Oggi Rogoredo non è più la stazione, non è più la sede di Sky, non è più nemmeno ‘il boschetto’.
Oggi Rogoredo è un disarmante rito, un atroce stile di vita, un terribile quesito esistenziale che non può lasciare silenziosi e indifferenti.
Sono quei sentieri calpestati da ragazzi sempre più giovani che inseguono fantasmi di una felicità che non sanno nemmeno più immaginare. Sono quelle pozzanghere dove si attinge per acqua putrida da far scorrere nelle vene insieme alla ‘medicina’ per una disperazione assordante che toglie il fiato. Sono quegli alberi che offrono riparo e sostegno a corpi che si trascinano alla ricerca di una pace, di una tregua, di un respiro diverso che non riescono a trovare nel mondo.
Sono quelle siringhe nuove, quella fialetta d'acqua distillata, rivendute per recuperare l’ultima dose da iniettarsi con ogni cosa rimasta o recuperata chissà dove.
Sono quei genitori che si trovano ad accompagnare i loro figli minorenni alle soglie dell’inferno spinti da un’insostenibile impotenza e piangendo li riportano a casa con la testa piena di domande a cui cercano miracolose risposte.
Occuparsi di Rogoredo oggi vuol dire incontrare quegli occhi, sostenere quelle schiene, stringere quelle mani, asciugare quelle lacrime, accompagnare quei passi che restano invisibili alle passerelle di chi si limita a visitare il "non luogo" senza vedere le persone.
Entrare nel bosco della morte, vuol dire raggiungere i corridoi degli ospedali dove quella ragazzina con i libri nello zaino è l’unico affetto rimasto vicino a chi a vent’anni non ha più un centimetro di pelle che non sia stato martoriato da un ago. E di fianco al suo letto si chiede come potergli stare vicino e perché il suo amore non è bastato a colmare questo vuoto dilaganteVuol dire trovare la luce da mostrare a quel ragazzo che a diciott’anni, schiacciato dai sensi di fallimento e da una vita che non sente sua, sceglie di porvi fine iniettandosi quella dose che sperava mortale.
Oggi Rogoredo è una lacerante domanda a cui dobbiamo dare ascolto e risposta, prima che il suo grido diventi così forte e profondo da trasformarsi solo in un fastidioso e indifferente rumore di fondo.
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