Volontariato

La notte in cui tutte le vacche sono nere. Note a margine del rapporto Censis sul pensiero magico degli italiani

di Pasquale Pugliese


Il 55° Rapporto del Censis, appena reso noto, narra di un Paese nel quale si diffonde una deriva “complottista”: “per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. (…). Il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone (…) il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. La teoria cospirazionistica del «gran rimpiazzamento» ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste”. L’interpretazione del Censis è che si tratti di “una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste” fondata sul “sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà”. Confesso che a me questo diffuso pre-giudizio rispetto alle verità ufficiali non stupisce, mi stupisce anzi che, nelle condizioni date, non ci sia ancora maggiore diffidenza generalizzata, per diverse ragioni che provo ad elencare.

La prima ragione è legata alla genesi dell’”apparato ideologico” neoliberale dell’Occidente contemporaneo, pianificato a tavolino e finanziato pezzo per pezzo, come ricostruisce e documenta, per esempio, accuratamente Marco D’Eramo in “Dominio. La guerra dei potenti contro i sudditi” (Feltrineli, 2021), spiegando come le Fondazioni ultra liberiste statunitensi – e quindi globali – abbiano costruito nel tempo il senso comune individualistico, competitivo e credulone attraverso un preciso e organizzato attacco ideologico contro il concetto di pubblico, solidale e critico, a cominciare dall’attacco alla funzione regolativa dello Stato in economia e alla messa in campo politiche pubbliche redistributive, con la scientifica occupazione di tutti i luoghi in cui si produce l’immaginario collettivo. “L’attacco allo stato – scrive D’Eramo – si dispiegò attraverso migliaia di trasmissioni tv, programmi radio, articoli, tutti abbondantemente foraggiati dalle fondazioni conservatrici e alimentati dai loro think tanks che si specializzarono nel finanziamento di libri a metà strada tra il trattato accademico e il pamphlet ideologico. Non c’è testo che abbia influito sul dibattito politico statunitense dietro cui non si scopra il generoso sostegno delle fondazioni”. Oltre ad essere stata condotta e vinta in questo modo – culturalmente e politicamente – la lotta delle classi dominanti contro la classi subalterne, il venir meno del “principio speranza” in un altro mondo possibile, attraverso l’impegno politico, ha favorito il rifugiarsi degli sconfitti nelle fughe delle realtà e nel sonno della ragione. Lo spiega bene anche Donatella Di Cesare ne “Il complotto al potere” (Einaudi, 2021): “proprio la liquidazione aprioristica di ogni alternativa, tacciata di deriva autoritaria, o percepita come illusione chimerica, apre le porte alla compensazione fantasmatica del risentito che, con un colpo di bacchetta magica, immagina di dominare i dominatori”.

Se poi entriamo nel campo della costruzione a tavolino di casus belli per legittimare le nuove guerre – elemento essenziale del dominio neo liberale del pianeta – per esempio l’aggressione a freddo all’Iraq nel 2003, abbiamo esempi da manuale di manipolazione della verità che, da sempre, è la prima vittima di ogni guerra. Come spiega ancora Donatella Di Cesare, “se ci sono complottisti è perché ci sono complotti. Un caso eclatante è quello accaduto all’indomani dell’11 settembre 2001, quando la più prestigiosa democrazia del mondo, per legittimare il proprio intervento in Iraq, altrimenti del tutto illegittimo, dichiarò che Saddam Hussein deteneva <<armi di distruzione di massa>> e tentò perfino di addurre prove e documenti. Era quella la <<parola ufficiale>> dell’amministrazione americana, contraddetta e sconfessata in seguito dalla mancanza di riscontro. Dinanzi a esempi del genere come dare torto a chi sospetta dell’astuzia dei potenti che, mentre coprono oculatamente le proprie turpitudini, impongono ad altri l’etichetta di <<complottisti>>?” E, inoltre, additano a nemico pubblico numero e perseguitano senza tregua chi prova a dis/velare che cosa sia davvero la violenza criminale della guerra, ancorché “illegittima”, come accaduto a Chelsea Menning per aver passato alla piattaforma WikiLeaks file segreti e come sta accadendo a Julian Aggange, che rischia 175 anni di carcere negli USA, per aver mostrato come le vittime civili non siano state “effetti collaterali” – secondo la vulgata ufficiale – ma spesso bersagli deliberati della guerre in Afghanistan ed in Iraq (vedi Stefania Maurizi, Il potere segreto, chiarelettere 2021).

Non dimentichiamo ancora, che, all’interno e in relazione agli scenari internazionali, tutta la storia recente del nostro Paese – dalla strage del primo Maggio a Portella della ginestra del 1947 alla trappola del G8 di Genova del 2001 – è stata attraversata da complotti, misteri e depistaggi: tentativi di colpi di stato, stragi, omicidi eccellenti, abbattimenti di aerei, collusioni tra Stato e mafia, servizi segreti e massonerie (deviati e no), infiltrazione della ‘ndrangheta in tutti i luoghi del potere, abuso dei poteri di polizia, con processi aperti da decenni… che hanno fatto la fortuna di ottimi programmi di approfondimento giornalistico d’inchiesta da “La notte della Repubblica”, di Sergio Zavoli a ”Blu notte” di Carlo Lucarelli, che i più giovani dovrebbero cercare in rete e guardare, prendendo appunti, per comprendere la lunga e tormentata genesi della realtà attuale.

Certo, tra complotti reali e complotti immaginari, il rischio vero è l’incapacità di distinguere e di orientarsi tra le autentiche e documentate manipolazioni della veritàviolenze culturali che legittimano le violenze strutturali neoliberiste e le violenze dirette delle guerre – e le irrazionali fobie congiuriste che rischiano di favorire l’addensarsi della cortina fumogena che finisce con l’avvolgere anche l’esercizio legittimo del pensiero critico, favorendo l’avanzare di quella “notte nera in cui tutte le vacche sono nere” (per citare indegnamente il vecchio Hegel). Inoltre, che nel nostro paese l’irrazionale “pensiero magico” sia così diffuso come rileva il Censis non è un caso se – in aggiunta a quanto scritto sopra e come attestano da anni i dati Eurostat – siamo ultimi in Europa per numero di laureati (e per investimento sulla ricerca) e primi per numero di cacciabombardieri F35; tra gli ultimi per investimenti nell’istruzione e la cultura e tra i primi per spese militari; primi con uno scarto di oltre dieci punti per giovani neet (ragazzi che non studiano, non si formano e non lavorano) ma primi anche per testate nucleari USA sul territorio europeo… Del resto, infine, lo stesso continuo preparare le guerre, finanziandone in maniera crescente la realizzazione, anno dopo anno, attraverso i trend delle spese militari globali (come documenta il SIPRI) e nazionali (come documenta l’Osservatorio sulle spese militari italiane) – sperando che questo garantisca futuri di pace, non è anch'esso un radicale affidamento collettivo al sonno della ragione ed una “fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico”, come dovrebbero aver insegnato millenni di storia (se questa avesse scolari)?

Il sonno della ragione genera sempre mostri, come illustrava già qualche secolo fa Francisco Goya.

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