Sostenibilità

Caro prezzi. Verità e bugie. Consumatori contro Istat

Le associazioni alleate con i sindacati propongono un “paniere” alternativo. E l’inflazione torna a far paura.

di Francesco Maggio

Come Zenone che, con il suo paradosso, sosteneva che Achille il ?pié veloce? non sarebbe mai riuscito a superare la tartaruga poiché, una volta raggiunta, questa avrebbe nel frattempo compiuto un altro piccolo passo avanti, così anche il ministro Marzano nega l?evidenza. Davanti all?evidenza del ?caro prezzi? e di fronte all?inattendibilità di certe stime Istat sul fenomeno, il titolare delle Attività produttive imperturbabile afferma: «Non prevediamo una fiammata inflazionistica, i dati ufficiali Istat, unica fonte attendibile, confermano una riduzione dell?inflazione e non sono accettabili dati alternativi, privi di fondamenta scientifiche e metodologiche». Non conta niente, quindi, che gli italiani si ritrovino con il borsellino sempre più leggero; che, per esempio, i rincari di carne, telefono, ortaggi, polizze assicurative (tanto per citare alcuni beni e servizi) viaggino sull?ordine, rispettivamente, del 5%, 6,9%, 10%, 15%. Che, come giustamente sostengono Cisl e Uil, ?si tocca con mano ogni giorno facendo la spesa che un prodotto che ieri costava 10mila lire oggi viene venduto a 10 euro, con l?aggravante che i prezzi alla produzione sono rimasti invariati?. Nulla da fare. L?Istat dice che l?inflazione a luglio è rimasta ferma al 2,2%, appena lo 0,2% in più rispetto a giugno, e si fa spallucce persino di fronte ad Eurostat che corregge il dato di luglio in un +2,4%. Per il ministro contano solo le stime ufficiali: «La misurazione dell?inflazione», dice, ?è una cosa seria e scientificamente accertata da un istituto come l?Istat cui bisogna riconoscere fino a prova contraria un ruolo di assoluta neutralità». E invece la questione centrale è proprio questa. Nessuno mette in dubbio l?imparzialità dell?istituto centrale di statistica. Ma che ci sia bisogno di rivedere la composizione del famoso paniere (568 voci) ormai è fuori discussione. E che siano necessari controlli governativi rigorosi per contenere gli scomposti e ingiustificatbili aumenti di prezzo di molte merci, pure. Soprattutto perché incidono, come ha rilevato l?Isae (Istituto di studi e analisi economica), sulle fasce più deboli della popolazione. In attesa che sul fronte ?istituzionale? qualcosa si muova, le principali associazioni italiane dei consumatori hanno deciso di non rimanere alla finestra ma di elaborare un paniere ?alternativo? per misurare l?inflazione (l?incarico dovrebbe essere affidato ad Eurispes, e il suo presidente Fara ha già parlato di rincari medi intorno al 9%). L?estate ci regala, quindi, una significativa saldatura tra fronte sindacale e associazioni dei consumatori. Dall?altro, Adiconsum, Cittadinanzaattiva, Legaconsumatori, Acli, Unione consumatori e Movimento cosumatori si dichiarano disponibili a un dialogo a tutto campo con l?Istat: «Credo sia importante per lo stesso istituto», sottolinea Donata Monti di Adiconsum, «aprire una dialettica con chi cerca di interpretare tutta una serie di dati economici in termini di ripercussioni reali sulla famiglia». Insomma, una partita che la società civile vuole giocare da protagonista. Viste le implicazioni sociali, però, non basta partecipare: bisogna vincere. Ci riuscirà?


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