Cultura

Santiago, Padre Fabio e il ritorno

di Maria Chiara Roti

Non è stato facile trovare il tema di questo ultimo contributo per il 2019.
Le storie sono sempre venute a me, non il contrario.
Ho scelto di condividere una riflessione di Padre Fabio, un padre guanelliano di stanza a Santiago. È un pensiero scomodo che forse non piacerà a chi lo legge ma spero porti a un movimento tellurico dei pensieri.
Ho sentito parlare di lui lungo tutto il cammino, un sacerdote che riceve i pellegrini italiani per la confessione e il conforto al loro arrivo.
Le locandine con il suo nome impresso sono appese negli ostelli e le informazioni circolano in rete e per passaparola.
Desideravo incontrarlo ma il nostro arrivo a Santiago è stato mitico e frettoloso al tempo stesso: l’ingresso all’alba nella piazza Obradoiro, gli abbracci, il nodo in gola, e poi il ritiro della Compostela, le foto di rito, il caffè e poi subito la via del ritorno verso le nostre case. Molto, troppo velocemente (ne parlerà poi padre Fabio).

Padre Fabio fa parte della congregazione dei Guanelliani di Santiago che curano la chiesa di Santa Maria del Cammino.
Ogni anno verso l’autunno padre Fabio incontra i pellegrini nelle loro città. Ritorna da loro, da noi, nelle chiese, come restituzione delle parole raccolte a Santiago.
Le statistiche parlano chiaro: la Lombardia, in particolare la Brianza, sono il punto di origine dei più numerosi pellegrini. Così non è stato difficile incontrarlo vicino a casa.
Mi aspetto di incontrare un uomo anziano, raccolto, mistico, ho fantasticato che potesse assomigliare a Fra Cristoforo de I promessi sposi.
Invece conosco un sacerdote giovane ed energico, con un accento romanesco e un simpatia intelligente e dilagante alla Carlo Verdone, a cui peraltro somiglia.
Parla senza peli sulla lingua, dritto alla testa e al cuore, in modo chiaro e comprensibile. Tra una battuta sagace e l’altra, raccontando esilaranti aneddoti dei pellegrini, il suo messaggio di fede emerge forte e chiaro.

Non è un uomo di mezzo: ha un pensiero forte e rigoroso sul cammino, che chiama pellegrinaggio. Questo post potrà non piacere a chi è in cerca di se stesso o di una spiritualità tagliata su misura.
È Natale, penso valga la pena leggere il vademecum che ha distribuito.
Promuovere la cultura del pellegrinaggio
• Chiamandolo pellegrinaggio e non cammino
• Difendendo l’unico e vero motivo: la Tomba dell’Apostolo e la richiesta di perdono delle proprie colpe
• Evitando di sposare le mode del momento che suggeriscono altre e secondarie motivazioni our affascianti
• Tornando alle antiche abitudini del pellegrino: silenzio, solitudine, nascondimento, sobrietà alimentare, astinenza dai vizi, meditazione del Vangelo, eucaristia quotidiana
• Realizzando il pellegrinaggio nella forma più essenziale senza cercare comodità
• Rifiutando accompagnamenti di gruppo in strutture di lusso e lontane dalla strada
• Mantenendosi nelle tradizionali tappe
• Restando alcuni giorni a Santiago, senza fuggire a Finisterre
• Andando a Finisterre per il tramonto del sole, per meditare sulla fine della vita e non per una gita di mare
• Diffidando delle proposte commerciali: gite in barca, menu’ esotici
• Aprendo e chiudendo con il Sacramento della Confessione
• Vivendo Santiago come preparazione alla Terra Santa, un assaggio di Gerusalemme
Padre Fabio ha bisogno di aiuto e di volontari per realizzare progetti e per l’accoglienza dei pellegrini negli ultimi cento km e nella nuova sede a Finisterre.
Potete seguire le attività e informarvi
guanellianisantiago.it
Caminosantiago.casa@guanelliani.it

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.