a curarsi? Che mondo è mai questo dove un bambino deve vedere il nonno triste che passa il suo tempo aggrappato ad una slot machine o ad un tabellone che vomita numeri di continuo?
Che Italia stiamo costruendo ai nostri cari bambini? Vivono in contesti condizionano il loro crescere, procurando loro continue distrazioni sia direttamente che indirettamente. Nonostante tutto loro continuano a cercare e a crederci mentre gli adulti si stanno perdendo.
È proprio ai più piccoli che dobbiamo affidarci, io ci credo; come scriveva Giacomo Leopardi, “i fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”. Loro ci mostreranno la strada, solo se noi saremmo in grado di ascoltarli e capirli.
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