Desaparecidos, ovvero scomparsi. Una parola che racchiude dentro di sé un dramma infinito e che nell’immaginario collettivo italiano è diventata nella sua versione in spagnolo tristemente nota soprattutto durante l’ultima dittatura argentina. Ieri è stata la Giornata Mondiale degli Scomparsi e, purtroppo, in America latina non ci sono solo le migliaia di desaparecidos del Paese del tango eliminate dalla giunta di Videla, Gualtieri, Viola, Massera e compagni, tra 1976 e 1983.
In Messico, ad esempio, il numero delle persone dichiarate scomparse ha superato proprio nei giorni scorsi le 90.000 unità. Una notizia che fa raggelare il sangue ma che rende bene l’idea del dramma della violenza nel Paese della tequila a causa soprattutto della violenza dei narcos.
Alla vigilia della celebrazione della Giornata dedicata ai desaparecidos, proprio in Messico i parenti delle persone scomparse hanno denunciato la crisi delle “bare senza corpi” e dei “corpi senza identità”. Oltre 52.000 cadaveri, infatti, rimangono ad oggi non identificati, secondo i dati presentati dal "Movimento per i nostri scomparsi" e pubblicati in un rapporto venerdì scorso.
Il problema è che la maggior parte delle regioni messicane identifica meno del 20% dei corpi che riceve ogni mese. La situazione è "particolarmente grave" in alcuni stati (l’equivalente delle nostre regioni) come la Bassa California, la capitale Città del Messico e l’omonimo stato confinante, Jalisco, Chihuahua, Tamaulipas e Nuevo León. Insieme questa parte di Messico riunisce 37mila persone decedute di cui non si conosce l'identità perché nessuno ha fatto il test del DNA per il loro riconoscimento. Dall’altra parte ci sono altrettante famiglie disperate che non sanno da anni dove sono finiti i loro cari.
Il j’accuse nei confronti delle autorità preposte a dare un nome a chi non c’è più oggi è molto forte in Messico dove, per la cronaca, lo scorso anno si sono registrati 27,8 omicidi ogni 100.000 abitanti, uno dei tassi più alti al mondo. Se volete fare un confronto, in Italia è meno di 1, a voler essere precisi pari a 0,6.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.