Formazione
De Luca o Franzini, sfida a due per diventare rettore della Statale di Milano
Vita.it ha raggiunto i candidati alla guida del prestigioso ateneo milanese a poche ore dal ballottaggio
Sarà un ballottaggio all’ultimo voto quello di mercoledì 27 e giovedì 28 giugno 2018 tra Giuseppe De Luca, 55 anni, ed Elio Franzini, 62 anni, per la nomina del nuovo rettore dell’Università Statale di Milano. Al termine delle prime votazioni, che hanno escluso la terza candidata Maria Pia Abbracchi, i due risultano separati da una manciata di voti. Vita.it ha raggiunto entrambi gli sfidanti (De Luca è docente di Economia, Management e metodi quantitativi, Franzini componente del Senato accademico e già preside della facoltà di Lettere e filosofia) per una doppia intervista entrando nel merito dei temi caldi del mondo universitario dell’ateneo ma anche d’Italia.
Quali sono due priorità del vostro programma?
DE LUCA (titolo del suo programma: 'Costruire il domani': Ridare centralità alla didattica. L’ateneo è spinto sulla ricerca da tempo e quindi la didattica rimane come una Cenerentola. Invece deve essere riconosciuto l’impegno die docenti, con elementi di valutazione per le successive promozioni. Anche il tema dell’orientamento è fondamentale perché oggi è un problema: il 42% degli studenti che si immatricolano arriva alla fine del corso.
FRANZINI (titolo del suo programma: 'L'efficacia del dialogo'): Sburocratizzare l’università. L’eccessiva burocrazia sta esasperando docenti e amministrazione. Ora si lavoro per divisioni verticali mentre servono scelte più orizzontali, dove i 33 dipartimenti abbiano maggiori responsabilità. Poi ridare centralità alla didattica, che oggi è una figlia di un Dio minore, poco considerata e soprattutto non valutata.
L’università oggi non è troppo “aziendalizzata”?
FRANZINI: Non vedrei come un problema il tema dell’avvicinamento dell’ateneo a modalità aziendali. Piuttosto è importante che il raccordo con il mondo del lavoro sia più diretto possibile, con laboratori, stage e tirocini efficienti. L’università deve parlare molto con il mondo delle imprese e con le associazioni di categoria, deve muoversi per primo senza aspettare che arrivino loro.
DE LUCA: L’università non è un’azienda perché non fa profitto. Detto questo, la formazione del personale e degli studenti deve essere più professionale possibile. Per questo abbiamo ben 130 corsi di laurea. Ma l’obiettivo finale è creare “persone” autonome, non “lavoratori”, con competenze trasversali e capacità di adattamento a un mondo che cambia di continuo.
Cosa necessita l’università per riaffermarsi tra i giovani?
DE LUCA: Che ridiventi un luogo centrale per la restituzione di cultura. Deve essere un punto di riferimento sotto ogni aspetto culturale, contro l’approssimazione che si è diffusa su più livelli negli ultimi anni, anche in termine di false notizie.
FRANZINI: Più attenzione da parte della politica, in particolare tramite maggiori risorse economiche. Il Fondo di finanziamento ordinario è pressoché identico da 10 anni e senza investimenti è più difficile che la qualità aumenti.
Come risolvere il problema del costante aumento dei giovani Neet (Not in education, employment or training, ovvero senza scuola, lavoro o tirocini), che in Italia sono in percentuale di più che nella maggior parte dei Paesi europei?
FRANZINI: Bisogna aumentare l’orientamento in itinere, durante gli studi. I programmi ci sono, basti pensare alle attività del Cosp, Centro per l’orientamento allo studio e alle professioni, ma vanno potenziati con maggiori risorse, economiche ma non solo.
DE LUCA: Sui Neet il sistema nazionale universitario può dare molto di più di oggi. Soprattutto in termini di offerta, diversificando ancora di più le lauree professionalizzanti per attrarre chi esce dalle scuole professionali, ovvero coloro che poi si iscrivono con numeri molto minori all’università rispetto a chi esce dai licei. Questi nuovi percorsi devono essere costruiti con tutte le parti sociali, imprese comprese.
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