Sostenibilità

Muro contro muro su elettrosmog e antenne Umts

Quest'estate sono stati emanati due provvedimenti che vengono aspramente contrastate dalle associazioni ambientaliste.

di Benedetta Verrini

La lotta all?inquinamento elettromagnetico sta vivendo una difficile estate. Due provvedimenti preoccupano ambientalisti, enti locali e comitati di cittadini: la bozza di decreti che fissa i ?valori di precauzione? all?elettrosmog, e il decreto legislativo che dà il via libera all?installazione della rete dei cellulari Umts (40 mila nuove antenne). «Sono stati compromessi i diritti alla salvaguardia dell?ambiente e al rispetto dell?urbanistica, e sono in pericolo le precauzioni per la salute dei cittadini» avverte Lucia Fazzo, responsabile scientifico di Legambiente.

Il 2 agosto scorso il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo a un ulteriore tassello della Legge obiettivo (l. 443/2001). Si tratta del decreto legislativo (predisposto dal ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri) per ?accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni strategiche per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese?. Di fatto, è il disco verde all?impianto di 40 mila nuove antenne per la realizzazione della rete di cellulari di ultima generazione, gli Umts. «Questo provvedimento contiene aspetti inaccettabili sia dal punto di vista strettamente urbanistico che da quello ambientale» dice la Fazzo. «In pratica, scavalca tutte le norme che la nostra Costituzione ha riconosciuto a Regioni e Comuni in campo di pianificazione urbanistica. Attraverso un meccanismo di semplificazione che scardina tutte le vecchie procedure e che, in caso di opposizione degli enti locali, lascia l?ultima parola alla Presidenza del Consiglio, questo decreto rimuove tutte le misure a salvaguardia della sostenibilità delle opere».

Antenna ?libera?
Il decreto Gasparri, infatti, elimina l?obbligo di concessione edilizia: per le antenne dei cellulari con potenza inferiore ai 20 watt basterà una denuncia di ?inizio attività?. Per gli altri casi, una semplice richiesta di autorizzazione sottoposta al silenzio-assenso: se entro 60 giorni il comune non risponde, il gestore ha il via libera. In caso di contrarietà del comune all?installazione, decide un?apposita ?conferenza di servizi? (a cui partecipano gli enti locali interessati, Asl e sovrintendenze). Questo organismo decide a maggioranza, ma in caso di dissenso delle amministrazioni che tutelano la salute, l?ambiente o il patrimonio artistico la decisione finale è rimessa alla Presidenza del consiglio. «Alcune Regioni stanno valutando i profili di anticostituzionalità della norma» spiega Lucia Fazzo. «Ma c?è ben di più: l?articolo 10 del decreto invade il diritto di proprietà. Stabilisce che se un privato si oppone all?installazione di un?antenna, ad esempio nel giardino o sul tetto del proprio palazzo, il gestore può agire contro di lui in giudizio. Ora molti cittadini, che in passato hanno ricevuto una richiesta da un gestore, temono di vedersi installare l?antenna contro la loro volontà». Tutto questo, secondo la responsabile Legambiente, «invece di semplificare, finirà per complicare enormemente la vita a tutti: ai cittadini, ai comuni e persino agli stessi gestori, con un notevole allungamento dei tempi». Legambiente, insieme al coordinamento di associazioni Alce e al neonato Osservatorio Nazionale contro l?Elettrosmog, promette un settembre denso di campagne informative e iniziative giuridiche.

Limiti troppo ampi
Un secondo fronte di battaglia si gioca sui due discussi decreti con i limiti per le emissioni degli elettrodotti, ancora in fase di approvazione, previsti dalla legge quadro n.36 del 2001. Questi provvedimenti attendono i pareri, peraltro non vincolanti, della Conferenza unificata Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari competenti.
Il comitato interministeriale (composto dal ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, dal ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri e da quello della Salute, Girolamo Sirchia) che si è riunito lo scorso 2 agosto, ha stabilito come soglia di ?attenzione? il valore di 10 microtesla per i vecchi elettrodotti in prossimità di edifici frequentati per almeno 4 ore al giorno, e il valore di 3 microtesla, come ?obiettivo di qualità?, per tutti gli impianti di nuova realizzazione.
«Sono limiti inaccettabili. Nemmeno la commissione nominata dall’ex ministro Veronesi – non certo un fautore dei rischi legati all’elettrosmog – aveva indicato valori così alti» spiega Lucia Fazzo. «L?Agenzia internazionale ricerche sul cancro ha sottolineato da tempo, nei suoi studi, che esposizioni prolungate a campi elettromagnetici sopra i 0,4 microtesla producono rischi di raddoppiamento di casi delle leucemie infantili. Da dove vengono, dunque, questi limiti ben più ampi fissati dai ministri? Ce lo domandiamo con ansia. E ci auguriamo che i pareri delle commissioni parlamentari e della Conferenza unificata facciano abbassare il tiro al governo, altrimenti parlare di principi di precauzione sulla salute dei cittadini non ha alcun senso».

Info:
Legambiente
Elettrosmog
Ministero dell’Ambiente

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