Scrivo di una morte per celebrare la vita, non per rattristarmi.
Si potrebbe dire tanto di Ennio Morricone e molto probabilmente cadrei nel banale e nel retorico. Ve lo risparmio.
Per questo motivo vorrei focalizzarmi su un brano che, secondo il parere di un piccolo fruitore musicale, rappresenta la composizione più forte e attuale che sia mai stata creata.
Il brano in questione si intitola "Voci dal Silenzio" e fu composto per commemorare le vittime delle Torri Gemelle. L’esecuzione più potente fu realizzata in seguito, nel 2007 per l’esattezza, in un concerto unico nel suo genere presso l'ONU.
Il testo che fu scelto per accompagnare questo brano è la poesia "Dove termina l'arcobaleno" del poeta di colore sudafricano Richard Rive. Il perché di questa scelta, Morricone lo ha spiegato in più di una occasione e il motivo semplice e chiaro non è musicale ma lessicale. Infatti, nel testo ricorreva numerose volte la parola “fratello”.
DOVE TERMINA L’ARCOBALENO
Dove termina l'arcobaleno
Deve esserci un luogo, fratello,
Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,
E noi canteremo insieme, fratello,
Tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono,
Sarà una canzone triste, fratello,
Perché non sappiamo come fa,
Ed è difficile da imparare,
Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello,
Ed è musica quella che canteremo
Dove termina l'arcobaleno.
In Italia ci siamo sentiti tutti un po’ più “fratelli e sorelle” in questa emergenza e un po’ meno per quello che è accaduto in alcuni Paesi e durante le recenti proteste Black Live Matter.
Credo però che in ognuno di noi ci sia una grande vena di ipocrisia. Mi spiego meglio.
Ci stringiamo intorno, stretti fino a soffocare, davanti ai grandi eventi che accadono e ci scorrono davanti a noi (vicini o distanti è uguale) ma non portiamo quell’insegnamento nelle nostre vite quotidiane.
Se riuscissimo a considerarci più fratelli e sorelle, con meno rabbia e manie di protagonismo, non saremmo solo dei bravi e buoni “chirichetti” ma noi in primis e la comunità intera ne gioverebbe. Un clima collaborativo garantisce idee, innovazione e una capacità di adattamento neanche immaginabile a livello individuale.
Affidiamoci alla musica. Affidiamoci ai poeti che meglio di chiunque altro riescono a sintetizzare stati d’animo che nelle nostre vite personali e lavorative non riusciamo a decifrare.
Ho molti dubbi e poche certezze e una queste è che il mondo della musica e la musica stessa, hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nelle proteste civili, divenendo dei veri e propri inni.
Oltre a Morricone non è la prima volta che un brano viene preso come riferimento culturale. Pensiamo all’intramontabile We shall overcame, oppure a Freedom di Beyoncé e a Alright di Kendrick Lamar.
Ricordiamoci la storia di riscatto e liberazione di Sixto Rodriguez con Sugar Man, un’artista proveniente da una famiglia povera con padre immigrato messicano e madre nativa americana che ha ispirato milioni di persone a sua insaputa.
Caro ministro Franceschini, mi rivolgo direttamente a lei, che ha la possibilità di cambiare le cose in questa fase di transizione e paura (il vero “regalo” lasciato dal Coronavirus). Dalla paura si passa all'incertezza di tutte quelle attività legate al mondo della muica, dell'arte che in questi mesi estivi (quasi sicuramente) avranno delle perdite di bilancio dell'80%. Esistono migliaia di buone pratiche che non solo lottano e resistono per non chiudere ma che provano a proporre qualcosa di innovativo.
Accettiamo la sfida di aggiornare il comparto e non sostenere solo i grandi eventi o le attività tradizionali. Il lavoro del CTC – Centro Turistico Cooperativo o di startup come FairBnB.coop, sono solo un paio di esempi di come ci sia la volontà di cambiare l'offerta artistica e turistica.
Nel concreto, bisognerebbe sia prevedere un meccanismo di ammortamento di quelle perdite previste nel 2020, per almeno 3/5 esercizi successivi, che l'eliminazione del tetto di 5 milioni di euro per il credito di Imposta per gli affitti dell’intero settore culturale.
Insomma, provi ad aumentare il dialogo con queste realtà, coinvolga giovani e meno giovani per capire di quale innovazione stiamo parlando e ci dia la possibilità di fruire dell’arte di stare insieme e di farci ispirare dalla musica e dalla bellezza, magari, iniziando proprio con un tributo collettivo al Maestro Morricone.
Perché solo con la bellezza e con la fratellanza potremmo ripartire.
Buon viaggio Maestro.
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