Welfare

Myanmar: 8 operatori umanitari italiani condannati e deportati

Appartengono all'associazione Popoli, di Verona. Si occupano della minoranza etnica karen. Accusati di essere entrati illegalmente nel Paese, sono sconfinati senza accorgersene dalla Thailandia

di Daniela Romanello

Otto italiani impegnati in attività mediche a favore della minoranza etnica karen sono stati condannati in questi giorni a 2 mesi di prigione dalle autorità thailandesi per ingresso illegale nel Paese dal Myanmar (ex Birmania), ma la pena è stata sospesa in quanto ?rei confessi?. Il gruppo – appartenente all?Associazione Comunità Solidarista ?Popoli?, organizzazione non lucrativa con sede a Verona – è stato tratto in arresto nella cittadina di Phobphra (nordovest della Thailandia). Gli arrestati, 6 uomini e 2 donne tra i 30 ed i 41 anni di età, provenivano da un settore del Myanmar in cui appunto vive la popolazione di etnia karen. Un tribunale di Mae Sot ha giudicato gli italiani colpevoli di essere entrati ed usciti dalla Thailandia senza regolare permesso. Inizialmente condannati a 4 mesi di prigione, la pena è stata ridotta a 2 e quindi sospesa perché tutti gli accusati hanno confessato. “Resteranno agli arresti domiciliari a Tak finché l?ufficio immigrazione non darà via libera alla loro deportazione”, ha spiegato un portavoce della polizia. Franco Nerozzi, presidente di ?Popoli?, ha dichiarato alla stampa che né lui né il suo gruppo riuscivano a capire quale fosse il territorio birmano e quale quello thailandese perché di fatto non è segnata una vera e propria linea di confine. I karen vivono disseminati in territori del Myanmar orientale e della Thailandia occidentale. La giunta militare birmana li sottopone a continui abusi, tra cui arresti arbitrari e lavori forzati.

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