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Turchia. I curdi in in esilio denunciano possibili brogli elettorali

La rappresentanza di HADEP in Europa chiede osservatori internazionali per le elezioni del 3 novembre. E resta il problema del rispetto dei diritti umani

di Ettore Colombo

Fayk Yagizay, rappresentante di HADEP a Colonia, con una lettera del 28 agosto, dichiara che come già nel ‘95 e nel ‘99 anche il prossimo 3 novembre l’HADEP prenderà parte alle elezioni generali in Turchia. Ma, vista l’esperienza delle volte precedenti, visto i fatti che si sono verificati in passato, ci si aspetta anche quest’anno una campagna elettorale segnata da forti pressioni. Infatti, nel ’99 centinaia di migliaia di voti a favore di HADEP sono stati bruciati o fatti sparire, e le elezioni non si sono svolte in maniera democratica e distesa, viste le pressioni psicologiche e fisiche cui l’elettorato kurdo è stato sottoposto. Certo quest’anno non ci si aspetta niente di meglio, viste le dichiarazioni contro il partito che lo stesso Premier uscente ha rilasciato nei giorni scorsi. Per questa ragione le preoccupazioni di HADEP aumentano e si fa richiesta di organizzare e inviare in Turchia, come osservatori alle elezioni, numerose delegazioni istituzionali.

Insieme alla lettera si rende noto un estratto di una ricerca svolta dal vice presidente di HADEP, Osman Ozcelik, circa i brogli elettorali delle elezioni del ’95 e del ’99 a scapito di HADEP. Nei giorni scorsi, lo stesso Presidente dell’Alto Consiglio Elettorale, incontrando il Primo Ministro Ecevit, ha dichiarato che alle elezioni precedenti ci sono state molti brogli, ma questo non sembra essere servito per prevenire tali eventi anche questa volta. Si sono verificati casi in cui, nel ’99, HADEP aveva preso il 60-70% dei consensi i cui voti sono stati bruciati o fatti sparire, concedendogli solo l’1%. Osman Ozcelik sottolinea soprattutto quanto avvenuto a Mersin, ma anche in altre città, dove i sindaci dovevano essere di HADEP, così come i deputati, che invece sono stati assegnati illegittimamente. Fatti simili sono accaduti anche a Mardin, Bitlis, Tatvan, Tunceli/Dersim, Igdir, Diradi, di cui si è discusso pubblicamente e a lungo.

Intanto, l’influente organizzazione per i diritti umani HRW ha salutato positivamente le riforme intraprese dalla Turchia pur esprimendo malcontento a causa di quegli importanti passi che ancora non sono stati fatti. “Le riforme che la Turchia ha approvato con l’intenzione di essere accettata a candidato membro dell’UE non hanno valore per le condanne che stanno scontando da lungo tempo i prigionieri politici, fra questi i parlamentari kurdi, come Leyla Zana. Anche se le riforme eviteranno che per il leader separatista kurdo Abdullah Ocalan sia eseguita la condanna a morte, si sono evitati altri cambiamenti che potessero andare ad interessare i quattro parlamentari condannati alla prigione nel 1994”, ha ricordato Human Rights Watch, aggiungendo che “i quattro, infatti, stanno scontando una pena di 15 anni secondo la legge anti-terrorismo”. Etichettando le riforme precedenti come manovra cosmetica, HRW ha continuato dicendo che “tutto quanto è stato fatto dalla Turchia fin dall’inizio della sua proposta d’adesione non è stato altro che qualche manovra cosmetica (…), ma l’abolizione della pena di morte è certamente significativa”.

Notizie tratte dal bollettino “Del Mondo Kurdo”, anno 2 – numero 13

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