Cultura

Camminare fa pena

di Maria Chiara Roti

Conversazione con Isabella Zuliani dell'associazione Lunghi Cammini.
Isabella è una di quelle persone che incroci in cammino e senti forte il desiderio di approfondire le prime parole scambiate. È una camminatrice e ha un sogno.
Isabella conosce Bernard Olivier un noto giornalista francese, leggendo un articolo su un giornale e poi di persona ad un festival a Monteriggioni.
Bernard Olivier era già un personaggio piuttosto noto in Francia: giornalista esperto di finanza scrittore e camminatore.
Arriva in Italia dopo aver scritto e pubblicato con successo i suoi diari su un lungo cammino, la via della seta, 12 mila km percorsi in tre momenti. Ma quello che più gli stava a cuore nell’incontro col pubblico era raccontare l’esperienza di Seuil, la soglia.

Bernard a 60 anni va in pensione e nello stesso periodo perde la moglie. Una grave depressione lo avvolge e un amico gli consiglia di andare a camminare.
Sceglie il cammino per eccellenza, Santiago. Camminando capisce subito di stare meglio, che il cammino è terapeutico e viene a sapere che stanno percorrendo la strada due ragazzi belgi, due delinquenti che stanno scontando una pena.
Incuriosito, li cerca ma non li trova: i belgi campeggiano, lui invece va in ostello.
Viene a sapere che un giudice del loro paese gli aveva proposto: la marcia o la prigione!
Poco importa se non li trova: è l’unione dei due elementi del cammino e della pena che accendono la lampadina e il sogno: camminare sarebbe stata una esperienza rivoluzionaria e terapeutica per gli adolescenti in difficoltà.
Al rientro in Francia incontra un giudice amico che gli dà fiducia e inizia l’esperienza della soglia: il punto di ingresso tra chi sei e chi decidi di conoscere (te stesso, dentro), facendo quel passo.
Oggi l’associazione Seul ha in attivo oltre 250 esperienze di cammino di adolescenti di tre mesi ciascuna – senza telefono e senza musica – e le statistiche mostrano che chi fa questo percorso ha il 95% di probabilità di concludere positivamente un progetto di reinserimento, contro chi invece fa una normale detenzione che ha il 75% di recidiva.
Questa idea risuona a Isabella e scopre che in Italia questa esperienza non era mai avvenuta.
Incontra L’ ufficio degli operatori sociali dei minori del penale, in particolare Laura Rebesco dell‘USM di Venezia che le dà fiducia e vede possibile questa esperienza nel quadro della messa alla prova.
Ad oggi sono quattro i giovani in Italia che hanno fatto questa esperienza di cammino come messa alla prova, tre mesi di lungo cammino accompagnati da un educatore.
Isabella porta avanti il suo progetto con determinazione: continua la ricerca di fondi e l’attività di sensibilizzazione presso il Ministero di Giustizia e i Tribunali minorili a questa nuova forma educativa e riparativa.
Ogni borsa di viaggio costa 30mila euro e include i costi del giovane e del suo tutor accompagnatore.

Dimmi un aneddoto Isabella. ’Il tutor del cammino aveva dimenticato qualcosa di importante all’ostello e torna indietro, il ragazzo prosegue ma sa che chilometri aggiunti a chilometri pesano. È così lascia tracce sulla sabbia e incoraggiamenti a chi è lì per incoraggiarlo. ‘Guido sei stanco? Andiamo‘.
Molti di voi avranno visto sulla Rai ‘Boez andiamo via ‘un analogo progetto di cammino – in questo caso sulla via francigena – che ci fa capire come questa sia una possibile strada da percorrere per il terzo settore.

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