Torno al mio blog, dopo una assenza. Giustificata: il nuovo lavoro e la malattia di mio figlio mi hanno preso energie, spazio, mente, cuore, respiro.
Questa bolla in cui ci troviamo tutti insieme lascia spazio di nuovo alla creatività e alla fantasia. Mi sono chiesta come posso scrivere di passi e di cammini quando tutti siamo immobili?
Quale potrebbe essere un interessante contributo per questo blog? Certamente non un viaggio, non un cammino, non ne più ho fatti. Un libro? Forse, la letteratura è così generosa sul tema viaggi e cammino che non sarebbe stato difficile leggerne uno dei tanti nella mia lista e condividere qualche verso, il pensiero che ne emerge.
Ma poi mi sono detta, no, non è lontano che voglio arrivare. E si è aperto un cassetto della memoria, e ho rievocato una lettura di molti anni fa: lo scafandro e la farfalla.
È un libro, una testimonianza di un uomo, Jean Dominque Bauby. La tentazione è fortissima: andare su Amazon e ri-compralo subito con un click. Ma il tempo è generoso con noi, ora, e scorro i libri di questa folta libreria e lo ritrovo. L’emozione è stata così forte che mi è sembrato di andare in un vuoto cimitero a trovare e ritrovare la lapide di qualcuno a cui molto ho voluto bene. Il libro è integro, ingiallito e porta il suo prezzo originale: 18mila lire.
Nel 1995 un ictus getta Jean Dominque Bauby, giornalista francese e padre di due bambini di soli 45 anni, in coma profondo. Quando ne esce tutte le funzioni sono deteriorate. È colpito da quella che viene definita locked in syndrome.
Ci troviamo ora tutti insieme nel lockdown e il pensiero è tornato a questo uomo che prigioniero del suo corpo scrisse, con l’ausilio del solo suo occhio sinistro e di una paziente redattrice, una testimonianza potentissima.
Bauby per settimane intere scrive questo libro. Al mattino all’alba pensa e memorizza un capitolo, che poi detta a Claude.
Da dietro l’oblò del suo scafandro ci invia le cartoline di un mondo che possiamo solo immaginare dove vola leggera la farfalla del suo spirito.
Bauby ci racconta questo suo viaggio immobile: l’ospedale marittimo, la sedia a rotelle, la fisioterapista, l’alfabeto dell’occhio. Muore due anni dopo l’ictus, pochi giorni dopo la pubblicazione del suo libro.
In un intervista gli chiesero: “ Ha voglia di dire qualcosa alle persone che si muovono?
Risponde: “Continuate, ma fate attenzione a non essere divorati dalla vostra agitazione. Anche l’immobilità è fonte di gioia”.
Lo scafandro e la farfalla di JD Bauby – Ponte alle grazie editore
Bauby ha fondato in Francia l’associazione ALIS, per le persone colpite da sindrome di locked in
https://alis-asso.fr/
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