Cultura

Johannesburg: il mondo cerca un rimedio ai guai dello sviluppo

Matteoli: "Se il vertice sullo sviluppo sostenibile fallisse sarebbe una sconfitta mondiale''. In edicola uno speciale di Vita magazine

di Redazione

Rilanciare lo ‘sviluppo sostenibile’. E’ la parola d’ordine della Conferenza delle Nazioni Unite che si apre a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre. A dieci anni dal Vertice di Rio, i grandi della terra si ritrovano in Sud Africa per fare un bilancio dei successi e degli insuccessi nella lotta alle emergenze ambientali del Pianeta. E per dare nuovo slancio alla cooperazione internazionale e al cammino verso una ‘governance’ mondiale dell’ambiente. Gli oltre 100 Capi di stato e di Governo attesi al summit ‘Rio + 10′ dovranno individuare nuove strategie e strumenti per dare un colpo di acceleratore alle politiche per la difesa dell’ambiente e della biodiversita’, la lotta all’effetto serra, la scarsita’ di acqua, ma anche alla poverta’, per il diritto alla salute e la diffusione dell’energia pulita e delle innovazioni tecnologiche. A Johannesburg, la posta in gioco e’ un ‘Programma di Azione’ che rinnova e integra gli impegni di Rio – non a caso il vertice si chiama anche ‘Rio + 1” – accompagnato da una ‘Dichiarazione Politica’ che ne ‘riassume’ i passaggi piu’ rilevanti. Ma a poco meno di un mese dal Summit, cresce il timore di un clamoroso fallimento. L’allarme e’ stato lanciato dagli ambientalisti, dai Verdi, da numerose organizzazioni non governative e, non ultimo, dall’ex presidente dell’Unione Sovietica Michael Gorbaciov, presidente di Green Cross International. Su molti punti cruciali del negoziato le distanze sono ancora decisive. Il segretario generale del Summit, Natin Desai, assicura che sul 75% del Documento di lavoro e’ stato trovato un consenso: in realta’, anche questa volta come per le trattative sul clima, si e’ riproposta la contrapposizione fra Stati Uniti, Europa e Paesi in Via di sviluppo che hanno valutazioni diverse su principi cardine come le ”responsabilita’ comuni ma differenziate” e il ”principio di precauzione” oltre che sugli impegni, sul calendario e i finanziamenti. Nonostante il Summit sia stato preceduto da una serie di riunioni preparatorie, non c’e’ accordo definitivo. Le divergenze piu’ significative riguardano le scadenze del ‘Programma di Azione’ che affronta i problemi dello sradicamento della poverta’, la promozione di modelli di consumo e produzione sostenibili, la globalizzazione e lo sviluppo sostenibile, la promozione della salute, il supporto alle iniziative per lo sviluppo sostenibile dell’Africa, le iniziative per il trasferimento delle tecnologie e delle conoscenze, il rafforzamento del ‘governo’ per lo sviluppo sostenibile a livello nazionale, regionale e internazionale. I temi piu’ controversi sono la garanzia di accesso alla sanita’ di base per i paesi piu’ poveri entro il 2015, l’arresto, entro la stessa data, della perdita di risorse naturali e dello sfruttamento eccessivo della pesca. Altra scadenza contestata e’ la riduzione della perdita di biodiversita’ e dell’aumento della percentuale dell’uso di fonti rinnovabili entro il 2010; e ancora, e’ scontro sulla garanzia della produzione di prodotti chimici non dannosi per ambiente e salute entro il 2020. Anche sul fronte del commercio ci sono punti di frizione, a cominciare dalla riforma dei sussidi in agricoltura e nel settore energetico; l’accesso ai mercati per i prodotti dei paesi in via di sviluppo. Problemi questi, spiegano al ministero dell’Ambiente, che dovrebbero essere inquadrati nel contesto delle iniziative per dare attuazione alle conclusioni della Conferenza di Doha dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, del novembre 2001. Ma anche sui finanziamenti ci sono molte questioni irrisolte che riguardano l’entita’ degli aiuti pubblici allo sviluppo (Oda), il terzo rifinanziamento della ‘Global Environment facility’, l’istituzione di un Fondo Mondiale per la Solidarieta’ di carattere volontario, l’aumento degli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo e la riduzione del debito. L’Italia e’ uno fra i paesi piu’ impegnati nei negoziati in vista del Summit sia nell’ambito dell’Unione Europea che nel contesto del cosiddetto gruppo degli ‘Amici della Presidenza’ istituito dal governo del Sud Africa. In questo pool di 25 paesi di diversi gruppi regionali, l’Italia lavora per favorire il dialogo tra le diverse nazioni. ”Nell’ambito della Ue il governo italiano partecipa in modo attivo alla definizione delle proposte e della posizione dei 15 stati membri, rappresentata dall’unica voce della presidenza di turno, la Danimarca” spiega il direttore