Volontariato

#Artedellintegrazione prima tappa di Volontariato e Cultura

Il percorso avviato dal Ciessevi è dedicato all’integrazione dei migranti. In corso anche un’indagine conoscitiva su quanto le organizzazioni di volontariato stanno facendo e si stanno studiando le buone pratiche. «Ci si era schiacciati troppo sul fare, ora è tempo di ridare dignità al pensiero e alla cultura» dice la responsabile dell’area culturale Silvia Cannonieri

di Antonietta Nembri

Che cosa c’è dietro l’hashtag #Artedellintegrazione ideato da Ciessevi, il centro servizi volontariato della Città metropolitana di Milano? Al di là del fatto di essere il titolo di un’iniziativa vi è un percorso culturale avviato dai Csv della Lombardia che, come spiegano Silvia Cannonieri, responsabile dell’area cultura e valori di Ciessevi, e Silvia Rapizza che lavora nella stessa area «tutto il percorso culturale nasce dalla Riforma del Terzo settore che ha spinto a promuovere la riflessione e il dibattito nel mondo del volontariato». Del resto accanto alla riorganizzazione dei Csv lombardi, sottolinea ancora Cannonieri «è emersa l’esigenza di riportare all’interno del mondo del volontariato una dimensione, quella culturale, che si era un po’ persa. Sia i Csv sia le associazioni si erano un po’ schiacciati sul fare, ma è indispensabile per capire il mondo che sta cambiando ridare dignità alla cultura, alla riflessione e nella riorganizzazione di Ciessevi si è deciso di prevedere un’area ad hoc che presiedesse a questo».

Il tema specifico su cui si è iniziato a lavorare non poteva che essere quello delle migrazioni «Sul fare il mondo del volontariato è molto presente, ma abbiamo pensato che fosse necessario accanto al ruolo di erogatori di servizi, ragionare sulla capacità del nostro mondo di facilitare una tessitura di legami sul territorio perché servono territori più accoglienti» spiega Rapizza. «Su Milano ci siamo detti proviamo a declinare l’idea di costruire comunità accoglienti a partire proprio da un bisogno». E il lavoro di riflessione è partito dalla domanda: come nella città metropolitana il volontariato si sta muovendo per facilitare non solo l’accoglienza, ma anche quali percorsi siano attivi per una vera e propria integrazione? «Qui stiamo parlando di corsi di lingue, iniziative culturali e sportive per favorire il fare insieme tra vecchi e nuovi cittadini. Anche associazioni che si occupavano d’altro stanno iniziando a convergere in iniziative» precisa Cannonieri.

Obiettivi di questa prima iniziativa culturale sono: conoscere e far conoscere quanto i volontari fanno ogni giorno per promuovere accoglienza e integrazione; offrire uno spazio di visibilità alle esperienze positive locali e, infine, offrire a tutti i soggetti del Terzo settore che operano in questo campo occasioni di approfondimento, riflessione e confronto per aumentare le proprie conoscenze e competenze. «Abbiamo dedicato un numero di VDossier (il quadrimestrale di approfondimento e riflessione del Ciessevi- ndr.) all’Arte dell’integrazione, abbiamo raccolto storie e best practices» ricordano Cannonieri e Rapizza. A giugno di quest’anno inoltre è stato realizzato un convegno dedicato alle fake news «il problema è la narrazione allarmistica che c’è sul fenomeno migrazioni per questo occorre portare in primo piano dati di realtà oltre che storie di cittadinanza attiva e volontariato, insieme ai racconti di migranti ed ex migranti. Per ora abbiamo creato l’hashtag #Artedellintegrazione, stiamo costruendo delle schede e lavorando su una pagina del sito» continua Cannonieri. «Presenteremo con Scienze Politiche dell’Università di Milano una ricerca su quanto fa il volontariato a Milano e nella città Metropolitana. L'indagine si concluderà nel 2019». Al momento sono 80 le organizzazioni intercettate tra la raccolta di buone pratiche e attività di ricerca, ma la speranza è di riuscire a contattare anche tutte le altre realtà che non avendo come mission principale l’accoglienza o l’integrazione dei migranti stanno lavorando sul tema.

Ma il filone culturale del Ciessevi punta anche ad approfondire altre tematiche come le nuove forme di attivazione sul territorio, come per esempio le social street, i comitati di quartiere «sono tutte esperienze che puntano a migliore la qualità della vita delle persone e quello che ci interessa scandagliare è capire quali possano essere le connessioni con il mondo dell’associazionismo tradizionale. L’altro tema che abbiamo nel mirino è quello del volontariato occasionale», conclude Cannonieri. Insomma, non basta più saper fare bene il bene è importante anche approfondire il perché e le ragioni culturali dell'agire, così da dare radici profonde all'azione dei volontari.

In apertura photo by Jens Johnsson on Unsplash

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