Formazione

2000, i boia senza lavoro

Dal Parlamento italiano a quello europeo: l’impegno politico dei Quindici, uniti forse per la prima volta, ha gettato le basi per l’importante decisione.

di Federico Cella

Un uomo quando uccide un altro uomo diventa un assassino, ma rimane sempre un uomo. Uno Stato quando uccide questo uomo rimane sempre uno Stato, ma cosa diventa? Nel corso del 1997, in tutto il mondo, la vendetta di stato si è abbattuta su almeno 2.607 uomini (dati ufficiali, dunque inferiori alla realtà); i dati riferiti al ?98 non sono ancora disponibili, ma non dovrebbero distaccarsi troppo da quelli precedenti. Ma la lista dei Paesi abolizionisti della pena di morte diventa con gli anni sempre più lunga, e i movimenti di sensibilizzazione stanno sempre più radicandosi anche nelle realtà più intransigenti (la posizione abolizionista di Mario Cuomo, cui è costata la poltrona di governatore dello stato di New York, ne è un chiaro esempio). E così, sulla strada che porta al 2000 stanno affiorando sempre più segnali di speranza per coloro che hanno a cuore i diritti umani. Un passo importante come la moratoria sulle condanne a morte in tutto il mondo potrebbe essere finalmente compiuto, grazie anche alla spinta per una volta concorde della Comunità europea. Passaggio necessario, seppur non ancora sufficiente, per arrivare all?abolizione totale di questo ?atto di giustizia?. Il movimento politico e sociale che potrebbe portare a questo traguardo ha preso avvio in Italia, patria di Cesare Beccaria: nel 1994 una cordata trasversale del Parlamento portò alla presentazione davanti alle Nazioni Unite di una risoluzione per la moratoria. La proposta non ottenne la maggioranza, ma nel ?97 la risoluzione passò presso l?apposita Commissione Onu di Ginevra, e la pena di morte, per la prima volta, venne riconosciuta come una violazione dei diritti umani. Nel settembre dello scorso anno, quindi, il passaggio fondamentale: i Quindici hanno deciso all?unanimità di portare avanti in sede internazionale la risoluzione di moratoria. Con due importanti novità: la messa al bando delle esecuzioni verso detenuti che avevano commesso il crimine ancora minorenni; l?impossibilità di concedere l?estradizione a un detenuto passibile di pena capitale in un Paese che mantiene la pratica. Una forte presa di posizione del Consiglio d?Europa, dunque, alle sue prime esperienze in fatto di battaglie comuni, che ha già portato a risultati concreti, come l?applicazione della moratoria in Russia e Ucraina (in quanto passaggio imprescindibile per un futuro ingresso nell?Unione), e a una generale diminuzione delle sentenze e delle esecuzioni in tutto il mondo. Il prossimo appuntamento si compirà il 28 aprile a Ginevra, nuovamente davanti alla Commissione per i Diritti Umani: «Sulla carta il numero dei Paesi d?accordo con la mozione di moratoria dovrebbe essere maggioritario», ci spiega con giustificato ottimismo Alessandra Filograno di Nessuno Tocchi Caino (ulteriori notizie al sito: www.nessunotocchicaino.it/). «Per cui ci si può sbilanciare, dicendo che al 99 per cento la moratoria mondiale diventerà una realtà. Il dubbio principale resta legato agli Stati Uniti che, come spesso accade, potrebbero sentirsi al di sopra delle direttive dell?Onu. Ma bisogna anche riscontrare come negli Usa stia sempre più crescendo l?imbarazzo per il mantenimento di questa pratica, che li vede inevitabilmente accostati a Paesi storicamente ?nemici? come Iran e Iraq». Italia-Usa, quindi: il treno dell?abolizione sempre più spesso percorre questi binari. Nel nostro Paese sorgono spontaneamente comitati a difesa di singoli condannati a morte. Gruppi anche piccoli che, da marzo ?97, possono contare sul coordinamento della sezione italiana della Coalizione contro la pena di morte negli Stati Uniti (www.argosid.it/associazioni/coalit/). «Ormai negli Usa ci odiano», scherza Michela Mancini, coordinatrice