Famiglia

La convivenza al tempo del coronavirus

di Paola Strocchio

Come fate a sopravvivere, voi?

Come fate a sopravvivere, voi, madri di adolescenti – giustamente – chiusi in casa?

Come fate a sopravvivere, voi, madri di adolescenti – giustamente – chiusi in casa con cui vivete h24 perché – giustamente e fortunatamente – avete la possibilità di lavorare in modalità smart working?

Chiedo per un’amica, eh. Perché qui da me è “tuttoassolutamentesottocontrollo”.

C’è un meme molto carino che questa mattina ho visto su Facebook. Al centro c’è una rana in un’improbabile posizione zen che dice più o meno così: “Dio, dammi la pazienza. Non la forza, perché altrimenti faccio una strage”.

Ovviamente ho pensato alla mia amica. A quella per cui oggi chiedo consigli.

Perché quella rana potrei essere tranquillamente io, cioè, volevo dire la mia amica, anche se le articolazioni mi farebbero un po’ male a stare in quella posizione. Cioè, alla mia amica farebbero un po’ male le giunture.

Premesso che la mia amica ha ben chiara la portata di questa emergenza sanitaria e di come sia necessario che ciascuno di noi resti a casa, lei ci ha tenuto ad avvisarmi che in casa mia ci scappa la strage, forse. A casa sua, volevo dire. E non per il coronavirus.

Perché se la convivenza con un adolescente è dura già quando i ritmi sono scanditi da una quotidianità normale, vale a dire quando la mattina la creatura si alza e va a scuola ed è impegnata nelle sue faccende scolastiche ed extrascolastiche, quando invece è h24, allora si salvi chi può. Cioè, tutti, che sia chiaro.

L’adolescente resta in pigiama tutto il giorno, trascina i piedi da una stanza all’altra facendo un rumore fastidioso quasi quanto quello delle unghie sulla lavagna. L’adolescente accende con flemma il computer e segue le lezioni online con la palpebra che si abbassa come le saracinesche dei bar. E non perché le lezioni siano noiose, ma perché “oh, ma’…sono staaaanco”. L’adolescente avrebbe voglia di uscire. E come dargli torto, del resto? Pure la mia amica avrebbe voglia di uscire, soprattutto ora che non lo può fare. Vorrebbe andare a prendersi un gelato menta e cioccolato e vorrebbe pure farsi un aperitivo. E andare dal parrucchiere, ché ‘sta ricrescita fa paura. E poi comprare quel vestitino a fiorellini che ha visto in vetrina qualche settimana fa e chissà se ce l’hanno ancora. Vorrebbe fare tutte quelle cose che per una ragione o per l’altra non fa quasi mai e che improvvisamente per lei sono diventate imprescindibili.

Niente da fare, noi umani siamo decisamente strani. Non soltanto gli adolescenti.

Ma eccolo, l’adolescente prigioniero. Sento la sua voce provenire da camera sua che, non vivendo in un castello, non è così lontana dalla mia postazione di lavoro (da quella della mia amica, naturalmente). “Ma', che si mangia oggi?”. Stacco gli occhi dal computer e li alzo al cielo, sperando che qualcuno possa venirmi in soccorso. Lo fa una focaccia surgelata al formaggio, che salva il pranzo e fa sì che la strage sia in qualche modo evitata. Speriamo non sia soltanto rimandata.

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