Volontariato

Lecce,il più grande albergo d’Italia

Al centro d'accoglienza Regina Pacis negli ultimi due anni sono passate oltre 20 mila persone.Ma anche qui la situazione è al limite.

di Federico Cella

È la provincia di Lecce il più grande centro d?accoglienza d?Italia. Lo dicono i dati: 20 mila persone transitate negli ultimi due anni. Lo dicono le storie: una famiglia di kosovari sbarcati e ospitati lo scorso giugno, una volta raggiunta la vera terra promessa, gli Stati Uniti, ha inviato ai volontari del centro Regina Pacis un assegno di duecento dollari. Un bel gesto che, però, mostra in tutta la sua evidenza la situazione di precarietà in cui si lavora nella regione (dove è calcolato stiano arrivando circa il 30% di tutti gli immigrati extracomunitari in Italia), dove la buona volontà, non solo dei volontari, ma anche della gente del posto e anche di altre regioni, cerca come può di lavorare in vece dello Stato. E i politici che fanno? Da sinistra a destra, sostengono la candidatura della gente del Salento al prossimo Nobel per la Pace. Oltre al danno la beffa? «Il Nobel proprio non lo so, ma è certo che la gente di questa terra almeno la nomination la meriterebbero», scherza, ma in modo serio, padre Giuseppe Colavero, ex presidente della Caritas di Lecce e attuale presidente dell?associazione internazionale Agimi. «Adesso non voglio entrare nel merito se questa candidatura sia in realtà una proposta per coprire il disimpegno statale nei confronti di questa emergenza. Certo è che lo Stato generalmente tende a scaricare sul privato sociale l?intera gestione del fenomeno immigrazione. Le mancanze da parte delle istituzioni ci sono eccome, e secondo me sono da leggere proprio in questi termini i richiami fatti dal cardinale Ruini: alla componente solidale, che ha già fatto anche troppo, bisogna assolutamente affiancarne una di legalità». Perché se il fenomeno immigrazione, soprattutto in Puglia, è un?emergenza, non può continuare a essere affrontato solo come tale: ci vogliono strutture, ci vogliono progetti politici e culturali. «Perché di sanatoria in sanatoria non si può andare avanti». Un discorso che nel Salento, dove famiglie intere si muovono per dare il proprio contributo al lavoro dei volontari, è molto chiaro a tutti. E una richiesta che ormai da mesi viene perorata nelle stanze del Palazzo. «Ma mentre loro discutono, noi continuiamo a lavorare», ci fa notare don Lucio Ciardo della diocesi di Calessano, in provincia di Lecce. «Il nostro governo dovrebbe interessare al problema i comuni, in modo da trasformare l?emergenza in una risorsa funzionante, e non solo per gli immigrati. Nei piccoli centri sul territorio non solo sarebbero disponibili parecchie case vuote, ma, al contrario di quanto si pensa, in questo modo si potrebbe ottenere un inserimento di queste persone utile sia a loro che ai nostri cittadini: nelle campagne pugliesi c?è sempre un grande bisogno di manodopera stagionale. Ma è la politica, a livello europeo e non solo italiano, che deve creare i presupposti». Ma i tempi biblici di reazione della macchina politico-burocratica (che riesce poi a organizzare risposte del tipo: ?Prima create la struttura, rendetela funzionante, e poi vi aiutiamo?) non tengono minimamente conto dell?incalzante ritmo con cui si susseguono gli sbarchi. E allora i volontari proseguono da soli. Anche con progetti di sviluppo e ?prevenzione?, come ha fatto un gruppo di suore del Salento che ha creato a Saranda, splendido quanto sottosviluppato centro nel sud dell?Albania, una scuola di formazione per i ragazzi albanesi. Per creare loro un?alternativa reale all?ignoto viaggio attraverso l?Adriatico. Ma una distanza ben più lunga dei pochi chilometri di mare è quella che si è instaurata tra i volontari e lo Stato: nel Tavolo sull?immigrazione proposto da D?Alema sono stati invitati solo rappresentanti politici. Ma rappresentanti di chi? Il presidente della Regione Puglia, invitato al Tavolo, per esempio, non ha mai fatto visita al centro Lorizzonte, gestito dall?associazione Ctm Movimondo, che solo negli ultimi otto mesi ha visto passare oltre 4 mila immigrati. «E poi ci stupiamo se i 5,4 miliardi stanziati dallo Stato alla Regione per far fronte all?emergenza ancora non si sa quale destinazione prenderanno», ci racconta Vinicio Russo, direttore dell?associazione, che per i lavori al centro d?accoglienza (500 posti letto e altrettanti immigrati ospitati), ha ricevuto solo 20 milioni dalla Provincia di Lecce. «Non voglio fare il piagnone, come ci accusano spesso di essere noi meridionali, ma lanciare un appello perché si crei un reale raccordo tra noi e le istituzioni, che devono capire che questa non è, e non può certo essere la normalità». L’accoglienza Caritas Caritas diocesane:223 Caritas interparrocchiali:326 Caritas parrocchiali:6.507 Caritas diocesane impegnate in servizi alla persona:104(47%) Servizi alla persona promossi da Caritas ma gestiti da altri:393 Volontari impegnati:5187 Fondi impegnati per immigrati:3,1 miliardi (dati Caritas 1999) La legge c’è,applichiamola Io e l?allora ministro dell?Interno Napolitano abbiamo messo a punto l?attuale legge sull?immigrazione insieme al volontariato, ai cattolici e anche alla gerarchia ecclesiastica, e da tutti abbiamo sempre ricevuto forti inviti a non essere troppo duri e a non innalzare muri nei confronti dei clandestini. La legge dunque l?abbiamo fatta con i cattolici e con i volontari, raccogliendio le loro raccomandazioni e preoccupazioni, e non capisco come mai il cardinale Ruini l?abbia così apertamente criticata. Da parte mia non credo di poter essere accusata di non considerare le istanze del volontariato: riconosco – e sarebbe difficile non farlo – il ruolo fondamentale e lo straordinario sforzo che i volontari stanno compiendo per favorire l?accoglienza degli immigrati. Capisco anche la loro stanchezza perché si sono esposti su un terreno molto difficile; ma sinceramente non credo che il loro impegno verrà meno perché sarebbe un controsenso e anche un tradimento dei principi che hanno sempre ispirato la loro azione. Il problema reale è che questa legge va applicata, non cambiata come ha detto il cardinale Ruini e come vorrebbe un referendum demagogico e anche inaccettabile perché si presenta in due versioni, di cui una punta addirittura ad abrogare la normativa in vigore. Ho paura che molti stiano usando il problema dell?immigrazione per fini politici e mi rifiuto di scendere su questo terreno. Ho detto che la legge va applicata e certo questo non spetta ai volontari, ma allo Stato: ciascuno dunque faccia la propria parte nelle istituzioni, il Ministero della Solidarietà al pari degli altri ministeri. L?appello dei volontari e anche il loro disagio per parte mia non passerà inascoltato: sappiano quindi che c?è chi li ascolta, che vuole fare quanto spetta al governo, e lo farà.


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