della Coalizione. «Ma i nostri frequenti viaggi nelle carceri di quel Paese sono davvero importanti, perché noi facciamo rumore e il mantenimento della pena di morte negli Stati Uniti dipende soprattutto dalla mancanza d?informazione fra la gente: quando l?anno scorso io e mio marito Giancarlo abbiamo accompagnato Joe Kannon fino al lettino per l?iniezione letale, nei telegiornali americani non si è vista traccia di questi due italiani pazzi che si battevano per un diritto in un Paese che non era il loro». Una cultura abolizionista e un ruolo riconosciuto di avanguardia del nostro Paese che si trovano in contraddizione con un recente sondaggio effettuato dalla Doxa, secondo il quale ben il 47,8% degli italiani sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena capitale. «Ma anche questo è un caso di mancanza di una corretta informazione», commenta il dato Michela Mancini. «La gente va informata di come la pena di morte sia usata nei Paesi come strumento di gestione sociale, spesso anche a sfondo razzista. E soprattutto va fatta ragionare sull?enorme differenza che passa tra la vendetta personale e la giustizia dello Stato. Che ha sempre il dovere di difendere la vita di ogni suo figlio, sia anche di quello peggiore». Abolizionisti contro ?forcaioli?: 104 a 91 Più della metà dei Paesi nel mondo ha allo stato attuale abolito la pena di morte per legge o nella pratica: Paesi che hanno abolito la pena capitale per tutti i crimini 67 Paesi che l?hanno abolita salvo che per crimini eccezionali (crimini di guerra, p.e.) 14 Paesi che si considerano abolizionisti di fatto (non ci sono esecuzioni da almeno dieci anni) 23 Totale dei Paesi che hanno abolito la pena 104 91 i Paesi che mantengono e usano la pena di morte: Afghanistan, Algeria, Antigua e Barbuda, Armenia, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Bielorussia, Belize, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Ciad, Cile, Cina, Isole Comore, Congo, Cuba, Dominica, Egitto, Guinea equatoriale, Eritrea, Etiopia, Gabon, Ghana, Guatemala, Guinea, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giamaica, Giappone, Giordania, Kazakistan, Kenya, Corea del Nord, Corea del Sud, Kuwait, Kirghizistan, Laos, Lettonia, Libano, Lesotho, Liberia, Libia, Malawi, Malesia, Mauritania, Mongolia, Marocco, Birmania, Nigeria, Oman, Pakistan, Palestina, Filippine, Qatar, Russia, Ruanda, Saint Christopher e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Arabia Saudita, Sierra Leone, Singapore, Somalia, Sudan, Swaziland, Siria, Taiwan, Tagikistan, Tanzania, Thailandia, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turkmenistan, Uganda, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti d?America, Uzbekistan, Vietnam, Yemen, Jugoslavia, Zambia, Zimbabwe. Nel ?97 4.364 sentenze capitali Dal 1990 più di 25 Paesi hanno abolito la pena di morte per i crimini ordinari o per tutti. Tra questi: Sudafrica, Angola, Cambogia, Nuova Zelanda e gli europei Azerbaigian, Bulgaria, Estonia, Georgia, Grecia, Lituania, Moldova, Polonia, Romania e Spagna. Sentenze di morte ed esecuzioni (anno ?97) Esecuzioni di cui si è avuto notizia, a opera di 40 Paesi: 2.607 1.876 in Cina, 143 in Iran, 122 in Arabia Saudita e 74 negli Usa (l?85% di tutte le esecuzioni) Condanne a morte di cui si è avuto notizia, sentenziate in 69 Paesi: 4.364 Paesi che dal 1990 hanno eseguito condanne a morte su detenuti che avevano commesso il crimine prima della maggiore età : 6: Iran, Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita, Yemen e Usa Esecuzioni di minori compiute negli Usa dal ?90 a oggi, 10 (il numero più alto a livello mondiale) In Canada, nel 1975, un anno prima dell?abolizione, il tasso di omicidi per 100 mila abitanti era del 3,09; cinque anni dopo il tasso era sceso al 2,41, mentre nel ?93 è arrivato al 2,19 (cioè del 27% inferiore al 1975).


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