Sostenibilità

Johannesburg: accordo sui pesticidi

Promessa da Johannesburg: sostanze chimiche eliminate entro il 2020. Spaccatura sui sussidi ai coltivatori

di Redazione

Ieri i delegati riuniti ai tavoli negoziali del «Vienna Setting» per concordare il documento finale del Summit, hanno approvato un comma che prevede la messa al bando di tutte le sostanze chimiche tossiche e nocive entro il 2020, a partire dai pesticidi che continuano a trovare un eccessivo impiego in agricoltura. «C?è un accordo di massima, che dovrà essere definito nelle prossime ore, ma i presupposti sono positivi», riferisce con prudenza Catherine Day, direttore del servizio ambiente della Commissione europea. Mentre per il negoziatore italiano Corrado Clini il bando dei veleni chimici si può considerare cosa fatta, anche se la sua attuazione avverrà nei tempi lunghi (circa 18 anni): «E? stata una decisione sofferta, che richiederà una profonda revisione di cicli di produzione della chimica, e che sarà confermata dall?assemblea del Summit, nel momento in cui sarà approvato il testo del documento finale». Perplessi, invece, gli ambientalisti, secondo cui il comma approvato è generico e non elenca le sostanze da eliminare. «Verosimilmente si tratta di qualche decina di composti mutageni e tossici già segnalati da una recente direttiva dell?Unione Europea: composti organici persistenti, solventi, metalli pesanti. Ma se ci si limita alle affermazioni del principio senza entrare nei dettagli, c?è il rischio che il processo di eliminazione resti lettera morta», fa notare Alberto Fiorillo di Legambiente. Altrettanto importante ma vago l?accordo per la pesca sostenibile, che punta a diffondere in tutto il mondo quelle modalità di pesca capaci di mantenere la varietà e l?abbondanza delle specie ittiche, rispettando i cicli biologici riproduttivi e mettendo al bando le tecniche più distruttive (strascichi, esplosivi), oggi ancora molto usate, soprattutto nelle aree più remote e meno soggette ai controlli. Anche in questo caso si dà una scadenza, quella del 2015, rinviando a future intese il dettaglio attuativo. Come combattere la fame e la povertà attraverso un?agricoltura sostenibile, è stato il tema dell?intervento del vicedirettore generale della Fao, Hartwig de Haen. «Oggi l?agricoltura ha un impatto significativo sulle risorse naturali e sull?ambiente. Richiede il 70% di acqua e circa il 40% di uso del suolo. Inoltre anche essa è fonte di gas serra che riscaldano l?atmosfera (il metano , ndr .). Cosa succederà nel 2030, quando la domanda di cibo sarà aumentata del 60%?». Allo sviluppo di un?agricoltura selvaggia, che spiana le foreste, divora una risorsa preziosa come l?acqua e avvelena l?atmosfera e la terra, de Haen oppone una «intensificazione» della produttività con nuove tecniche di coltivazione in grado di ridurre fino al 30% acqua, fertilizzanti e pesticidi. Ma se le nuove e già sperimentate tecnologie agricole si possono esportare con programmi di assistenza mirati per le zone rurali delle società in via di sviluppo, molto più difficile appare sciogliere i nodi della esportazione dei prodotti agricoli da questi Paesi in quelli industrializzati. Su questo tema, piuttosto che un accordo, è scoppiata ieri una lite. «Non possiamo rinunciare alla nostra sacrosanta richiesta, affinché i Paesi industrializzati riducano l?ammontare dei loro sussidi all?agricoltura, i quali hanno l?effetto di rendere i nostri prodotti non competitivi e quindi impenetrabili ai loro mercati», ha protestato, a nome dei Paesi in via di sviluppo, Ana Elisa Osorio, ministro dell?ambiente venezuelano. Il sostegno dei Paesi ricchi ai propri agricoltori oggi ammonterebbe a circa 360 miliardi di dollari, contro i 60 dati per gli aiuti allo sviluppo. E sulle convulse trattative di Johannesburg, a fare pesare ancor di più il dramma delle emergenze ambientali, arrivano i dati di un rapporto riservato dell?Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), diffuso in parte ieri dal quotidiano inglese The Guardian . Negli ultimi 10 anni, cioè dal Summit di Rio a oggi, la Terra ha perso più del 10% delle sue foreste. Se continueremo con lo stesso ritmo a tagliare gli alberi, entro il 2015 sarà distrutto il 15% delle foreste del pianeta. Entro 20 anni, le emissioni di anidride carbonica, il principale gas serra, potrebbero aumentare del 33% nei Paesi ricchi e del 100% nel resto del mondo. Il rapporto Ocse denuncia anche il declino da parte dei Paesi industrializzati dei contributi allo sviluppo sostenibile. Rispetto al totale degli aiuti, la quota riservata alla protezione ambientale e sociale è scesa a un 15% del totale. Nel 1992, ai tempi del primo summit della terra, era attorno al 35%.

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