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Politica. I girotondisti e la “vecchia politica”…
Vogliono cambiare il volto del Paese e dell'opposizione, ma le loro polemiche interne sanno di vecchi riti Dc e Pci
di Maramao
Ah, i girotondisti. Ieri, nove ore ?a porte chiuse? a discutere (al cinema ?Nuovo Sacher? di Moretti, vabbé, ma sempre ?a porte chiuse? come nemmeno ai tempi dei Comitati centrale del Piccì?). Oggi, conferenza stampa e dichiarazioni incrociate ai giornali: Massimo D?Alema critica Paul Ginsborg (professore di Firenze), che risponde per le rime, Antonio Di Pietro attacca Paolo Flores D?Arcais (direttore di rivista), che s?infuria, Nando dalla Chiesa s?indispettisce con tutti gli altri, perché qualcuno vuole parlare più degli altri, qualcuno non vuole far parlare qualcun?altro e simili. Certo, da qui al 14, un bel sistema di pesi e contrappesi, bilancini e bilanciamenti, verrà escogitato. Però che pena, che tristezza, che dolore. Uno s?aspettava la ?nuova politica?, la ?società civile?, e invece si ritrova la vecchia politica e professori-professionisti incivili. In fondo, nella vecchia Dc, le cose non andavano tanto diversamente. Quello, però, era un partito che amministrava l?esistente. Questi vorrebbero cambiare tutto: il mondo, la politica, la sinistra. E cominciare per una volta da se stessi, no?
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