Volontariato

Perché i volontari sono vitali per le cooperative sociali

di Giulio Sensi

Qualche settimana fa ho partecipato ad un interessante incontro formativo interno alla cooperativa sociale romana Spes contra spem che si occupa di servizi alla persona, in particolare per giovani, minori a rischio e persone con disabilità.

Al centro dell'incontro c'era il ruolo dei volontari nella cooperativa: da tempo Spes contra spem lavora su percorsi di inclusione di volontari, non per contare su manodopera a costo zero, ma perché si è resa conto che è fondamentale inserire il volontariato all'interno della cultura aziendale per molti motivi: favorisce un modello organizzativo più dinamico ed efficiente, aiuta l'integrazione dei servizi di tutta la rete, crea un legame con la comunità territoriale e con le persone assistite e le loro famiglie.

Il volontariato nella cooperazione sociale è una sorta di porta scorrevole a due direzioni: entra dentro la dimensione aziendale, la umanizza, gli fornisce uno specchio dove potersi guardare e valutare; crea un ponte con l'esterno, con quella dimensione comunitaria che qualifica e dà valore all'essenza stessa del lavoro sociale. Perché tale lavoro non si gioca solo nella dimensione operatore-utente -che è fondamentale certo, ma non esclusiva-, ma in una dimensione molto più ampia che lega i servizi e le strutture alle comunità stesse a cui è legata e da cui riceve supporto e legittimazione.

Per questo l'accoglienza dei volontari nel terzo settore non è una questione tecnica: non si tratta soltanto di accogliere in modo competente valorizzando le capacità delle persone e la loro attitudine, non solo di generare progetti formativi efficaci e motivanti, ma soprattutto di guardare al volontariato come ad una dimensione imprescindibile che non riguarda solamente i volontari, ma tutta la struttura cooperativa e i suoi valori costitutivi.

Il volontariato nelle realtà del terzo settore dà un contributo fondamentale a tenere vivi i valori originari e costitutivi; se ben gestito migliora in modo decisivo il clima aziendale. Per fare questo deve essere risolto alla radice l'ipotetico conflitto lavoro pagato – lavoro non pagato, facendo capire agli operatori che il volontariato non è una dimensione esclusiva, ma inclusiva; che non è un ruolo, ma una cultura, un valore, una vision in grado di risaltare la dimensione del dono che è vitale per il terzo settore.

In questo senso la ricerca dei volontari non è comunicazione unilaterale, ma è relazione. È nella relazione che si deve sviluppare la comunicazione, nella condivisione, non nella richiesta di aiuto. Il “cerchiamo volontari” annulla una dinamica sana che invece si sviluppa nella dimensione relazionale. Non a caso le ricerche sulle modalità di ingresso delle persone nel mondo del volontariato esaltano, nell'era della comunicazione digitale, lo strumento ancora sovrano: il passaparola; che significa coinvolgimento, condivisione di desideri.

La conclusione di un ragionamento che sarebbe amplissimo è dunque la seguente: il volontariato è una dimensione fondamentale all'economia civile, uno strumento per gli enti del terzo settore (tutti) per moltiplicare il valore e costruire un legame con le comunità che oggi è urgente ricreare e coltivare.

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