Formazione

L’ex arbitro Braschi avverte. Paperoni del calcio ora tirate la cinghia

Il dg del Siena ha conosciuto da dentro le follie del pallone: "ora basta! Si cambia: spazio ai giovani".

di Nicola Calzaretta

“La crisi c?è, si vede e si sente, ma chiedere soldi allo Stato, questo proprio no! Il bubbone più evidente è il monte ingaggi? E allora la soluzione più logica è quella di ridurlo, a cominciare dai calciatori e dagli allenatori”, il ragionamento non fa una grinza, ma a farlo non è il classico intellettuale moralista, ma uno che in campo ci ha passato la carriera, giubba nera addosso e fischietto in bocca. Oggi, Stefano Braschi da Prato ha 45 anni e, dopo 100 partite dirette in seria A, una finale di Coppa delle coppe e di Champions League in bacheca fa il direttore generale del Siena in serie B. «Vivo quest?avventura con entusiasmo», confida. «Il progetto prevede di risanare la società con una chiara politica di bilancio: si spende solo se ci sono i soldi». Tutto qui? «No. Poi ci sono i giovani. A Siena va ricostituito il settore giovanile e vanno riallacciati i rapporti con le piccole società di provincia. Per questo stiamo attivando una fitta rete di osservatori. Il problema sono i costi. Ma se valutiamo il tutto in termini d?investimento, la prospettiva cambia. Chiaro che si deve aver pazienza, ma io sono convinto che qualcosa di buono si comincerà a vedere». Con i giovani, però, non sempre si riesce a raggiungere il risultato sperato. «Il rischio c?è. Difatti l?altra strada che intendiamo percorrere è quella che porta all?ingaggio di giocatori già affermati disposti ad abbracciare il nostro progetto che richiede sacrifici e stipendi bassi». A Siena si cambia, dunque, ma è tempo di doverose trasformazioni per l?intero mondo del calcio. «è così», continua, «nessuno ormai può far finta di niente. Da ora in avanti gli stipendi dovranno essere ridotti e in quest?ottica ben vengano i contratti a premio. Poi c?è la necessità di rendere più seri e veritieri i controlli sui bilanci delle società. L?assurdo, anche in questo caso, è che pur essendoci delle regole, queste non sono quasi mai state rispettate. Allora dico: tolleranza zero per chi non rispetta le regole e se qualcuno vuole fare il passo più lungo della gamba, che garantisca le operazioni con il capitale proprio. Penso che allora molta di quella leggerezza che abbiamo visto negli ultimi tempi svanirebbe come d?incanto». E infine aggiunge: «Siamo alla svolta, ormai. La speranza è che si svolti nella direzione giusta: il calcio ha bisogno di una moralizzazione. Non penso che si possa andare avanti solo con i valori della Borsa».


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