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Bonaiuti: “Registrare i siti editoriali on line”

Il testo dell'audizione alla Camera del sottosegretario con delega all'editoria sulla legge 62 del 2001: "aberrante che ci si possa nascondere dietro l'anonimità di alcuni siti"

di Benedetta Verrini

“Registrare i siti editoriali on line”: è stato chiaro il messaggio di Paolo Bonaiuti, il sottosegretario con delega per l’editoria, che mercoledì 24 luglio in commissione Cultura alla Camera ha comunicato che entro l’anno i siti editoriali dovranno essere registrati, così come avviene per le testate tradizionali.

Si tratta di una lunga querelle sorta dopo l’entrata in vigore dellla legge 62 del 2001, contenente disposizioni agevolative per l’editoria. Nel testo, che conteneva anche la definizione di prodotto editoriale, non era chiarito se tutte le testate online che rendono servizi informativi dovessero o meno dotarsi di direttore responsabile e registrarsi presso il tribunale. L’obbligo comporterebbe la chiusura delle pubblicazioni online per molte realtà associative che hanno trovato su Internet un canale preferenziale nella circolazione delle informazioni.

Ecco la posizione che Bonaiuti ha espresso durante l’audizione alla Camera:
In merito ai prodotti editoriali su Internet ritengo che un intervento nel settore dell’editoria debba tenere conto della sempre maggiore diffusione dei prodotti online. Il problema centrale, a mio parere, è quello di definire in maniera realistica cosa deve essere inteso come prodotto editoriale sulla rete.
E’ la multimedialità stessa a rendere il concetto non sempre chiaro e lineare. Una volta definito cosa sia l’editoria in rete, sono convinto che i “diritti e i doveri” dei prodotti editoriali online dovranno di conseguenza essere adeguati a quelli dei prodotti tradizionali.

Per dirlo con chiarezza: la registrazione dei siti editoriali online mi sembra un impegno doveroso, oltre che coerente con la legge 62 del 2001. E’ aberrante che ci si possa nascondere dietro l’anonimità di alcuni siti per diffondere notizie che sui prodotti editoriali tradizionali porterebbero sicuramente a sanzioni civili e penali. Non si capisce, poi, perché alcuni siti editoriali debbano essere registrati ed altri invece no.

Questo argomento ricorda a tutti noi quanto sia importante il dibattito in corso da tempo tra le istituzioni e soprattutto in Parlamento, sulla riforma della disciplina dei reati commessi a mezzo stampa. Chiedo anche il vostro sostegno per arrivare rapidamente a definire una norma equa ed equilibrata in materia, di cui si sente la necessità. Allo stesso modo, vorrei che si aprisse un dibattito, in Parlamento e con tutte le parti interessate, sui criteri di accesso alla professione giornalistica: e ciò indipendentemente da un’eventuale riforma dell’ordine.

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