Stop alle carrozze trainate da cavalli. L’allarme lo lancia la Lav dopo l’ordinanza del Comune di Palermo che, nei fatti, sembra tutelare solo l’interesse degli “gnuri”, i cosiddetti vetturini, non prevedendo aree di sosta in cui riparare gli animali dal caldo e abbondante acqua per combattere la calura
Diciamo pure grottesca l’ordinanza del Comune di Palermo che si dice a tutela di decine e decine di cavalli che ormai con una frequenza veramente imbarazzante stramazzano esalando l’ultimo respiro sull’asfalto rovente, tra lo sgomento di turisti e cittadini.
Disposizioni in base alle quali gli animali dovrebbero lavorare non più di otto ore al giorno, fissando a 37 gradi il limite della temperatura da far loro sopportare e impedendo loro la circolazione tra le 12.30 alle 15.30. Divieto esteso sino alle 16 solo in caso di allerta meteo 3.
«Diciamo pure una farsa», – afferma Nadia Zurlo, responsabile LAV Area Equid – «prima di tutto perché nessuno hai mai rispettato e mai rispetterà tali regole. Partiamo dalla considerazione che Palermo ha da sempre il contingente di carrozze più numeroso d’Italia. Questo anche prima che calasse il numero dei vetturini romani perché, quando nel 2009 ho cominciato la mia attività di responsabile Lav, a Roma erano 44 mentre a Palermo un’ottantina. Credo che nel capoluogo siciliano sia più o meno la stessa situazione, mentre nella Capitale molti hanno richiesto la conversione in licenze taxi. In virtù di tutto ciò, quando ho letto l’ordinanza mi sono dovuta trattenere perché è grottesca dalla prima all’ultima riga».
Paradossale sembra, infatti, l’aspetto che riguarda il peso di cavallo e carrozza, passeggeri e “gnuri” (il vetturino in siciliano, ndr) compresi, oltre il quale non andare.
«Sono proprio curiosa di sapere come faranno a verificarlo» – prosegue Zurlo -. «Comparirà all’improvviso una bilancia o le persone dovranno andare a pesarsi prima di salire a bordo? Palermo si differenzia in negativo anche sull’aspetto relativo a quanto i cavalli possono e devono bere durante il giorno. Tra le disposizioni si legge che a bordo delle carrozze ci dovrà essere una scorta d’acqua non inferiore ai 10 litri per eventuali abbeverate d’emergenza e che dovranno essere previsti dei tempi di sosta. Ma lo sanno che un cavallo in piena attività ha bisogno di oltre 30 litri di acqua al giorno? Lasciamo perdere poi le condizioni di ogni esemplare. Certo, i cavalli si adattano a condizioni di vita molto lontane da quelle naturali e, quando sopravvivono, questo accade a costo di enormi sofferenze».
Unico riparo per i poveri cavalli palermitani sono i bordi delle strade sotto i cornicioni dei palazzi antichi o le fronde di qualche albero che offrono qualche parvenza di riparo o i capellini pensati solo per abbellire il povero animale, senza avere la sensibilità di capire che le parti più delicate del loro corpo sono la testa e le orecchie, coperti da ridicoli orpelli che tolgono loro ogni dignità.
«Quello che diciamo» – conclude la responsabile LAV – è che, qualora qualche cavallo a Palermo dovesse stare male o morire per le condizioni climatiche proibitive o per lavoro, non esiteremo a denunciare anche il Comune. E poi, aggiungo, non credo assolutamente che chi viene a Palermo lo faccia perché sa che ci sono le carrozze trainate dai cavalli pronte a trasportarli in giro per la città».
Se, quindi, i vetturini desiderano continuare a svolgere una simile attività all’aria aperta, anche un semplice risciò farebbe al caso. I cavalli magari lasciamoli vivere in mezzo alla natura, a riposare dopo una vita di fatica al servizio dell’uomo.
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