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Case e lavoro,per contratto
Serviranno a fermare il degrado urbano e creare nuova occupazione.Presto partiranno i primi 55.Finanziati con 700 miliardi.Da Torino a Torre Annunziata: ecco chi li ha già stipulati e perché
Puntano alla riqualificazione edilizia e socio-ambientale dei quartieri più degradati delle città, si propongono di creare opportunità di lavoro non solo nel ?mattone? e costituiscono uno dei punti più qualificanti del protocollo d?intesa firmato il 12 febbraio scorso tra Governo e Forum del Terzo settore: sono i cosiddetti ?contratti di quartiere?, interventi sperimentali di edilizia sovvenzionata promossi dal ministero dei Lavori pubblici (tramite il Cer, Comitato di edilizia residenziale) con lo scopo di realizzare innovative strategie di recupero urbano attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali, le imprese, le organizzazioni non profit e gli stessi abitanti del quartiere. In sostanza, il governo si ?limita? a finanziare per un importo massimo di 20 miliardi di lire a contratto, quei progetti che i Comuni hanno predisposto rispettando tutta una serie di criteri stabiliti, appunto, dal ministero dei Lavori pubblici ed incentrati su un principio cardine: essi devono rappresentare non solo un?occasione per ristrutturare case e palazzi fatiscenti ma anche un volano per attivare risorse di enti locali, imprese, organizzazioni senza scopo di lucro da destinare a interventi di carattere socio-ambientale ed occupazionale (per esempio, che le imprese aggiudicatrici degli appalti assumano manodopera del posto, giovani disoccupati, portatori di handicap; ed ancora, che la manutenzione del verde pubblico venga affidata a cooperative sociali costituite ad hoc per impiegare persone svantaggiate). A distanza di poco più di un anno dalla pubblicazione del bando che stabilisce le modalità di accesso ai fondi governativi (che ammontano complessivamente a 700 miliardi di lire), i contratti di quartiere finanziabili che a breve dovrebbero ?partire? risultano 55, e le aspettative sono davvero grandi.
Torre Annunziata punta sui bambini
«Tutto ha origine nell?estate di due anni fa a causa di un grave caso di pedofilia che scosse profondamente Torre Annunziata», ricorda Vincenzo Ascione, assessore all?urbanistica del Comune campano (classificatosi primo in graduatoria per il ?contratto di quartiere Penniniello?: (8,7 miliardi di lire di finanziamenti). «Decidemmo allora di avviare incontri con il mondo dell?associazionismo, del volontariato, con i cittadini», continua Ascione, «per cercare insieme soluzioni al progressivo degrado urbano che stava invadendo la città ed in particolare alcuni quartieri come il Penniniello. Stilammo così un documento di denuncia delle tante carenze che affliggono il nostro territorio, lo consegnammo alla ministra Turco che venne a farci visita e, in quella circostanza, le sottoponemmo anche la nostra idea di ricorrere allo strumento del contratto di quartiere per il ?Penniniello? al fine soprattutto di intervenire sull?edilizia scolastica e dar vita, insieme al mondo del volontariato, ad un centro di ascolto e di rieducazione». «Il plauso e l?incoraggiamento della ministra per la nostra propositività», conclude l?assessore, «ci spronò a metterci subito al lavoro per attivare le procedure necessarie ad ottenere i finanziamenti ed oggi ci prepariamo a raccogliere i frutti di questa iniziativa che ha il pregio di promuovere una cultura della partecipazione dal basso».
Un simile ottimismo si respira anche a Torino per il contratto di Via Arquata (20 miliardi di finanziamenti governativi, altri 12 raccolti coinvolgendo Comune, Regione, imprese locali), dove in realtà già da tempo l?amministrazione comunale è impegnata in progetti di riqualificazione urbana di ampia portata.
