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Anna Guerrieri: «Le persone adottate non vanno viste sempre come “figli”»

Per diversi anni è stata presidente di Genitori si diventa Onlus, associazione di volontariato nata nel 1999 su iniziativa di alcune famiglie adottive, la Guerrieri è direttore della Collana Editoriale dell’associazione, nata con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’adozione, senza nasconderne anche aspetti difficili e criticità. È convinta del fatto che possa essere utile il racconto delle singole storie perché: «L’adozione è un aspetto identitario personale che non rende tutti uguali, per fortuna, e ognuno ci fa i conti a modo suo»

di Anna Spena

La cover story del prossimo numero di Vita magazine (che sarà disponibile da venerdì sei luglio ndr) è dedicata alle adozioni internazionali. Dal 2010 al 2017 si è registrato un calo delle adozioni internazionali del -65%. Un crollo evidente e drastico soprattutto se consideriamo che nel mondo sono 2,7 milioni i bambini che vivono in istituto. Vita.it intervista Anna Guerrieri che per diversi anni è stata Presidente di Genitori si diventa Onlus, associazione di volontariato nata nel 1999 su iniziativa di alcune famiglie adottive, da sempre impegnata a realizzare una campagna di informazione, aiuto e supporto a favore di quanti sentano la necessità di approfondire le tematiche relative ai minori in stato di disagio e abbandono.

Oggi Anna Guerrieri, oltre occuparsi attivamente di formazione sul tema scuola-adozione, è Direttore della Collana Editoriale dell’associazione, edita da ETS, nata con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’adozione, senza nasconderne anche aspetti difficili e criticità. E’ convinta del fatto che possa essere utile il racconto delle singole storie perché: «L’adozione è un aspetto identitario personale che non rende tutti uguali, per fortuna, e ognuno ci fa i conti a modo suo».

Com’è nata l’associazione?
Dal desiderio e su iniziativa di famiglie adottive che avevano bisogno di un incontrarsi, parlarsi, confrontarsi. Genitori si diventa è un'associazione di volontariato attiva in tutta Italia centrata sulla convinzione che il benessere dei figli si basi sulla consapevolezza e sulla forza dei loro genitori. E’ nella famiglia che si coltivano le risorse cui possono accedere i figli, per cui focalizziamo l’aiuto ai genitori a partire dai futuri genitori. Attiviamo molti gruppi di mutuo aiuto pre e post adottivo. Per esempio abbiamo gruppi dedicati alle fasi dell’attesa, alle famiglie neo-costituite, e a famiglie di adolescenti. Organizziamo feste, laboratori, momenti dedicati anche ai ragazzi e ai bambini, ma, in questo caso, finora non abbiamo mai organizzato gruppi di mutuo aiuto dedicati esclusivamente a bambini e ragazzi.

Come mai?
Essere adottati non è “il problema”, è una condizione esistenziale che si declina differentemente da persona a persona. Nessuno si nasconde le criticità di essere famiglia adottiva né quelle di crescere adottati, tuttavia, è nostra esperienza, che i punti di forza e di debolezza cruciali, soprattutto per quel che riguarda le crisi familiari, siano davvero tanto in noi genitori. I ragazzi e i bambini fanno quel che gli serve fare anche nel mettere in discussione i propri genitori, hanno i loro bisogni, ma siamo noi genitori che necessitiamo di “tenere” in tutto questo. Finora Genitori si diventa ha scelto di non fare gruppi per ragazzi “dentro” l’associazione, anche, ma non solo, per evitare, ad esempio, alcuni cortocircuiti che abbiamo constatato accadere in tanti genitori come se questi gruppi potessero essere in modo automatico la soluzione alle possibili crisi adolescenziali quando in realtà, proprio allora, sono soprattutto essenziali il confronto nella coppia e la comunicazione tra genitori e figli. Abbiamo quindi scelto di non farli noi ma di consapevolizzare i genitori dell’esistenza di questi gruppi in modo che ognuno si senta in grado di scegliere da sé cosa possa essere meglio per i propri figli. Ben vengano quindi realtà esterne che organizzano attività per i ragazzi adottati, ben vengano i genitori che consapevolmente scelgono queste attività. Sappiamo che altre associazioni familiari decidono differentemente e va benissimo così. La pluralità di punti di vista è ricchezza.

E cosa pensa invece dei gruppi di adulti adottati?
Sono gruppi molto interessanti, non hanno nulla a che fare con ciò che fanno i “genitori”. Le persone adottate non vanno certo viste sempre come “figli” ed è molto importante che questo venga capito da chi adottato non lo è. Troppo spesso pare che i genitori cerchino soprattutto “rassicurazioni” o “conferme di timori” nei racconti delle persone adottate. La voce di chi è adottato è essenziale per sé nel mondo dell’adozione e non sono poche le persone adottate che in questo mondo operano e che, esplicitamente o implicitamente, questo mondo trasformano. Anche per questo la nostra Collana Editoriale si è data l’obiettivo di raccogliere storie, esperienze, proposte da parte di persone adottate. Le persone adottate hanno tanti pensieri diversi sulla propria storia e tanti modi per farne qualcosa.

Perché è cosi importante investire sulla comunicazione di “una cultura dell’adozione?”
Quella dell’adozione è una realtà, sebbene vasta, non ancora abbastanza diffusa per essere considerata comune. È una condizione che rimane in parte residuale. Per questo realizziamo libri che raccontano e parlano di adozione da vari punti di vista: di chi è adottato, di chi è genitore, di chi opera con le famiglie. Ci occupiamo di storie, di scuola, di salute, di post adozione. Gli ultimi due titoli sono “L’adozione una risorsa inaspettata” (di Anna Guerrieri e Francesco Marchianò) e “Su mamma prendimi in braccio” (di Sara Leo). Il primo, costruito attraverso la voce di chi è genitore e di chi con le famiglie adottive lavora, è dedicato alla costruzione dei legami familiari a partire dall’attesa di un figlio per arrivare alla famiglia con figli adolescenti, mentre il secondo è la storia di un’attesa e di un’adozione nazionale (corredato di schede tecniche psicologiche, legali e narrative). Cerchiamo di ospitare differenti opinioni senza fare scelte aprioristiche o seguire “ideologie” e soprattutto crediamo nella legittimità e nella forza della famiglia che adotta e nella forza delle persone adottate. L’adozione, in effetti, è una risorsa anche perché parte da contesti di perdita. La sua forza sgorga, paradossalmente, da quelle che possono essere viste come criticità, frammentazioni, interruzioni.

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