Politica
Mattarella ha sventato un grave pericolo. Ora è il momento della partecipazione
Per l’economista Leonardo Becchetti il Presidente della Repubblica ha «fatto benissimo a staccare la spina». Si rischiava un crisi economica «nata dal nulla e che ci stavamo creando da soli». Fino ad ora «Molti miei colleghi hanno pensato che stare chiusi nella propria stanza scrivendo paper garantisse che il mondo andasse in una certa direzione. Invece non è così: bisogna tornare a parlare con le persone, spiegare e chiarire»
Dopo la rinuncia dell’incarico da parte di Giuseppe Conte, come annunciato nella sera di ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato dato l’incarico di formare il Governo all’economista Carlo Cottarelli. Nel suo primo intervento pubblico ha chiarito che le strade possibili nel futuro dell’esecutivo da lui presieduto sono due. Nel caso in cui ottenga la fiducia dal Parlamento porterà il Paese all’approvazione della legge di bilancio e poi a elezioni. Senza fiducia invece gestirà l’ordinaria amministrazione fino a settembre quando ci sarà la tornata elettorale. Non è passato inosservato un passaggio molto marcato, nel l’intervento del neo incaricato intervento, sul tema economico e mirato a rassicurare opinione pubblica e investitori. Di questo e degli scenari futuri abbiamo parlato con l’economista Leonardo Becchetti, docente dell’Università di Roma Tor Vergata.
Qualunque sia la reazione delle forze politiche in Parlamento l’Italia tornerà ad elezioni nel giro di pochi mesi. Proprio quello che secondo Lei andava evitato come scenario o sbaglio?
Si, è così. Però stavamo correndo un rischio davvero grosso. Oggi sappiamo qual è il pensiero economico della Lega e che il nome per il ministero economico scelto era sostenitore di queste teorie.
Quindi secondo lei è un bene che si sia scongiurato questo Governo Lega-M5S?
Varare quel Governo avrebbe voluto dire andare allo scontro e paventare una eventuale uscita dell’Italia dall’Europa. Una situazione che sarebbe progressivamente peggiorata economicamente in un clima sempre più avvelenato. E se poi veramente le forze al Governo avessero portato l’Italia ad uscire dall’Ue ci saremmo trovati in una situazione gravissima da cui non avremmo avuto possibilità di uscita.
Quindi non ritiene l’uso di spread, comunità finanziaria e mercati vagamente contundente nel giustificare scelte o posizioni?
Penso Mattarella abbia fatto benissimo a staccare la spina. Come lo stesso Presidente della Repubblica ha chiarito, una battaglia anche dura per cambiare l’Europa va bene, anzi è auspicabile. Farsi percepire all’esterno come in uscita dall’Euro invece ci avrebbe ucciso. Oggi molti italiani sono dispiaciuti. Però c’è una schizofrenia diffusa: da una parte si dice che spread e finanza sono nemici, dall’altra quando fallisce una banca ci si arrabbia e si va a protestare fuori dagli istituti di credito perché si scopre che si tratta di una vera tragedia. Chi ci finanzia sono prevalentemente risparmiatori istituzionali, risparmiatori italiani e Bce. In altre parole siamo noi. E c’è di più…
Che cosa?
Quando Berlusconi si dimise sotto i colpi dello spread e della speculazione tutto avvenne sull’onda di una crisi economica internazionale drammatica. Questa volta invece ci stavamo creando una crisi economica da soli e dal nulla. Non c’era davvero alcun motivo per turbare i risparmiatori. Una spirale che andava fermata.
Ma così non si sancisce definitivamente la supremazia della finanza sulla politica. A leggere commenti e opinioni sarà su questo che si giocherà tutta la campagna elettorale: lo scontro tra lobby ed élite e popolo…
Sono slogan senza senso. La finanza sono i risparmi degli italiani. Le banche sono le istituzioni che prestano quei soldi alle imprese. Sono obiezioni di chi non capisce come funziona l’economia. Questi strumenti ci permettono di moltiplicare le risorse e vivere molto meglio di quello che potremmo. Però hanno delle regole che vanno rispettate per farle funzionare. Se compri un telefonino e lo metti nell’acqua non funzionerà. Ma non è colpa del telefonino.
In un post su Facebook lei scrive: «è finita l’era in cui moderati e astenuti lasciamo le piazze virtuali e reali nelle mani di pochi facinorosi Da oggi in poi abbiamo bisogno di schiere di divulgatori che spieghino pazientemente che il burrone e la legge di gravità non l’ha inventata il FMI #TuttiConvocati». Cosa intende dire?
È come se ci fosse stato un primo tempo in cui un gruppetto di facinorosi ha fatto sentire la propria voce mentre gli altri sono stati in silenzio. La partita ora si è riaperta. C’è un secondo tempo da giocare. E le persone, mi sembra, hanno capito che bisogna partecipare. Molti miei colleghi hanno pensato che stare chiusi nella propria stanza scrivendo paper garantisse che il mondo andasse in una certa direzione. Invece non è così: bisogna parlare con le persone, spiegare e chiarire. In una parola partecipare. Spero che sarà così. Mi sembra ci siano già i segnali di una mobilitazione
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