Non profit

Le finalità del dono

di Bernardino Casadei

Il dono è l’atto di libertà per antonomasia. Esso non solo non può dipendere da un dovere giuridico, ma neppure da un obbligo sociale, tant’è che l’art. 770 del nostro codice civile dice espressamente che “Non costituisce donazione la liberalità che si suole fare […] in conformità agli usi”. In pratica, questo significa che i regali di Natale sono sicuramente atti di liberalità, in quanto nessuno può obbligarci a farli, ma non sono donazioni, perché dipendono in gran parte da una convenzione sociale e quindi non si tratta di un atto veramente libero.

Proprio perché il dono è libero, esso è anche gratuito. Questo non significa che il dono sia fine a se stesso, come è stato a volte interpretato dal pensiero moderno, arrivando alla conclusione dell’impossibilità del dono (Jacques Deridda, Donare il Tempo. La moneta falsa). Il dono è un contratto, una forma di scambio che porta necessariamente con sé speranze e aspettative. Specificità del dono non è dunque quella di non avere finalità che vadano oltre l’atto di donazione, ma piuttosto di perseguire questi obiettivi accettando un rischio e scommettendo sulla libertà dell’altro, nella consapevolezza che l’altro non solo potrebbe rifiutare il dono, cosa che è sempre possibile in ogni forma di scambio di diritto privato, ma potrebbe anche, una volta ricevuta la donazione, decidere di non contraccambiare, interrompendo così la catena del dono, senza subire alcuna conseguenza, se non l’eventuale perdita di fiducia da parte del donante.

Queste premesse indicano chiaramente come il dono possa rivelarsi un’interessante modalità per perseguire una pluralità di obiettivi. Fra questi ve ne sono sette che, per le loro conseguenze, potrebbero meritare una particolare attenzione:

  1. testimoniare la propria umanità;
  2. manifestare il proprio essere cittadini;
  3. condividere valori;
  4. sviluppare relazioni;
  5. lasciare un ricordo;
  6. assistere i propri cari;
  7. assicurare il proprio futuro.

Il dono è ciò che rende umano l’umano. Esso infatti permette alla persona di testimoniare concretamente ciò che la distingue da ogni altro essere, ossia la libertà: la capacità di fare ciò che è giusto non perché costretti da una norma positiva o da varie forme di pressione sociale, ma semplicemente perché lo si vuole fare. Attraverso un simile atto è possibile dare un senso al proprio agire e vivere quelle emozioni autentiche di cui tutti sentiamo un crescente bisogno e che il solo benessere materiale difficilmente può soddisfare.

Attraverso il dono è anche possibile dare un contributo concreto alla definizione e realizzazione del bene comune, cosa che è sempre più complicato perseguire attraverso l’elettorato, sia esso passivo o attivo. Il dono infatti ci permette di mobilitare risorse con cui realizzare cambiamenti sociali che riteniamo necessari per la nostra comunità. Il dono è, in ultima analisi, la principale fonte di energia che può mettere in moto quel principio di sussidiarietà introdotto nell’articolo 118 della costituzione il quale prevede “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale” e che rappresenta l’unica vera soluzione alla crisi presente.

In una società in cui tutto è strumentale e in cui è sempre più difficile condividere, soprattutto con le giovani generazioni, quei valori e principi che sono a fondamento della dignità umana, il dono può risultare una delle modalità più efficaci per conseguire tale scopo. La presenza di un atto libero, in grado di generare una catena di ulteriori atti liberi, può aiutarci a liberarci da quel cinismo condito di narcisismo che caratterizza la nostra società e permetterci di superare il rifiuto di chi vede in ogni affermazione di principio un puro artificio retorico, volto solo a nascondere la volontà di imporre il proprio dominio con la menzogna e con la frode.

L’uomo è un animale sociale, ma la società moderna si è costruita attorno alla finzione che gli individui siano, gli uni per gli altri, strumenti e ostacoli. Purtroppo nelle scienze sociali quello che si crede vero diventa vero nelle sue conseguenze e quella finzione si sta trasformando in realtà con conseguenze estremamente negative sia da un punto di vista economico: i costi della disgregazione sociale stanno crescendo in modo esponenziale, sia da un punto di vista umano; basti pensare alla diffusione dei problemi psicologici e dell’uso degli stupefacenti. Il dono, proprio perché fondato su un atto di fiducia che necessariamente considera l’altro come un fine e mai unicamente come un mezzo è sempre stato, sin dalla preistoria, la modalità più efficace che l’essere umano abbia mai utilizzato per creare e coltivare le relazioni personali.

Ognuno di noi sente poi l’esigenza di lasciare un segno, di fare qualcosa per cui possa essere ricordato, anche quando non ci sarà più. Una delle modalità particolarmente efficace per conseguire tale obiettivo consiste nell’utilizzare una parte del patrimonio accumulato durante la propria vita per creare un fondo filantropico i cui frutti possano essere destinati al perseguimento di specifici obiettivi d’utilità sociale. Un tempo questo obiettivo poteva essere perseguito solo costituendo una propria fondazione, cosa che però era riservata solo ai ricchissimi, in quanto implica la mobilitazione di patrimoni molto consistenti (nella situazione attuale non meno di 5/10 milioni di euro). Oggi, invece, grazie all’intermediazione filantropica, è possibile conseguire gli stessi obiettivi, anche con risorse ridotte, a costi molto inferiori e con maggiori garanzie.

I progressi della medicina, l’allungarsi della speranza di vita, la diffusione del benessere materiale hanno aumentato in maniera esponenziale il numero delle persone che hanno bisogno di cure e di forme di assistenza sempre più costose e sofisticate. L’introduzione della Legge sul Dopo di Noi ha sancito la possibilità di costituire, presso intermediari filantropici, fondi finalizzati ad assistere singole persone svantaggiate. Questa opportunità, oltre a permettere di usufruire di notevoli vantaggi fiscali, si sta rivelando uno strumento particolarmente efficace per gestire situazioni oggettivamente molto complesse spesso caratterizzate da un alto grado di aleatorietà.

Infine il dono può aiutarci ad assicurarci futuro migliore, anche da un punto di vista puramente materiale. Basti pensare a chi dona per la ricerca medica nella speranza che, se dovesse ammalarsi, potrà essere curato meglio o all’impresa che sostiene quei cambiamenti sociali che sono necessari alla sua sostenibilità di lungo periodo o che promuove la creazione di fondi alimentati dalle proprie donazioni e da quelle dei propri dipendenti con l’obiettivo di accumulare risorse per assistere coloro che dovessero trovarsi in difficoltà o anche chi crea un fondo filantropico con il vincolo che, in caso di necessità, tali risorse possano essere utilizzate per far fronte alle sue personali esigenze. Per tutti costoro il dono diventa una modalità fiscalmente efficace per conseguire un cambiamento sociale di cui potrebbero essere essi stessi i beneficiari.

La creazione di un’infrastruttura sociale che abbia come fine quello di aiutare le persone a donare diventa quindi una priorità per tutte quelle comunità che vogliono svilupparsi da un punto di vista umano, politico, economico e sociale. Non si tratta quindi solo di perseguire una crescita morale e civile come potrebbe pensare chi osserva il dono esclusivamente da un punto di vista morale, ma anche di creare le condizioni affinché la nostra comunità possa realmente prosperare. Contribuire alla creazione di una simile infrastruttura può quindi rivelarsi una scelta strategica di grande importanza, perché in grado di stabilire i presupposti per conseguire quei cambiamenti sociali di cui tutti sentiamo l’esigenza, ma che, malgrado i tanti proclami, stentano a concretizzarsi.

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