Mondo

Patriarca Sabbah: guerra a Iraq un’ingiustizia

Al meeting di Cl, il Patriarca di Gerusalemme definisce un'eventuale guerra a Baghdad un'ingiustizia

di Paolo Manzo

”Un’ingiustizia: non c’è nessuna ragione per fare la guerra all’Iraq”. Così il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah definisce l’eventualità di un attacco militare a Saddam Hussein, a margine della sua partecipazione al Meeting di Rimini. E sullo stallo dei negoziati di pace in Medio Oriente dice: ”non so se ci sia la volontà di fare la pace: se ci fosse la pace si farebbe. Israele sa fare la guerra, ma non vincerà la pace. Dicono che il problema è nel cambio di leadership dell’Autorità palestinese, nella corruzione, nel terrorismo: ma tutto questo nasconde l’essenza del problema, che è l’occupazione da parte di un popolo della terra di un altro popolo”. ”Non c’è pace senza giustizia” dice lapidario il prelato palestinese. Invitato a Rimini per parlare di ”Educazione in Medio Oriente”, il patriarca ha sottolineato come ”non si possa parlare di educazione senza considerare il contesto in cui essa avviene”. Un contesto, ha spiegato, caratterizzato da tre elementi: ”situazione di guerra e violenza”, ”instabilità in tutti i paesi dell’area, Giordania compresa e ricerca di democrazia”, ed infine ”la religione colme elemento fondamentale della società” in Terra Santa. ”Dobbiamo considerare -ha proseguito Sabbah- che viviamo in una situazione di ingiustizia, in cui il cristiano ha il dovere di resistere. I cristiani fanno parte del conflitto tanto quanto ebrei e musulmani, ed il nostro dovere è cercare di fare il possibile per realizzare la resistenza non violenta. Per rendere efficace e credibile -insiste- la non violenza”. Ma c’è anche un problema di democrazia incompiuta: troppe limitazioni ai diritti fondamentali -dice- troppe restrizioni sulle libertà, troppa distanza tra governanti e governati e fra maggioranze ed opposizioni”. Infine, ha detto, l’educazione in Medio Oriente è condizionata dal ruolo sociale della religione e dal fenomeno del fanatismo. ”Bisogna capire -spiega Sabbah- che l’essenza della religione è adorare Dio e amare tutte le creature di Dio senza discriminazioni”. Ma in Medio Oriente vige un pluralismo religioso che può anche ”causare la chiusura di un fedele all’interno della propria confessione” anche nell’ambito del cristianesimo presente in Terra Santa con sette diverse confessioni cristiane. E bisogna poi fare i conti, dice, ”con quell’uso esclusivamente umano della religione costituito dal fenomeno del fanatismo”.


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