Cultura
Papa Francesco e quegli auguri al fondatore della teologia della liberazione
Il celebre teologo padre Gustavo Gutiérrez Merino ha compiuto novant'anni. «Grazie per tutte le tue fatiche e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ciascuno», gli ha scritto il Pontefice
Compie novant’anni padre Gustavo Gutiérrez Merino, il celebre teologo peruviano domenicano considerato tra i maggiori fondatori della teologia della liberazione.
Nell’occasione Papa Francesco ha inviato a padre Gutiérrez, già da tempo meglio compreso e riabilitato a livello ecclesiale, una breve lettera che sta facendo il giro del mondo.
Scrive il Papa: «A motivo del tuo novantesimo compleanno, ti scrivo per felicitarmi e assicurarti la mia preghiera in questo momento significativo della tua vita. Mi unisco alla tua azione di grazie a Dio, e ti ringrazio anche per il tuo contributo alla Chiesa e all’umanità attraverso il tuo servizio teologico e il tuo amore preferenziale per i poveri e gli scartati della società”. Prosegue il Santo Padre: “Grazie per tutte le tue fatiche e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ciascuno, perché nessuno resti indifferente di fronte al dramma della povertà e dell’esclusione. Con questi sentimenti, ti animo a proseguire nella tua preghiera e nel tuo servizio agli altri offrendo la testimonianza della gioia del Vangelo».
In una delle sue più recenti dichiarazioni, qualche settimana fa, padre Gutiérrez aveva accolto con gioia la nomina a cardinale di mons. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, impegnato nella lotta contro le multinazionali e miniere. “La nomina di mons. Barreto – aveva detto -, è una grande notizia per la Chiesa peruviana e non solo. Si tratta di una persona fermamente impegnata, a partire dal Vangelo, a risolvere i maggiori problemi che viviamo nel Paese. Ringraziamo Papa Francesco”.
Passaggio di testimone nella Chiesa profetica da P. Gutierrez al neo Cardinale Pedro Barreto
Sembra quasi un passaggio di consegne. Padre Gutiérrez, oggi malato, fa sentire la sua voce anche nel dibattito sul 50° del convegno di Medellin ( sono stato l’unico invitato italiano al convegno internazionale “Medellín: 50 anni dopo” realizzato a Bogotá presso la Pontificia Universidad Javeriana dal 2 al 6 aprile 2018. La sua testimonianza in esclusiva per Vita). Mons. Barreto, – gesuita e amico personale di Papa Francesco, in rotta di collisione con cardinale Cipriani, espressione di una Opus Dei particolarmente conservatrice – è molto attivo nella preparazione per il Sinodo dell’Amazzonia e nella difesa dei diritti sociali, ambientali e economici.
Ricordo sempre con emozione i vari incontri a Lima con P. Gustavo Gutierrez al Centro di formazione socio-politica Bartolome Las Casas, quando ricordava la nascita della teologia della liberazione…
Era il 22 luglio 1968 sulla costa del Pacifico, a Chimbote, una città di pescatori nel Nord del Perù, quando un frate domenicano dai tratti che ne rivelano l’origine quechua, l’antica popolazione nativa che custodisce la lingua degli Inca, era stato invitato a tenere una conferenza sulla “teologia dello sviluppo”. A Gustavo Gutiérrez il tema non piaceva: parlò ai catechisti di “teologia della liberazione”. Tre anni più tardi pubblicò a Lima un libro che si intitolava così, Teología de la liberación, il testo che avrebbe battezzato la corrente teologica più discussa di fine Novecento…
Cinquant’anni dopo la sua nascita, la Teologia della Liberazione continua ad essere viva e attiva.
Si riformula nei nuovi processi di liberazione in sintonia con i soggetti emergenti delle trasformazioni sociali: donne discriminate che acquisiscono potere; culture un tempo distrutte che rivendicano la propria identità; comunità indigene che rivendicano le loro visioni del mondo autoctone non soggette alla colonizzazione occidentale; comunità contadine che si mobilitano contro il capitalismo selvaggio…
Con l’ascesa al pontificato di papa Francesco ha ripreso slancio e vigore il dibattito sulla “Teologia della Liberazione”, una corrente ecclesiale nata dal “matrimonio della Chiesa con i poveri”, come afferma Leonardo Boff, ex frate francescano, teologo brasiliano.
