Cultura

Scribit, la stampante che dipinge i muri fa boom su Kickstarter

È un robot che trasforma ogni superficie verticale in una tela. Muri, vetri e pannelli di qualunque materiale vengono decorati con immagini di ogni genere. Il progetto, ideato da Carlo Ratti sta raccogliendo fondi sulla nota piattaforma di crowdfunding. In una settimana è la miglior campagna italiana del 2018 e la 5a migliore di sempre con 800 mila dollari di pre ordini. L’intervista all’archistar

di Giuseppe Frangi

Un nome latino per un oggetto ultratecnologico. Scribit è un robot che è in grado di disegnare su qualunque superficie verticale. È naturalmente immaginato per decorare e colorare i muri. Ma all’occorrenza può essere usato anche su vetri e pannelli di qualsiasi materiale. Si muove lungo due sottilissimi cavi e imprime le immagini grazie ad uno speciale tipo di inchiostro termosensibile. Ma Scribit non disegna e basta: riesce anche a cancellare. L’utente non dovrà fare altro che comprare il robot, installarlo dove sulla parete da decorare, scaricare la app dedicata e individuare quale immagine fargli disegnare sfruttando il fatto che Scribit è sempre connesso ad internet e può di scaricare qualsiasi graphic design sia di nostro gradimento. In molti, presentato il progetto, erano scettici sull’interesse reale che l’idea avrebbe potuto generare nel pubblico. Il progetto è stato poi lanciato su Kickstarter, la nota piattaforma di corwdfunding. In sette giorni la raccolta ha raggiunto gli 800 mila euro, rendendo Scribit la miglior campagna italiana del portale sul 2018 e la quinta di sempre. L’intervista con l’architetto e idetori di Scribit, Carlo Ratti.



Una curiosità: perché Scribit un nome latino per un oggetto ultratecnologico come questo robottinochiamato a cambiare la fisionomia dei muri delle case?
Il nome Scribit, che appunto è il termine latino per “egli/ella scrive”, nasce dalla volontà di coniugare l’esperienza del passato (il gesto della scrittura sui muri risale alla preistoria) con l’esperienza tecnologica del presente. Scribit rappresenta, inoltre, lo sviluppo di un lungo studio condotto da Carlo Ratti Associati: dall’installazione OSARCH alla Biennale del Design di Istanbul alla facciata del Future Food District all’Expo di Milano del 2015 – trasformata in un grande canovaccio dinamico (vinse il Guiness World Record come immagine più ampia mai disegnata con un plotter). Tutti questi progetti hanno un fil rouge comune: l’idea di lavorare all’interfaccia tra mondo fisico e digitale. Il design si occupa del mondo così come potrebbe essere perciò un progettista ha il compito di esplorare tante soluzioni, coinvolgendo il più possibile la popolazione sul futuro che essa desidera. E proprio le città rappresentano il meccanismo più stimolante, il luogo più fertile in cui può avvenire questo scambio di idee».

Una seconda curiosità: come funziona questa stampante in verticale? Quali superfici può coprire? Con che materiali traccia i disegni sulle pareti?
Scribit è un robot che permette di trasformare qualsiasi parete in quello che potremmo definire uno schermo a bassa frequenza di aggiornamento. Abbiamo cercato di rendere l’esperienza d’uso di installazione da parte dell’utente il più intuitiva e facile possibile: servono due semplici chiodini sul muro e una presa per la corrente elettrica. Scribit si muove lungo due sottilissimi cavi. Si connette ad un’applicazione con la quale è possibile scegliere quale tipo di contenuto rappresentare e su quale area del muro.Grazie ad uno speciale tipo di inchiostro termosensibile elettrica Scribit riesce anche a cancellare su qualsiasi tipo di parete. Naturalmente Scribit è sempre connesso ad internet: ciò gli permette di scaricare qualsiasi graphic design sia di nostro gradimento e di riprodurlo in pochissimo tempo.

Lo sbocco per ambienti a funzione commerciale è chiaro. Ma lei sembra immaginare che Scribit cambierà anche le fisionomie degli interni delle nostre case. È così? E se sì, vuol dire che sta maturando un diverso rapporto con il luogo che si abita, un rapporto meno conservativo?
Penso che Scribit possa mutare il nostro modo di vivere alcuni tipi di informazione e dati, restituendo loro una dimensione analogica. Siamo curiosi di vedere fino a che livello i nostri utenti si spingeranno per trasformare muri e vetrate – normalmente dominati da grafiche statiche o schermi – giocando con la propria creatività. Quello di disegnare liberamente sui muri è un istinto ancestrale quanto le grotte di Lascaux, ma Scribit automatizza il processo e trasforma una qualsiasi superficie verticale (in lavagna, vetro o intonaco), in una “tela” da aggiornare e cancellare in tempo reale. L’idea era quella di offrire un’alternativa valida agli schermi digitali da cui siamo già inondati.

State facendo ricorso ad una campagna di crowdfunding. Perché questa scelta? E quali sono gli obiettivi?
Esatto. Una campagna di crowdfunding è uno strumento adatto per testare il mercato e iniziare a identificare la comunità di quanti possono essere interessati a sposare la nostra visione.

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Ha immaginato ad un possibile uso nelle scuole?
Assolutamente si. Abbiamo già intrapreso contatti con università alle quali cercheremo di mandare i primi prototipi della produzione. Vediamo un grande valore nell’utilizzo di Scribit in ambito educativo.

Abbiamo visto artisti come David Hockney dipingere con l’iPad. Ne vedremo altri nel prossimo futuro dipingere con Scribit?
Stiamo lavorando per creare un prodotto che possa essere apprezzato anche dagli artisti. Ci auguriamo che Scribit scateni la creatività di tanti (magari anche graffitari come Bansky?).

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