Mondo
«Salvini ha segnato un punto. Ma la vera partita è un’altra»
Mentre Salvini vince il braccio di ferro con l'Europa, Trump chiude un accordo storico con Kim Jong-Un. In pochi giorni si sono succeduti colpi di scena sullo scacchiere europeo e internazionale. Per capire cosa stia succedendo abbiamo chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica Limes. «Alzare la voce senza dubbio paga. Se si sta in silenzio sono gli altri a decidere. E il diritto internazionale non esiste. È solo un gioco da usare per legittimare le scelte politiche»
Il caso Aquarius si potrebbe riassumere così: 629 persone salvate dall’acqua, provatissime e traumatizzate bloccate da giorni al largo delle coste italiane, per la decisione del ministro degli Interni Matteo Salvini di non consentire lo sbarco dei migranti. Ma facendo un passo indietro e cercando di guardare l'intero contesto la scelta di Salvini assume una connotazione diversa. Tralasciando per un momento le questioni legali, legate a trattati internazionali e diritto del mare, il leader della Lega con la sua scelta ha apertamente sfidato in un braccio di ferro più che Malta l'intera Unione Europea. Un atteggiamento che ricorda da vicino l'atteggiamento del presidente Donald Trump che, dopo aver sbattuto la porta in faccia ai partner al G7, è corso ad abbracciare in mondo visione il leader nord coreano Kim Jong-Un con cui ha firmato uno storico accordo sul nucleare. Per capire come stia cambiando lo scacchiere internazionale e come queste mosse di Salvini e Trump cambino il contesto europeo e mondiale abbiamo chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica Limes.
Andando al di là delle questioni legali la prova di forza di Salvini con la chiusura dei porti che ripercussioni avrà sul lungo periodo sul tema dei migranti in Europa?
Certamente è stato un pugno nello stomaco perché molti europei pensavano Salvini fosse solo molte chiacchiere e pochi fatti, non capendo che per lui la linea dura sulla questione migratoria è vitale. Un tema su cui si gioca il destino suo e del suo partito. Poi diciamo una cosa chiaramente: il diritto internazionale non esiste, di fatto. È un gioco. Ognuno fa quello che vuole poi magari giustifica le sue azioni con appigli tecnici. Ma nessun uomo politico prende decisioni sulla base del diritto internazionale. Sgombrato il campo da questa questione la sostanza è che per la prima volta l'Italia ha negato l'approdo ad una nave. Salvini ha messo un chip sul tavolo europeo. I partner europei hanno dovuto adeguarsi con un occhio anche alla propria politica interna. Così Sanchez ha deciso di intervenire. Dopo di che questo è un caso che non può essere ripetuto all'infinito. A quel punto la questione sarebbe ingestibile. I flussi continueranno, siamo nella bella stagione e questa linea è difficilmente riproponibile.
È di oggi la notizia che Angela Merkel ha aperto all'ipotesi di difesa e polizia di frontiera comuni. Ha ragione Salvini a dire che alzando la voce si ottengono risultati?
Non c'è dubbio. Finché si sta in silenzio saranno gli altri a decidere. Salvini ha segnato un punto. Questo è innegabile
In realtà però Salvini ha fatto un gesto più mediatico che sostanziale. Il blocco riguarda solo le navi delle ong che sono sette. E contano meno del 20% del totale dei profughi…
Certo, come dicevo, la questione non può chiudersi così. Ma quello di Salvini non è affatto solo un gesto mediatico. È politico e piuttosto rilevante. Le reazioni che ha generato lo dimostrano. Se Sanchez si è alzato la mattina e ha scelto di accogliere una nave è dovuto alla scelta di Salvini. Una mossa che obbliga i partner europei a prendere posizione.
Adesso che cosa succede. Vinta questa prima mano quali sarebbero la strategia e l'obbiettivo finale?
Ora si aprono una serie di appuntamenti e vertici europei in cui si metterà in discussione il Trattato di Dublino. E scopriremo che sono molti più i Salvini in Europa di quello che pensiamo. Mettere in discussione Dublino, che evidentemente è una ingiustizia nei confronti nostri e della Grecia, sarà molto difficile perché nessuno in Europa vuole i migranti. La quasi totalità degli altri Paesi ragiona allo stesso modo di Salvini, magari con una retorica diversa. Pensiamo alla Francia che chiude le frontiere, o l'Austria o i paesi Visegard.
E quindi sarà stallo?
Non dimentichiamoci che tutto questo fa parte di una partita complessiva su cui ci sarà un negoziato in cui abbiamo rilanciato sul tema migranti ma che in realtà ci vede impegnati su tanti altri temi, come quello fiscale. L'Italia firmò Dublino, che era contro i nostri interessi, per ottenere qualcosa nel campo delle politiche agricole. L'Unione Europea funziona così.
Intanto Trump dopo aver abbandonato a sorpresa il G7 e sbattendo la porta in faccia alla mediazione oggi ha incontrato Kim Jong-Un. Cosa sta succedendo?
Tutte le alleanze sono saltate. Da qualche tempo non ci sono più vere alleanze ma solo allineamenti provvisori. I blocchi come li conoscevamo non esistono e non esiteranno più. Non si possono concepire linearità strategiche.
Trump e Salvini hanno un tratto comune: questo approccio molto aggressivo e diretto, politicamente scorretto, molto social e sfacciato. E sembra funzionare…
È lo stigma del tempo. Oggi sembra che si possa parlare solo alzando la voce. E facendo azioni che supportino la voce alta. Indubbiamente sembra funzionare
In molti commentano quella che sembrerebbe una svolta della vicenda delle due Coree mettendone in dubbio l'importanza storica. Lei che ne pensa?
Che è una svolta storica. È successo qualcosa di importantissimo. Fino a due mesi fa nessuno immaginava qualcosa del genere. Si facevano analisi su possibili scenari di guerra tra Usa, Cina, Corea del Nord e Giappone. È naturalmente una partita che è appena cominciata. Ci sono attori che dovranno dire la loro e che non erano al tavolo. Se la Cina è molto positiva il Giappone invece è molto preoccupato. Il dato che mi ha più colpito è il fatto che Trump abbia detto di essere pronto a ritirare l'esercito dalla Corea del Sud. E questo sarebbe sancire la ritirata dall'Asia degli americani. È molto difficile che accada come che la Corea del Nord veramente denuclearizzi. Ma la firma del documento comune rimane comunque l'apertura di un processo inimmaginabile. Il cui vincitore è senza dubbio Kim Jong-Un.
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