Famiglia
Germania. Schroeder: “Questa volta non appoggeremo gli Usa”
Dura presa di posizione del canceliere tedesco: Il Medio Oriente ha bisogno di pace. Lo dico con chiarezza: sotto la mia guida la Germania non parteciperà ad azioni di guerra contro l'Iraq".
Forse mai come ora dopo il 1945 la Germania e gli Stati Uniti erano stati tanto ai ferri corti, sia pure sempre ovviamente nel quadro di una storica alleanza. Da settimane ormai il governo di Berlino critica in modo sempre più aperto i piani di guerra di Washington contro l’Iraq: già giorni fa il cancelliere Schroeder si era detto contrario ad “avventure”. Tanto che, come ha rivelato il “New York Times”, lo stesso ambasciatore americano a Berlino, Daniel Coats, si è recato di persona nella cancelleria federale per esprimere il disappunto dell’amministrazione Bush nei confronti del governo tedesco.
Non è strano che Washington se la prenda tanto: proprio sotto il cancelliere Schroeder la Germania si è rivelata un importante partner militare degli Stati Uniti, rompendo il tabù del Dopoguerra che “vietava” partecipazioni armate della Rft a guerre di qualsiasi tipo. Berlino invece oggi – come forse pochi sanno – ha il più alto numero di soldati impegnati in missione all’estero dopo gli Stati Uniti. Superiore persino della Gran Bretagna. Nei Balcani e in Afghanistan la Germania ha infatti giocato un ruolo di primo piano.
Le proteste di Washington, comunque, non sono servite. Dopo il bellicoso discorso di Dick Cheney sulla “necessità” di attaccare l’Iraq, son tornati a farsi sentire i massimi esponenti del governo tedesco, a cominciare dal cancelliere, che ha più volte parlato di una “via tedesca”: “Il Medio Oriente – ha detto – ha bisogno di pace, non di guerra. Lo dico con chiarezza sotto la mia guida la Germania non parteciperà ad azioni di guerra contro l’Iraq. La Germania è uno stato sovrano”. E anche il ministro degli Esteri Joschka Fischer: “riteniamo altamente rischioso e dagli effetti imprevedibili il tentativo di rovesciare il regime di Saddam Hussein con mezzi militari. Ho un forte timore che mosse non pensate fino in fondo possano portare non a più sicurezza in Medio Oriente, ma al suo contrario. Questo condurrebbe a un nuovo ordine nella regione, di cui gli americani dovrebbero assumersi l’esclusiva responsabilità per anni se non decenni”. La preoccupazione principale, prosegue Fischer, è che “i conflitti regionali possano saldarsi con il terrorismo internazionale”.
Parole dettate in questa forma esplicita anche dalla campagna elettorale in vista del voto del 22 settembre: l’opinione pubblica tedesca infatti è massicciamente contraria a un coinvolgimento in una eventuale guerra contro l’Iraq, mentre alla Guerra del Golfo la Germania partecipò attivamente, sia pure solo a livello finanziario. Le cose potrebbero cambiare, ma non più di tanto se, come i sondaggi suggeriscono, dopo le elezioni vi sarà un governo di centro-destra guidato dal cristiano-sociale Edmund Stoiber. Questi, nel “duello” televisivo di domenica 25 agosto, ha respinto il concetto di Schroeder di una “via tedesca” alla pace e ha sostenuto che la Germania debba agire solo di concerto con gli alleati europei e con l’Onu. Difficilmente però anche un eventuale cancelliere Stoiber si lancerebbe nell'”avventura” americana in Iraq, sapendo di aver contro di sé la maggioranza dei tedeschi.
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