Cultura

11 settembre: occidente e arabi a confronto

E' accaduto a Palermo in occasione del Convegno internazionale di Sant'Egidio. C'erano catolici musulamni, cattolici e laici. Ecco com'è andata

di Antonella Signorelli

Dell?11 settembre si è parlato anche all?Incontro internazionale della comunità di Sant?Egidio, tenutosi a Palermo dall?1 al 3 settembre e centrato sul tema Religioni e culture tra conflitto e dialogo. Il meeting ha visto protagonisti personalità di tutte le maggiori religioni, uomini politici e funzionari di organizzazioni internazionali, tutti impegnati in uno scambio di idee che si spera foriero di responsabilità e impegno.
Uno dei 24 forum organizzati per l?occasione aveva per titolo una domanda che era tutta un programma: Dopo l?11 settembre è inevitabile uno scontro di civiltà?
La discussione (presieduta da Bruno Bottai, della Società Dante Alighieri) ha avuto, pur nella diversità degli interventi, un filo conduttore, riconducibile all?idea che non si può parlare di conflitto di civiltà sebbene le strade intraprese a livello internazionale non portino a nulla di buono.
“Non vi sono grandi progetti per una società migliore” ha detto il libanese Ghassan Tueni, presidente de Les Editions Dar An-Nahar “che possano essere ottenuti con strategie simili a quelle attualmente sperimentate. La ricerca di pace sta alimentando più guerre che vittorie. Se questo è uno scontro di civiltà, il suo unico sbocco sarà la distruzione di qualsiasi civiltà ci sia su entrambi i lati”.
Dal canto suo Mehmet Aydin, teologo musulmano turco, ha affermato che non conosce “gruppi o movimenti nel mondo musulmano tali da considerare se stessi come nemici dell?eredità giudeo-cristiana” e nelle sue valutazioni, da lui stesso definite ?empiriche?, ha evidenziato che “i governanti islamici fanno poco per stabilire lo stato di diritto ed è stato facile per loro colpevolizzare la popolazione ?ignorante? e il mondo occidentale. Quest?ultimo, d?altro canto, ha fatto poco per ferite sanguinanti come la Palestina”.
Uno stato di diritto è stato anche il richiamo dell?arcivescovo della Santa Sede Diarmuid Martin, il quale si è detto convinto che un conflitto di civiltà sia evitabile e che “una guerra contro il terrorismo non potrà che essere a favore dello stato di diritto, promovendo un?equa convivenza tra persone e culture”.
“Il dialogo interreligioso” è stato il contributo di David Smock, dello United States Institute of Peace “rappresenta un antidoto potente a ogni forma di scontro. Estremisti di entrambe le parti vorrebbero vedere uno scontro tra civiltà definite dalla religione, e più gli estremisti definiscono il conflitto in questi termini e più finirà per diventare un vero scontro di civiltà”.
Anche Bernard Kouchner, ex rappresentante speciale Onu in Kossovo, ha chiamato in causa gli estremisti, e quelli religiosi in particolare, affermando che “dobbiamo temere gli estremismi, che sono presenti anche in Europa: finché questi saranno legati alle religioni senza che gli esponenti religiosi protestino contro di essi con chiarezza e forza, essi rappresenteranno pericolosi fattori di guerra”.
Anche un giornalista italiano, il condirettore della Stampa Gianni Riotta, ha partecipato al forum, con una considerazione sulla quale riflettere “le teorie sullo scontro tra civiltà sono pericolose e più pericolosa di tutte è quella di chi se la prende con il marocchino all?incrocio della strada. Non credo che vi sia uno scontro di civiltà, ma tra tolleranza e intolleranza in modo trasversale a tutte le civiltà. Nell?autunno del 2001 c?era speranza che Stati Uniti e Unione Europea potessero rispondere insieme in modo nuovo. E? stata un?occasione sprecata”.

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