Lo scorso 4 settembre 2013 due pagine dell’Osservatore Romano erano dedicate agli scritti del sacerdote e teologo peruviano Gustavo Gutiérrez, considerato uno dei padri della Teologia della Liberazione. In particolare, il giornale ha pubblicato un estratto del libro “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” che Gutiérrez scrisse nel 2004 con Gerhard Ludwig Müller, l’arcivescovo tedesco nominato nel 2012 da Ratzinger a capo della Congregazione per la Dottrina della fede.
“Con un Papa latinoamericano – ha scritto sull’Osservatore Romano padre Sartorio – la Teologia della Liberazione non poteva rimanere a lungo nel cono d’ombra nel quale è stata relegata da alcuni anni, almeno in Europa. Vittima di un doppio pregiudizio: quello che non ha ancora metabolizzato la fase conflittuale della metà degli anni Ottanta, per altro enfatizzata dai media, e ne fa una vittima del magistero romano; e quello ingessato nel rifiuto di una teologia ritenuta troppo di sinistra e quindi tendenziosa”.
Dopo aver incontrato papa Francesco, padre Gutierrez ha dichiarato: “Il Papa ama i poveri perché ha letto il Vangelo e l’ha compreso. Può darsi che abbia letto di Teologia della Liberazione, ma è secondario. La radice non è mai in una teologia, ma nelle fonti. La sfida dei poveri è da tempo presente nell’orizzonte della Chiesa e se n’è tenuto conto, altrimenti non si capirebbe il martirio che abbiamo sperimentato in America Latina, a cominciare da vescovi come Angelelli in Argentina, Romero in Salvador e Gerardi in Guatemala, per non parlare dei moltissimi laici”.
In occasione della sua partecipazione al IV Convegno missionario nazionale nel novembre 2014, p. Gustavo Gutierrez ha affermato:
«Una teologia ha un compito modesto, però è chiaramente importante in quanto comprensione di una realtà e proposta per l’evangelizzazione. Questo c’è ancora, però non deve essere l’unica maniera di dare un contributo alla vita della chiesa latino-americana. È normale che ci siano altre prospettive, e che ognuno porti il suo. Credo sia molto interessante il fatto che, dopo tante pubblicazioni e incontri, ancora una volta ciò che questa teologia ha cercato di fare è andare alla fonte e tenere conto della impressionante realtà di una povertà enorme, in un continente in maggioranza cristiano. La domanda di fondo della teologia della liberazione è: come dire al povero che Dio lo ama? Nel frattempo qualcosa è stato fatto, però è molto di più ciò che resta ancora da fare».
Per approfondire
Per approfondire questi temi segnaliamo questi libri:
Gustavo Gutiérrez. Teologia della liberazione. Prospettive. Editrice Queriniana.
Il volume, Teologia della liberazione, pubblicato originariamente in edizione peruviana nel 1971, e prontamente in edizione italiana nel 1972, e tradotto nelle principali lingue internazionali, è ormai un testo di riferimento nel dibattito teologico cattolico ed ecumenico. Con quest'opera la prospettiva dei poveri e degli Oppressi entrava decisamente nella riflessione teologica e prendeva inizio quel vasto e complesso movimento, teologico ed ecclesiale, che ormai va sotto il nome di teologia della liberazione. A vent'anni dalla prima pubblicazione, esce l’edizione del quinto Centenario dell’America Latina (1492-1992), che si presenta come edizione rivista e corretta e con una nuova stimolante Introduzione dal titolo Guardare lontano. Scrive il teologo peruviano a conclusione della Introduzione: «La Chiesa in America Latina richiede di unire le proprie forze e di non sciuparle in discussioni di corto respiro».
Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della chiesa
di Gustavo Gutiérrez – Gerhard Ludwig Müller – Editrice Messaggero
Il riconoscimento della teologia della liberazione come teologia «cattolica», valida non solo per il continente d’origine di papa Francesco ma per la chiesa universale. Un libro scritto a quattro mani da Gutiérrez, padre della teologia della liberazione, e da Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, legati da amicizia pluriennale ma anche dalla preoccupazione per lo sviluppo dell’economia mondiale e della teologia europea. L’arcivescovo tedesco e il parroco peruviano dei quartieri popolari si pongono in dialogo intorno all’attualità di tante riflessioni della teologia della liberazione, convergendo sul grande impulso che da questa può giungere alla teologia europea e alla sua esperienza di fede, verso l’abbandono di antiche ritrosie e un risveglio della solidarietà globale dell’unica chiesa. Lo stesso Gutiérrez riconosce che la complessità del mondo moderno – ben maggiore di quella di 40 anni fa – impone un ripensamento profondo perché «di fronte alle nuove situazioni […] molte delle discussioni precedenti non rispondono alle sfide odierne» (p. 14). La conclusione di un’esperienza non significa però che le istanze che l’hanno fatta sorgere siano anch’esse superate. Per Gutiérrez la questione della povertà continua a interrogare la missione evangelizzatrice della Chiesa insieme a «quella del mondo moderno e della cosiddetta postmodernità [e] quella del pluralismo religioso e del conseguente dialogo interreligioso» (p. 48). La Chiesa tutta è chiamata a confrontarsi con esse sapendo che costituiscono altrettante opportunità per «intraprendere nuove piste nella comprensione e nell’approfondimento del messaggio cristiano» (ivi). Al contempo, ciascuna di queste sfide tocca in modo speciale alcuni continenti piuttosto che altri. Alla tentazione «di un incasellamento che consisterebbe nell’assegnare tali sfide ai diversi continenti» (p. 71), Gutiérrez reagisce richiamando la necessità di un dialogo tra i portatori di diverse storie ed esperienze, perché la risposta ecclesiale possa declinare in modo rinnovato la dimensione universale del messaggio cristiano nei singoli contesti particolari. A sua volta, Müller precisa il senso delle osservazioni vaticane espresse da Ratzinger: mettere in guardia contro la tendenza «a politicizzare la teologia e a ridurre la Chiesa a una serie di attività infra-mondane» (p. 181), così da smarrire la dimensione teologica e divenire una mera ideologia. Inoltre, riconosce che Gutiérrez si è impegnato a chiarire quelle espressioni foriere di possibili malintesi (ad esempio, opzione preferenziale per i poveri, lotta di classe, peccato strutturale e sociale) e ha smontato «anche in modo convincente le accuse mossegli di orizzontalismo e immanentizzazione del cristianesimo, il quale mai deve essere strumentalizzato da un’ideologia volta all’edificazione di un presunto paradiso in terra creato dall’uomo» (p. 22). In questo orizzonte, non si può certo ritenere «la teologia della liberazione […] una sociologia drappeggiata di teologia o una sorta di socio-teologia. La teologia della liberazione è teologia in senso stretto» e intende superare «ogni dualismo che vuole relegare Dio in un aldilà e ridurre la salvezza a mera dimensione interiore» (p. 28).
Perché Dio preferisce i poveri, di Gustavo Gutierrez (Bologna, Emi, 2015, pagine 64, euro 5).
Sin dagli albori del cristianesimo sono emerse due fondamentali correnti di pensiero riguardo la povertà; entrambe possono essere ricondotte ai Vangeli e alla testimonianza di Gesù Cristo. La prima si concentra sulla sensibilità di Gesù verso i poveri e la loro sofferenza. Secondo Gesù i poveri venivano prima di tutto: bambini, donne, prostitut e ammalati. Seguire Gesù significava quindi essere aperti ai poveri e impegnarsi a fare qualcosa per alleviare la condizione scandalosa in cui erano costretti a vivere. La seconda linea di pensiero che deriva dal Vangelo, invece, è che lo stesso Gesù aveva vissuto una vita di povertà, e che quindi i cristiani, sin dalla loro origine, avevano capito che per essere discepoli avrebbero dovuto in qualche modo vivere anche loro una vita di povertà. Lo scrive Gustavo Gutiérrez nel libro Perché Dio preferisce i poveri (Bologna, Emi, 2015, pagine 64, euro 5). Entrambe le correnti di pensiero, aggiunge, sono vere ed evangeliche. Tuttavia, dobbiamo interpretare questi due punti di vista a partire dal nostro contesto storico e dalla nostra vita.
Autore
GUSTAVO GUTIÉRREZ (Lima, Perù 1928), sacerdote e teologo peruviano, è considerato il padre della teologia della liberazione. Docente di teologia e di scienze sociali all’Università cattolica di Lima, ha fondato l’Istituto Bartolomé de Las Casas a Lima. Nel 2001 è entrato a far parte dell’ordine dei domenicani. Vive e lavora nella parrocchia della Favela Rimac, un quartiere popolare della capitale peruviana.
Va ricordata anche l’interessante anilisi del libro La teologia della liberazione in America latina, di Silvia Scatena.Carocci Editore.
A cura di Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vive dal 2001.
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