Politica

Draghi se ne va e il Paese è nudo. Memorandum per le elezioni

di Riccardo Bonacina

A segnare l’ultima ipocrisia di una politica ridotta a infimi trucchetti e a miserie procedurali senza neppure la capacità di mettere la faccia a fronte di scelte gravi per il Paese (vedi il nascondino di Salvini e Conte ieri) è arrivato l’applauso dell’intero emiciclo di Montecitorio questa mattina.

Non so quanto sincero, non so se dettato da un ultimo pentimento a fronte delle cattive notizie che già arrivano, l’impossibilità del decreto contro il caro bollette, la salita dello spreed, l’aumento dei tassi di interesse del nostro abnorme debito. E siamo solo all’inizio.

Certo gli applausi in piedi a Draghi dei ministri Giorgietti, Garavaglia, D’Inca, Dadone e Stefani dopo le facce scure e silenziose di nemmeno 24 ore prima, ci dicono che c’è del tragicamente farsesco nella piccolezza degli uomini politici italiani. Qualcuno ha avuto il coraggio di dissentire, vedi Gelmini e Brunetta, da una scelta sciagurata che espone un Paese già fragile a non avere un timoniere apprezzato dal Paese intero (non dal Palazzo) e dal mondo in uno dei momenti più terribili della recente storia, altri, come ad esempio Maurizio Lupi, sordo anche agli inviti dei vescovi italiani, no.

Avevamo un uomo che non aveva più hybris alcuna, che non costava nulla allo Stato non avendo voluto compenso per i suoi servizi, che copriva le spalle a un intero Paese con il prestigio dovuto a una carriera ormai compiuta, e qualche centinaio di uomini e donne senza arte né parte, se non quella del proprio piccolo interesse, lo hanno mandato a casa nonostante le elezioni fossero comunque vicine e senza, quindi permettergli di finire il lavoro (Pnrr che salterà per la disperazione di Sindaci e Governatori e le misure urgenti che i cittadini aspettavano su bollette e costi dell’energia, una finanziaria dignitosa).

Via Draghi il Paese è nudo e in balia delle tempeste in corso e il conto lo pagheranno i cittadini, noi. Perciò val la pena stilare un breve memo per le prossime elezioni.

Giorgia Meloni, l’hybris della borgatara della Garbatella, più furba che competente, cresciuta a pane e politica e dotata di tanta passione, deve ancora in gran parte svolgersi e non si sa dove la porterà. Al Governo, probabilissimamente, alla presidenza del Consiglio, forse. L’ambizione è così urticante che mette su un gran casino, “Democrazia in pericolo” e altre corbellerie simili, per invocare elezioni che in ogni caso si sarebbero svolte dopo sei mesi. Per usare un vocabolario a lei caro: all'erta! Voto 5

Matteo Salvini, da anni, più precisamente dall’estate 2019, non ne ha più azzeccata una (Papeete Beach, Presidenza della Repubblica) dilapidando una montagna di consensi. Nonostante Mario Draghi abbia iniziato ieri il suo intervento in Senato con questa frase (che nessuno ha sottolineato) “L'unità nazionale é alla base della legittimità democratica di questo governo", ha fatto presentare una mozione che chiedeva un nuovo Governo senza i 5 Stelle. Era perciò ovvio che era una mozione irricevibile da parte di Draghi. Ma tanto basta a questo politico pagliaccesco per dire che lui aveva offerto una possibile continuità nella discontinuità. Giochini irresponsabili buoni per i suoi sgherri e che bastano a lui, che non ci ha neppure messo la faccia. E ora via alle solite baggianate sugli immigrati tanto per far dimenticare che Il 6 marzo 2017 Matteo Salvini a Mosca siglava con Sergey Zheleznyak (responsabile esteri di “Russia Unita”, il partito di Putin) un patto tra la Lega e Russia Unita. Era ed è l’unico caso di accordo scritto siglato da un partito politico italiano con un partito straniero. Nel documento si parla di “partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana”. L’articolo 1 prevede che ‘le Parti si consulteranno e si scambieranno informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali…Ma Giorgetti che fa lì? Voto 2

