Quante persone servono per fare un esodo?
Come si misura l’identità di un individuo?
Dopo quante generazioni una famiglia può dirsi integrata?
Quanti i chilometri serve percorrere per essere definiti migranti?
Dove iniziano e dove finiscono i confini?
Domande quanto mai attuali che tutti dovremmo porci almeno una volta in un momento, come quello attuale, in cui l’altro fa paura, l’odio è diventata l’unica forma di linguaggio conosciuta e la conoscenza di chi ci vive accanto ogni giorno non accenna ad andare oltre il pregiudizio.
A colmare questo vuoto di riflessione e valori pensa l’arte che, mai come ora, torna ad avere un ruolo rilevante dal punto di vista sociale ed è per questo motivo che segnalo, a Torino dal 1 novembre al 6 gennaio, When, Where, How Many esposizione a cura di Wild Mazzini in collaborazione con Matteo Moretti ricercatore dell’Università di Bolzano e voce di riferimento nell’ambito del visual journalism.
Una mostra per andare oltre il sentire comune che, molto spesso, forma una propria opinione sulla base di poche informazioni delle quali non si ha la conoscenza approfondita svilendo la complessità di fenomeni come quello delle migrazioni che, invece, andrebbero analizzati e comunicati con attenzione e precisione.
Perché tutto questo vi starete domandando. Dovrebbe essere semplice trovare la risposta ma mi rendo conto che semplice non è. Al di là delle informazioni, infatti, esistono le storie delle persone che vivono i luoghi di confine e di frontiera scontrandosi con le difficoltà che portano a compiere scelte individuali che, difficilmente, dovremmo giudicare. E, potendo andare ancora più in profondità, sapremo che ci sono milioni di dati che possono essere analizzati e che possono diventare lo strumento per ricavare e leggere nozioni di cui nemmeno immaginiamo la portata.
Pensateci un attimo: se ogni dato fosse un individuo quale sarebbe la nuova geografia che potremmo segnare su un planisfero? Ve lo siete mai chiesti?
Se si potesse vedere un diverso percorso tracciato attraverso le vite e le scelte di chi, quel percorso, decide di compierlo il vostro punto di vista sarebbe disposto a cambiare anche solo per qualche momento?
Questo è quello che Wild Mazzini e Matteo Moretti vogliono indagare grazie a questa esposizione collettiva nella quale saranno presentate opere tanto particolari quanto speciali create da artisti e designer di fama internazionale come Delphine Papin, Max Hornaecker, Niel Caja Rubio, Christina Bonanno, Pedro Cruz, Marco Hernandez, John Wihbey, Madalene Wikskar e Davide Mancino.
Studiosi, cartografi, data jounrnalist, designer e infographic designer riuniti insieme per provare a dare una risposta diversa a quello che sta accadendo nel mondo perché i cambiamenti di cui oggi si parla sono molto più complessi di quanto non si creda.
Serve il coraggio di volerli, se non comprendere, quanto meno osservare per trovare nuove forme di consapevolezza. Quella consapevolezza che, nel tempo, deve tornare a essere rispetto per l’umanità.
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