E' di ieri la notizia che della sospensione dei servizi di ricovero per anziani e disabili psichici nelle case di riposo di Catania.
Catania è un Comune in dissesto.
Era una strada obbligata, l'unica che chi guida Palazzo degli Elefanti, sede del Comune, poteva intraprendere. Il risultato delle folli "gestioni precedenti" ma non un caso unico, anzi, il numero delle amministrazioni che ha dovuto dichiarare dissesto è in crescita. Ma Catania è una grande città, oltre 300000 persone e tutto è più difficile.
Il dissesto non aveva fermato l'intraprendenza dell'amministrazione, impegnata ricucire un legame con la cittadinanza, un senso di comunità e partecipazione di cui andar fieri. E quindi grande dialogo con le forze produttive e sociali, una strada in salita ma nel segno della speranza. Prima di tutto quella di un'apertura del Governo nazionale per evitare, specie nel campo dei servizi sociali, che a pagare fossero gli ultimi,
E invece così è, così è stato.
Secondo l'articolo che vi riporto ( https://catania.livesicilia.it/2019/05/06/emergenza-sociale-catania-sospesa-assistenza-anziani-e-disabili_495673/) i servizi sospesi riguardano 400 alunni disabili, 300 disabili ospitati nei centri riabilitativi e 230 anziani.
Un comparto, quello dei servizi alla persona, che con questa vicenda rischia di scoppiare e produrre altra disoccupazione (siamo già c.a. al 40%).
Ecco i più fragili investiti da questo treno. Chi avrebbe bisogno di cure e nonostante ne abbia tutto il diritto non può permettersele…e chi vorrebbe prendersi cura…che non avrà più la possibilità di farlo.
Catania ha storicamente tra i modelli di welfare più interessanti del meridione, ci sono imprese sociali innovative e agili che hanno operato ricerca e sperimentazione con un contenimento incredibile dei costi (a Catania l'assistenza ai più svantaggiati costa quasi la metà di Roma, 55 euro contro 95) e che oggi chiedono e richiedono attenzione (questo uno dei casi www.solco.coop/articolo.php?a=4015 ) . Gli sforzi non sono stati sufficienti e oltre 1000 persone e le loro famiglie dovranno fare i conti con un vuoto di assistenza e le imprese con una possibile chiusura.
Ecco come i numeri schiacciano le persone.
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