Silvio Berlusconi, ormai un vecchio un po’ rincoglionito e con l’eloquio sempre più faticoso a cui basta accompagnarsi con una simil-gnocca (vedi on. Fascina) per essere contento, un po’ beota ma contento anche con simil-nozze. Significativo il video dell’incontro del centro-destra nella sua residenza Villa Grande, ma più che lui fanno pena gli altri protagonisti riuniti ad omaggiare un ex potente. Il partito ormai è retto dalla Renzulli e il centro-destra che pur è affiliato al Ppe nella mani dei populisti e sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia. Ma Lupi che ci fa lì? Voto 4

Giuseppe Conte, è notoriamente uno Zelig della politica, capace di varare i Decreti Sicurezza con Salvini e le primule per le vaccinazioni con Speranza. L’unico presidente del Consiglio che ha voluto tenersi per sé le deleghe ai Servizi segreti. Grillo (un altro sparitissimo) lo bollò così “non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”, e in effetti la sua gestione, contestata ad ogni curva, ne è la dimostrazione: un partito che in un solo mese alle amministrative ha preso poco più del 2% e che ha subito una scissione importante è un partito alla deriva. Non ce ne dispiace. Anche qui bisogna ricordare il rapporto particolare con Putin. Mel marzo 2020 una lunga telefonata tra il premier Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin diede il via all’impegno russo di aiutare l’Italia nella battaglia al Coronavirus. E domenica sera, all’aeroporto militare di Pratica di Mare, sono arrivati 9 aerei Ilyushin con forniture russe e 100 specialisti nella guerra batteriologica, uomini che le agenzie russe definiscono esperti nel settore che hanno lavorato nell’eliminazione dei focolai di peste suina africana, antrace, nei vaccini contro Ebola e contro la peste. Ma quali forniture esattamente ci hanno spedito i russi, e a che prezzo? Siglando l’accordo con la Russia, l’Italia aveva accettato di accollarsi gli oneri per l’arrivo dalla Russia di 123 addetti ai lavori, 7 mezzi tecnici e 12 interpreti “per poter assicurare la comunicazione immediata con gli esperti italiani”. Ma non è finita qui. Conte e Putin si erano messi d’accordo al telefono per garantire una serie di “voli speciali” dal 22 marzo al 15 aprile sulla rotta Sochi-Pratica di Mare-Sochi. Voli che sarebbero dovuti avvenire a condizioni ben precise. Come è stato possibile che uno tra i paesi fondatori dell'Unione europea fosse così permeabile all'ingerenza russa? Forse che nella stagione recente l'Italia è stata davvero il ventre molle per l'emersione del putinismo in Europa? Aspetti ancora da chiarire. Voto n. c.

Enrico Letta, “Alcuni tentano goffamente di togliere le impronte digitali alle armi che hanno posto. La cosa peggiore di oggi sono stati gli applausi da coccodrillo in aula da coloro che sono stati protagonisti di questa crisi di governo", così si è espresso oggi ai gruppi parlamentari Pd. Lui rivendica di aver fatto la scelta giusta, ed è vero, ma credo che la gestione delle ultime 48 ore sia tutta da rivedere. Alla teoria del campo largo che largo non è più il segretario del Pd ha impiccato pure Draghi. Le cronache dicono che nel tardo pomeriggio di ieri sta a sentire l'avvocato di Volturara Apula che propone l'arzigogolo da azzeccagarbugli: «Allora facciamo così: noi votiamo la fiducia a Draghi ma ritiriamo i ministri dal governo» (Giuseppe Conte, M5S, rivolto a Enrico Letta, Pd, e Roberto Speranza, Articolo 1, primo pomeriggio). Voto 5

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