Qui Torino: più spazio per gli anziani
«La Regione Piemonte è stata la prima in Italia a spingere i Comuni a redigere programmi che tengano conto non solo del recupero fisico di luoghi ed edifici, ma anche di quello sociale», spiega Giovanni Magnano, dirigente del Progetto speciale periferie del Comune di Torino. «Per questo», prosegue, «non si è rivelato particolarmente difficile coinvolgere la Regione, il Terzo settore, le imprese e i cittadini nella predisposizione di un progetto che mira a riqualificare un quartiere con edifici poco funzionali e privo di luoghi di socializzazione per i tanti anziani che vi abitano. Perciò, aumenteremo significativamente la metratura degli alloggi affinché gli anziani che vivono da soli possano ospitare comodamente amici e familiari per trascorrere insieme più tempo».
Terni: l?acciaieria ci riscalderà
Ma i contratti di quartiere possono rivelarsi anche una leva per migliorare la compatibilità ambientale di determinate produzioni industriali. L?esempio arriva da Terni. «L?esemplarità dell?esperienza che si vuole condurre nel quartiere Borgo Bovio», sostiene Aldo Tarquini, direttore del settore urbanistica del Comune di Terni e responsabile del contratto Borgo Bovio (20 miliardi di finanziamenti governativi, altri 60 circa messi a disposizione da Regione, Comune, imprese, singoli privati, cooperative), «è data dal rapporto con la grande industria siderurgica che determina un forte impatto in termini di rumore, polveri e congestione, sul quale si vuole agire sia riducendone gli effetti, sia verificando la possibilità di utilizzare le opportunità offerte da questa vicinanza».
«Il contratto può diventare per esempio», continua Tarquini, «lo strumento per dare attuazione concreta all?ipotesi di utilizzare il calore prodotto dai camini delle acciaierie per il teleriscaldamento i cui impianti, inoltre, potranno essere utilizzati per dotare il quartiere di una rete dati che sfrutti le opportunità della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni».
Insomma, c?è qualcuno che ha ancora dei dubbi sul perché il Terzo settore chiede che l?esperienza dei contratti di quartiere venga valorizzata il più possibile? ?
Un?idea davvero sociale
Intorno alla metà degli anni Novanta, mentre l?edilizia stava vivendo una delle sue crisi più profonde, Legambiente propose di rilanciare il settore non attraverso nuove colate di cemento bensì recuperando il patrimonio immobiliare esistente. La proposta incontrò subito un vasto consenso (anche perché, in un Paese con cinque milioni di immobili sfitti, costruirne altri è alquanto ?fuori mercato?), i sindacati la condivisero in pieno, il Governo la fece propria ritenendo che essa potesse rivelarsi una buona occasione non solo per rilanciare un importante settore produttivo, ma anche per contrastare il diffuso degrado sociale ed occupazionale che affligge tanti quartieri delle nostre città.
Nacque così l?idea dei contratti di quartiere, il cui tratto più innovativo è quello di essere interventi non calati ?dall?alto? ma volti a rendere protagonisti i Comuni i quali, autonomamente, attivano un?interlocuzione con gli altri enti locali, le imprese, le organizzazioni senza scopo di lucro, i cittadini del quartiere.Quando a gennaio dello scorso anno pubblicammo il bando di gara per i ?contratti? ci aspettavamo certamente di ottenere riscontri positivi. Non immaginavamo però che l?accoglienza da parte dei comuni sarebbe stata addirittura entusiastica e di non poter finanziare tutti i progetti che ci sono giunti sul tavolo, ben superiori ai circa sessanta che a breve ?partiranno?. Per questo abbiamo deciso di fare il ?bis? e nel prossimo autunno emaneremo un nuovo bando.
sottosegretario ai Lavori pubblici
Così nelle regioni
Sicilia: 6
Lombardia: 5
Toscana: 4
Campania: 4
Calabria: 4
Lazio : 4
Puglia : 4
Emilia Romagna: 4
Piemonte: 3
Veneto : 3
Umbria : 2
Sardegna: 2
Molise : 2
Marche : 2
Basilicata: 1
Liguria : 1
Trentino: 1
Abruzzo : 1
Friuli : 1
Valle d?Aosta: 1
Totale : 55
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