Cultura

Vincere la crisi alle isole Lofoten. Piccola Norvegia

Dieci anni fa in questo arcipelago scoppiò la crisi della pesca. Le donne si diedero da fare (di Nicoletta Ferro).

di Redazione

Cosa accomuna le donne del remoto arcipelago norvegese delle isole Lofoten alle migliaia di madri che ogni giorno cercano di sfamare i propri figli nelle campagne del Bangladesh? Nulla, a prima vista. In realtà le accomuna un sogno. Il sogno di mettere a frutto le proprie conoscenze e abilità per affermare se stesse e contribuire al bilancio familiare. Questa è anche l?aspirazione coltivata con tenacia per 25 anni da Muhammad Yunus, l?economista bengalese che alla fine degli anni 70 fondò la Grameen Bank, la banca dei poveri in Bangladesh. Un esperimento controcorrente, che ha mostrato di funzionare non solo nelle aree più povere del mondo, ma anche nella ricca Norvegia. Il tutto ha inizio degli anni 90, a nord del circolo polare artico, nell?arcipelago delle Lofoten. La pesca del merluzzo, principale fonte di reddito della popolazione locale, sta attraversando un periodo di crisi. I marinai sono senza lavoro e le isole rischiano lo spopolamento. Tocca alle donne darsi da fare. Le idee non mancano. Normalmente alle prese con i lunghi e bui inverni nordici, le abitanti dell?arcipelago si sono infatti inventate numerose piccole attività artigianali da coltivare in gruppo e che contribuiscono in minima parte alle spese di casa. Perché non trasformare allora questi passatempi in vere e proprie iniziative imprenditoriali, per giunta redditizie? A mancare sono i capitali iniziali. Le banche locali giudicano l?ammontare delle somme richieste troppo ridotto e le garanzie presentate dalle donne insufficienti per accordare dei prestiti. Proprio quando l?entusiasmo iniziale sembra scemare, il ministero della Pesca norvegese decide di costituire un fondo d?aiuto per le famiglie colpite dalla crisi ittica. Non appena si deve affrontare la spinosa questione di chi debbano essere i destinatari dei prestiti e quali le finalità del loro utilizzo, la risposta arriva imprevista da Bodil Maal, una dipendente del ministero reduce da un periodo come volontaria presso la Grameen Bank in Bangladesh. La proposta di imitare il modello della Grameen Bank suscita un?iniziale diffidenza. Le condizioni economiche e sociali delle isole Lofoten, con una speranza di vita e un reddito tra i più alti al mondo, non sono certo paragonabili a quelle del Bangladesh. Ma i risultati positivi fino ad allora ottenuti tra le minoranze etniche di alcuni quartieri delle grandi metropoli americane, incoraggiano le donne. Nell?agosto del 1992 nasce il programma pilota della Norwegian Women Network Bank, in norvegese Kvinnebanken, la Banca delle donne. Le municipalità coinvolte sono due, Moskenes e Flakstad. La durata prevista per i prestiti è di 3 anni e le regole applicate le stesse utilizzate per i progetti di replica della Grameen Bank. Padrino del progetto e prezioso consulente è Muhammad Yunus, che viene invitato di persona in Norvegia.Vengono formati tre gruppi di 5 donne ciascuno. Dopo un periodo di training per imparare il metodo e analizzare la fattibilità di ogni singolo progetto, a ogni donna viene consegnata una somma pari a circa 5mila euro. Gli interessi corrisposti alla banca variano dal 2,5 all?8%. è il gruppo a decidere tempi e modalità del prestito e a impegnarsi a garantire un controllo sulla restituzione del denaro, pena l?autotassazione. I risultati non tardano. Piccoli laboratori di tessuti e per la produzione di maglioni, cornici e oggetti in ferro battuto prosperano nel giro di pochi anni. La sfida è vinta, il Bangladesh ha fatto scuola… Nicoletta Ferro


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