Non profit

Se questa è giustizia. Lettere dal carcere

Un immigrato malato di Aids che rischia di essere reimpatriato, una donna costretta dopo anni a rientrare in cella. E a Secondigliano... Tre casi scelti tra i tanti

di Alessandra Camarca

Da qualche tempo le voci dal carcere cominciano a farsi sentire. Anche attraverso la corrispondenza tra la Lila e i detenuti. Un filo diretto tra ambiente carcerario e mondo esterno che denuncia le difficoltà di accesso alle terapie, la degradazione della condizione igienica delle celle e le inadempienze del personale interno al carcere.
Le lettere sono tante e tutte fanno luce su uno spaccato di vita in cui soltanto la sopravvivenza è garantita, mentre il diritto ad una vita dignitosa e alla salute sono solo degli optional. Come dimostrano le storie. Quella di una detenuta ex tossicodipendente (il nome è riservato per ovvi motivi di privacy) nel carcere di Taranto. Lei ha presentato domanda di grazia, dopo essersi reinserita appieno nella società. Da anni non è più tossicodipendente ma ha gravi problemi di salute ed è costretta a rientrare in carcere per scontare le pene commesse in passato e divenute attualmente definitive.
Oppure la condizione di vita raccontata un cittadino rumeno, anche lui ex tossico e ammalato di Aids, detenuto nel carcere di Bari, che rischia di essere rimandato nel suo Paese per aver aggredito il suo datore di lavoro che non voleva pagano. Con il rischio – se rispedito in Romania – di non poter più accedere a tutte le terapie per lui vitali.
Ma tra le testimonianze raccolte dalla Lila c?è anche quella di un detenuto in Aids conclamato, più volte arrestato per evasione dagli arresti domiciliari, per il quale la Lila e l?assistente domiciliare hanno richiesto l?invio in una casa alloggio ma che ad oggi, malgrado le drammatiche condizioni di salute, rimane in carcere.
Ed infine, ma le storie non citate sono tante, il racconto fatto da un detenuto di Secondigliano, rientrato in carcere per un reato commesso vent?anni anni fa. Il Tribunale aveva sospeso la pena per gravi motivi di salute, ma tale sospensione non è stata rinnovata. Oggi il detenuto è affetto da una frattura della gamba, è in Aids conclamato per infezione candidoesofagea con epatiti B e C, ed è attualmente ricoverato presso l?ospedale di Palermo. Il Tribunale, dopo aver visionato le relazioni mediche, non ha riconosciuto l?incompatibilità con il carcere. A. C.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.