Formazione

Stanca; Johannesburg sarà un flop

In un'intervista a Il Giornale, il ministro per l'innovazione tecnologica spiega i suoi perch

di Paolo Manzo

Lucio Stanca è pessimista sui risultati che raggiungerà il summit di Johannesburg. In una intervista a ”Il Giornale”, il ministro per l’Innovazione tecnologica spiega perché, a suo parere, i lavori del vertice rischiano di approdare a ben poco.

”A causa della oggettiva difficoltà di raggiungere un accordo planetario di tanti paesi su tanti argomenti -osserva Stanca- perché, vorrei ricordare, a Johannesburg non si parla soltanto di ambiente, ma anche di trasferimento di tecnologie, argomento questo che mi sta particolarmente a cuore, di lotta alla povertà e di altri temi.

Ed è irrealistico pensare, o sperare, che tutti i paesi rappresentati nell’Onu possano trovare un accordo. Più che di scetticismo, parlerei di realismo, ma il realismo mi dice che si possono fare molti progressi”. Per Stanca, l’importante è che si dia luogo a concrete iniziative di partenariato.

Secondo il ministro dell’Innovazione tecnologica, il presupposto di queste iniziative non deve esere quello dell’assistenza pura e semplice, ”bensì creare le condizioni di un processo di sviluppo”. ”Come ricorda spesso il presidente Berlusconi, non ci si deve limitare a dare un pesce a chi ha fame, ma bisogna insegnargli a pescare”.

Riguardo alle critiche mosse dai Verdi nei giorni scorsi, per Stanca avrebbero fatto meglio ad aspettare invece di parlare prima del dovuto. ”A me sembra giusto che un capo di governo ci pensi sù prima di prendere una decisione del genre. E nessuno può accusare questo governo di scarsa sensibilità: noi -ricorda Stanca- abbiamo cancellato o riconvertito debiti, proponiamo la De-tax, ‘tuteliamo’ cinque paesi. Non ci tiriamo indietro, insomma, andiamo avanti”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.