Cultura

“La Cgil ci dica che farà dopo Cofferati”. Inflazione, che bugie

Il leader della Cisl non fa sconti a nessuno. Non alla Cgil: "Sindacato strano, si siede al tavolo, ascolta e se ne va". Non al governo.

di Riccardo Bonacina

L?orso della vita sociale e politica italiana nel millennio scorso era Sergio Cofferati, altero, di poche parole, deciso. Nato a Cremona, nel 1948, segretario generale della Cgil dal 1994. Ma poi nel dicembre 1999, dalle valli lombarde è arrivato lui, Savino Pezzotta, classe 1943, da Bergamo. Via D?Antoni tentato dall?avventura politica, è stato eletto segretario generale della Cisl. Un vero ?rompiscatole?, giurano gli amici che hanno lavorato 15 anni (dal 1959 al 1974) con lui alla Reggiani, industria tessile del Bergamasco, «non gliene scappa una», dicono. Grosso, irsuto, barbuto, tignoso quanto simpatico, l?orso è diventato lui e a Cofferati è rimasto solo il nomignolo di ?cinese?, o ?signor no?; a seconda delle simpatie politiche di chi gli appioppa il nomignolo. Cattolico Pezzotta, comunista Cofferati, ma tra i due leader delle tradizioni sindacali e solidaristiche italiane, per ora, nessun dialogo: l?orso fa l?orso e il cinese il cinese. «Tocca alla Cgil fare un passo adesso. Ma lo sa che Cofferati, in due anni, non ha mai alzato il telefono per chiamarmi? Lui scrive lettere, persino per indire gli scioperi generali», ci dice Pezzotta. Alle riunioni con il governo, come abbondantemente descritto dalle cronache, i due non si salutano neppure e siedono lontano. Chissà che Cofferati non rimpianga quel vecchio democristiano di D?Antoni piuttosto di questo bergamasco che non perde occasione per sottolineare come sia necessario che ognuno faccia il suo mestiere, i politici la politica, i sindacalisti il sindacato. Fatto sta che la rottura dell?unità sindacale sarà uno dei temi che rischiano di scaldare un autunno che già non si preannuncia semplice. Se ne sente responsabile Pezzotta? Savino Pezzotta: Per niente. Il nostro lavoro è salvaguardare l?interesse dei lavoratori, o almeno far sì che non sia dimenticato dai padroni del vapore. Noi ci sediamo ai tavoli per tutelare chi lavora, le condizioni del loro lavoro, i salari e il loro potere d?acquisto, le pensioni, instauriamo trattative perché con la scusa della crisi economica non ci si sbarazzi dei lavoratori meno tutelati. Questo è il nostro lavoro, chiunque governi. è ovvio che l?unità dei sindacati dà forza alla nostra missione, al nostro compito. Ma che ci posso fare io se la Cgil da qualche mese è strana. Forse si chiarirà qualcosa il 21 settembre quando Cofferati potrà fare il leader politico a tempo pieno. Vita: Strana la Cgil? In che senso? Pezzotta: Sì, strana. Come definirebbe lei un sindacato che rifiuta qualsiasi tavolo e qualsiasi trattativa, si limita ad assistere e poi si alza e se ne va? è ancora un sindacato? Non si può, in maniera pregiudiziale, pensare che con un certo tipo di governi non si fanno accordi e con altri, invece, non si fanno mobilitazioni. Significherebbe mettere in liquidazione l?esperienza sindacale. Me lo faccia ripetere ancora una volta, il sindacato esiste non per dare giudizi pregiudiziali sui governi, ma per difendere l?interesse dei lavoratori, e su questo giudicare governi e controparti. Vita: In Cisl tutto ok? <><> La Cisl è una grande e libera associazione di lavoratori, ne vado orgoglioso. Sì, tutto bene. Vita: Voi siete contrari a una regolamentazione per legge dei sindacati, la Cgil invece no. è vero che lei ha paura di un accordo tra Cofferati e Berlusconi proprio su questo punto? Pezzotta: No. E’ vero, invece, che Cisl e Cgil sono divise su questo punto, ma da sempre, ben prima di Pezzotta e di Cofferati. Vede, se dando seguito a una norma Costituzionale, l?art. 39, si regolassero per legge le modalità rappresentative e organizzative del sindacato (così come succede in quasi tutti gli altri Paesi europei, ndr) si diminuirebbe la nostra libertà e autonomia. Ci mancherebbe anche questo, in un Paese in cui la politica invade tutti i campi. La Cisl farà di tutto perché questo non avvenga, ma sarà una bella sfida. La sfida di chi è convinto che l?organizzazione della società civile debba restare autonoma e libera. Ma noi cattolici su questo abbiamo una bella tradizione. Vita: A proposito di sfide, come vede l?autunno? Sarà un autunno caldo? Pezzotta: Non so se sarà caldo, di certo sarà agitato. Sono tali e tanti i temi sul tappeto! Vita: Vogliamo elencarli? Pezzotta: Innanzitutto, dobbiamo sorvegliare l?operatività del Patto che abbiamo sottoscritto a luglio. Saremo sentinelle all?erta sulla sua applicazione. Vita: Davvero è orgoglioso di quel Patto? Pezzotta: Vede, sono orgoglioso di aver difeso i lavoratori. Senza quel Patto, se sarà applicato, per loro l?autunno, la primavera e l?estate sarebbero stati più duri. Vita: Le altre sfide? Pezzotta: Ci sono molti rinnovi contrattuali, a cominciare da quello dei metalmeccanici. Ce poi da battagliare sul potere reale d?acquisto dei salari a fronte di un tasso di inflazione all?1,4% che riteniamo irreale. C?è da mettersi d?accordo sulla fine che fanno i profitti generati dagli incrementi di produttività. Noi chiediamo, aldilà degli accordi aziendali e territoriali che coprono il 30% delle aziende, una contrattazione che valga per tutti e che dica quanta parte degli utili derivanti dall?aumento di produttività devono andare nelle tasche di chi ha lavorato e prodotto di più, perché sino a oggi questi incrementi vanno nei profitti dei soli imprenditori. Come vede, l?agenda è intensa. Vita: Lei ha partecipato a un raduno a Collevalenza dei cattolici impegnati nel sociale, assieme ai leader delle Acli, dell?Agesci, del Forum delle Famiglie e altri. Perché? Pezzotta: Lo sa che cosa mi ha educato di più nella mia infanzia? è quando i miei genitori al mattino presto (loro andavano a lavorare) mi parcheggiavano dai nonni, in una fattoria. Mia nonna chiamava tutti i bambini nella corte e ci faceva recitare la preghiera che inizia così «Ti adoro mio Dio, ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano». Capivo già allora che dire quelle cose mi metteva in una posizione giusta, decisa, ma non superba, dipendente ma libera, nei confronti della vita. Si figuri adesso che capisco qualcosa in più.


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