Famiglia

Lyon, il gamer dei miracoli (che fa leggere mio figlio)

di Paola Strocchio

Non so bene chi sia a governare questo bizzarro circo che è la vita, ma qualcuno deve pur esserci. Qualcuno che a volte si diverte a fare qualche scherzetto. Niente di irreparabile, eh. Però sono sicura che si diverta molto a guardare quello che succede tra le mura della nostra casa, dove quotidianamente si consuma il dramma della lettura.

Sì, la lettura. La lettura, sì: i libri, i giornali, gli ebook, gli articoli, i fumetti. Pure le istruzioni della vaporiera, se non c’è niente di meglio da decifrare. Perché leggere è la cosa che a me piace di più in assoluto. E lo faccio in qualunque momento del giorno e della notte, ogni volta che riesco a ritagliarmi anche soltanto qualche minuto di tempo libero.

Quando l’adolescente del mio cuore era un piccoletto morbido e profumato ho messo in atto tutti i comandamenti della madre lettrice, quella specie per fortuna non in via di estinzione. Forte di pubblicazioni scientifiche lette su riviste più che autorevoli, mi sono convinta che, non fosse altro che spirito di emulazione, mio figlio avrebbe sviluppato uno slancio per la lettura. Slancio forse è una parola grossa. Diciamo una “non repulsione”. Gli ho comprato i libri più ammiccanti, facendoli scegliere a lui, naturalmente. Lo giuro, vostro onore, non gli ho mai puntato un’arma contro. Ho seguito tutti i consigli delle mie tantissime amiche psicologhe per condurlo verso l’amore per i libri, ma devo avere sbagliato qualcosa.

Perché l’adolescente del mio cuore legge soltanto dietro minaccia, non mia, perché ormai sono stata bollata come quella che “oh, tu c’hai la fissa dei libri, eh”. La minaccia in realtà è un obbligo scolastico perché la sua insegnante di italiano assegna periodicamente come compito la lettura di libri peraltro interessanti e adatti a questa età in cui non si è né carne né pesce (l’adolescenza, intendo). E così lui legge, perché non ha nessuna voglia di fare la figuraccia dell’asino davanti alla sua professoressa di lettere. Legge perché ha una scadenza da rispettare e, anche se resta pur sempre il debosciato del mio cuore, non si presenterebbe mai a scuola (nemmeno davanti al PC, in tempi di didattica a distanza) senza avere fatto i compiti.

L’altro giorno però è avvenuto un miracolo, o qualcosa di simile. E’ arrivato da me saltellando ed emettendo gridolini che manco io al concerto di Biagio Antonacci. “Mamma! Papà mi ha appena detto che sta arrivando il libro che ho ordinato!”. In pochi secondi ho provato a fare ordine nella mia mente offuscata dalla gioia e ad associare le seguenti parole: “mio figlio” – “ordinare” – “libro”. Le lacrime stavano già per sgorgare copiose, naturalmente per la commozione, quando ho avuto la pessima idea di chiedergli: “Quale libro, tesoro?”.

“Il libro di Lyon, mamma!”.

Libro-di-Lyon.

Lyon, lo YouTuber.

Lyon, il gamer di Minecraft.

Lyon, il gamer di Minecraft che ha scritto un libro.

Lyon, il gamer di Minecraft che ha scritto un libro che al suo interno contiene pure un poster.

Calma, Paola. Calma. Non è il momento di fare la schizzinosa. E' il momento della gratitudine a questo Lyon di cui – non prendertela, sono una vecchia mamma un po' babbiona e fuori moda – non so nulla.

E’ un inizio, dai. E’ un inizio, sì. Magari quest’estate, in spiaggia, leggerà Oscar Wilde, George Orwell. Magari Lev Tolstoj. Oppure il sequel del libro di Lyon.

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