Sostenibilità

Gli alieni li abbiamo portati noi

di Sara Bragonzi

Gli alieni sono già qui, e ce li abbiamo portati noi stessi.
Fastidiose zanzare tigre, invadenti nutrie, piante di Ambrosia e di giacinto d’acqua, insetti ghiotti di palme come il punteruolo rosso, voraci tartarughine acquatiche, aggressivi calabroni asiatici ma anche i simpatici scoiattoli grigi, sono tutte specie aliene che minacciano seriamente la biodiversità, aiutati dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione che ha rimpicciolito il mondo.

Sono almeno tremila, solo in Italia, le specie animali e vegetali cosiddette ‘aliene’ ovvero introdotte in modo consapevole o accidentale da paesi lontani. Arrivate qui trovano un clima e un ambiente favorevole al loro sviluppo, e complice spesso l’assenza di predatori naturali, si riproducono e occupano gli spazi destinati alle specie locali, a volte diffondono patogeni e spesso causando danni ambientali, alla salute umana e alle attività economiche. Si stimano in Europa oltre 12 miliardi di euro di costi annuali causati dalla diffusione delle specie aliene.

Ora un progetto europeo, il Life ASAP Alien Species Awareness Program , vorrebbe arginare per quanto possibile il fenomeno che è considerato, con il consumo del suolo, una enorme minaccia alla biodiversità.

Il commercio globalizzato facilita la diffusione accidentale di animali, piante e patogeni ma la leggerezza con cui ognuno di noi fa acquisti è un fattore importante di diffusione.
Non è un mistero che fontane e laghetti siano invase da tartarughine d’acqua dalle orecchie gialle (Trachemys scripta) da anni uno dei rettili più commercializzati al mondo nonché una delle 100 specie invasive più dannose. Comperate spesso per accontentare i bambini vengono poi abbandonate quando crescono troppo e ci si rende conto che, da brave carnivore, sono aggressive e quindi potenzialmente pericolose per le nostre dita.

Gli esempi incredibili non mancano anche per le piante. Il giacinto d’acqua viene tranquillamente venduto come pianta ornamentale e promosso da siti e blog di giardinaggio , che ne decantano la facilità di coltivazione, nonostante siano documentati i disastri che ha prodotto invadendo interi specchi d’acqua e soffocando le specie autoctone, i laghi mantovano ne sono solo un esempio.

E’ stata invece accidentale l’introduzione qualche anno fa in Francia del calabrone asiatico, il temibile predatore che si nutre in gran parte di api. Diffuso al momento in Piemonte e in Liguria è una seria minaccia per le api mellifere europee che, a differenza delle cugine asiatiche, non hanno evoluto gli adattamenti necessari a difendersi.
Il lavoro di coordinamento europeo e di comunicazione previsto dunque nei prossimi anni dal progetto Life ASAP è probabilmente tardivo ma indispensabile.

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