generale del Servizio Internazionale del ministero dell’Ambiente Corrado Clini. L’Italia ritiene inoltre ”opportuno integrare l’aiuto pubblico allo sviluppo con la promozione della capacita’ locale di ‘buon governo’ nei paesi in via di sviluppo, nella prospettiva di un ‘partenariato globale”’ aggiunge Clini. E fra le altre questioni aperte, per il nostro paese c’e’ quello dell’accesso all’elettricita’ per 2 miliardi di esseri umani che oggi ne sono ancora privi. Il Parlamento ha impegnato il governo su un lungo documento votando una risoluzione che prevede una serie di azioni per Johannesburg. Il 2 agosto il Cipe ha approvato il Documento con le linee di azione per lo sviluppo sostenibile. “Se il vertice sullo sviluppo sostenibile fallisse ”sarebbe una sconfitta mondiale”. Alla vigilia del Summit delle Nazioni Unite in Sud Africa, il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli lancia l’allarme: ”Il fallimento di Johannesburg rappresenterebbe il fallimento della salvaguardia ambientale, non di un paese ma di tutto il mondo”. Matteoli, in un’intervista all’Adnkronos, si dice pero’ ”ottimista” sulla possibilita’ di trovare una soluzione. A poco meno di tre settimane dal via ai lavori, Matteoli spiega che ”restano ancora molti nodi da sciogliere” ma che l’Italia sta ”facendo tutto il possibile” a livello di tecnici e di contatti fra ministri europei e con la presidenza danese per far si’ ”che si arrivi al Summit con molti nodi risolti”. ”Non si possono risolvere tutti i nodi durante i giorni della Conferenza, altrimenti rischiamo di sottoscrivere un documento privo di importanza politica”. Un ottimismo che nasce dal fatto che ”nonostante la crisi economica, il momento e’ abbastanza propizio per trovare un’intesa”. In Italia e nel mondo ”la coscienza ambientale e’ ”molto cresciuta” e ”anche fra gli imprenditori c’e’ questa accresciuta attenzione. approfittiamone per prendere decisioni insieme”. Quanto al rischio di un fallimento denunciato da Verdi e ambientalisti, Matteoli e’ convinto che ”molto dipende da quello che faremo in queste settimane, in questi giorni”. ”I giochi non sono ancora tutti da fare, ma in larga parte si”’. ”La presenza di molti capi di stato e di governo mi fa pensare che siamo sulla via di risolvere il problema e che da Johannesburg vedremo uscire un documento dignitoso, non dico che comprenda tutto ma che ci consenta di riempirlo di contenuti”. Anche al vertice di Marrakech si temeva il peggio ”ma poi c’e’ sempre qualcosa che ci fa trovare una soluzione. Il documento aveva preso una brutta piega; poi abbiamo trovato l’opportunita’ di varare un testo che contiene un passaggio molto importante dal punto di vista politico”. Johannesburg ”e’ un’occasione forse non unica ma certamente importantissima per rilanciare lo sviluppo sostenibile, un tema affrontato per la prima volta 10 anni fa a Rio. Da allora -continua Matteoli- i paesi hanno continuato a incontrarsi, confrontarsi, a prendere anche alcune decisioni importanti”. Ma e’ certo che il processo avviato allora ”e’ andato molto piu’ a rilento di quanto avessimo pensato a Rio”. Il vertice in Sud Africa ”e’ un consuntivo di questi 10 anni ma e’ soprattutto la rappresentazione della volonta’ di tutti questi paesi di dimostrare che dagli slogan si passa ai contenuti”. Quali i temi prioritari in agenda? ”Il fatto stesso che la Conferenza si svolga in un paese africano, sottolinea che i temi prioritari sono poverta’ e salute, due tematiche che vanno di pari passo alla salvaguardia ambientale. Nel continente africano ci sono problemi mai risolti che dobbiamo cominciare ad affrontare”. Ma quali sono gli obiettivi e gli impegni prioritari del Summit per il governo italiano? ”L’Italia e’ stata protagonista in Europa e nel mondo. Abbiamo fatto accordi di programma con la Cina, la Moldavia, l’Algeria e ne faremo altri. L’Italia si aspetta da Johannesburg di continuare ad essere protagonista e soprattutto di conoscere meglio quello che e’ il mercato mondiale” osserva Matteoli. Che aggiunge: ”ho voluto usare il termine mercato perche’ credo che anche un ministro dell’Ambiente debba farsi carico dei problemi della produzione e del mercato”. Johannesburg, in quest’ottica, ”dovra’ dimostrare che l’uomo lavora per la salvaguardia ambientale ma che questo non significa chiudere le aziende, non realizzare le infrastrutture. Altrimenti che senso avrebbe lo sviluppo sostenibile di Rio? Questo termine -spiega ancora il ministro- l’ho sempre interpretato come un modo per dire ‘dobbiamo salvare l’ambiente ma anche le attivita’ che insistono sul territorio’. Johannesburg deve completare questo percorso”.


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