Mondo
Sudan: il governo del nord prepara la guerra
Nella capitale sudanese si arruolano giovani per combattere contro l'esercito di liberazione del sud (Spla)
Una guerra che dura da vent’anni e che sta per riprendere, in una delle frontiere diventate ancora più “calde” dopo l’11 settembre.
Il governo fondamentalista di Kartoum, nord Sudan, si sta preparando a riprendere al più presto le operazioni militari in tutto il Sudan meridionale. Lo riferiscono fonti locali dell’agenzia missionaria Misna, le quali precisano che nella capitale sudanese è in corso una pressante campagna di reclutamento tra i giovani che affollano le principali università e scuole superiori. Agenzie di stampa internazionali hanno intanto riferito che Khartoum avrebbe già inviato truppe aviotrasportate nella zona di Juba (Equatoria, oltre 1.200 chilometri a sud della capitale). Parlando alla televisione di Stato, il vice presidente, Ali Osman Mohamed Taha, ha dichiarato che i colloqui con i ribelli dell?Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla) non riprenderanno finché questi non ordineranno ai propri uomini di fermare qualsiasi offensiva. Le trattative, iniziate il 12 agosto scorso a Machakos in Kenya, sono state sospese in seguito alla conquista da parte dello Spla della città di Torit (Equatoria Orientale, Sudan meridionale), caduta nelle mani dei ribelli durante il fine settimana. Gli Stati Uniti, presenti al negoziato – che si svolgeva sotto l?egida dell?Igad (l?Autorità intergovernativa per lo sviluppo) – come facilitatori, si sono detti “profondamente delusi” della decisione di Khartoum di ritirare la propria delegazione dal tavolo delle trattative, ed hanno invitato entrambe le parti a riprendere al più presto il dialogo per porre fine al sanguinoso conflitto che da vent’anni insanguina il sud Sudan. L’agenzia Misna fa notare che sul tavolo delle trattative negli ultimi tempi c’era soprattutto la questione del petrolio. La questione dell’applicazione della legge islamica (Sharìa) nel sud del Paese, a prevalenza animista e cristiana, e l?autodeterminazione richiesta dagli Stati meridionali sono infatti questioni già parzialmente ?risolte? nel protocollo sottoscritto lo scorso 20 luglio. Il movimento di liberazione del sudanese chiede al presidente Omar el-Beshir di dividere i proventi dell?oro nero, indispensabili per un rilancio del sud del Paese.
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