Volontariato

Rifugiati,un continente senza patria

Vittime dei conflitti, della povertà o delle catastrofe naturali:il gigantesco esodo coinvolge una persona su 264 abitanti del pianeta.

di Paolo Giovannelli

La tragedia del Kosovo è prima di tutto quella dei kosovari. Il dramma nel dramma della guerra. Alcune fonti dicono 500 mila, altre più di un milione: tante, troppe, sono le persone costrette ad abbandonare la propria casa e la propria terra a causa di manovre politiche ed economiche che non leggeranno neanche sui giornali. Tuttavia l?eco sempre più vicina dei bombardamenti Nato non deve ?distrarre? da numeri anche maggiori, e cioè degli oltre 22 milioni di profughi letteralmente, e contro la loro volontà, sparsi ai quattro angoli della Terra. Si tratta, facendo un rapido calcolo, di una persona ogni 264 abitanti del pianeta: una cifra colossale, fornita dall?Acnur (l?Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e riferita all?inizio del ?98 (così come tutti i dati presentati nell?articolo), che secondo l?agenzia Onu è suscettibile di un ulteriore e sensibile aumento, considerando anche gli stimati 30 milioni di persone sfollate all?interno del loro stesso Paese. Un totale raccapricciante, dunque, di circa 50 milioni di persone costrette, dalle guerre o dalle catastrofi naturali, ad abbandonare la propria vita. I civili, primi bersagli della guerra Quali sono le ragioni di un tale ?esodo?, salito dai 17 milioni del ?91 fino al picco di 27 nel ?95 e ora stabilizzato sui circa 22 degli ultimi anni? Certamente le catastrofi naturali, che mai come nell?anno appena trascorso si sono abbattute su molte popolazioni mondiali (dalla Cina al Nicaragua). Ma le vere ragioni sono probabilmente da ricercarsi in un altro aspetto, quello tristemente legato a un nuovo modo, ormai diffuso dall?Africa ai Balcani, al Medioriente, di ?fare la guerra?. Sadako Ogata, Alto Commissario per i Rifugiati: «Le popolazioni civili rappresentano sempre di più un bersaglio nei conflitti armati, dal Kosovo all?Indonesia. Anzi, direi che la violenza brutale nei confronti della gente rappresenta oggi la caratteristica principale delle guerre in tutto il mondo. E le donne e i bambini ne sono le vittime principali: infondere il terrore tra i civili, per esempio, è stata la ?strategia di battaglia? scelta dalle fazioni in guerra in Sierra Leone. E se l?assistenza umanitaria che noi offriamo, in collaborazione con associazioni e ong, serve per alleviare le sofferenze dei civili, come abbiamo imparato per la Bosnia o per la regione dei Grandi Laghi in Africa, essa non può nel modo più assoluto sostituirsi a una decisa e risolutiva azione politica». L?Alto Commissario contro la Nato «È importante», prosegue l?Alto Commissario, riferendosi specificatamente alla situazione in Kosovo, «che i nuclei familiari di rifugiati non siano spostati irrazionalmente nei vari Paesi ospitanti. Noi non siamo affatto d?accordo sui trasferimenti forzati di persone sia verso i Paesi Nato che qualsiasi altro Paese. Chi va, dovrebbe scegliere di andare, per cui penso che la soluzione finale per tutta questa gente che ha lasciato il Kosovo sia quella di poter tornare alle loro case. Anche se, purtroppo, ritengo che al momento attuale non ci sia alcuna garanzia per la loro sicurezza personale». Così come evidentemente ancora accade, rimanendo alla regione dei Balcani, ai 620 mila rifugiati provenienti dalla Bosnia Erzegovina e i 342 mila provenienti dalla Croazia. Tuttavia la qualifica ?rifugiati? non deve trarre in inganno, perché in realtà le persone costrette ad abbandonare la propria casa sono caratterizzate da status differenti. Veri e propri rifugiati in Paesi ospitanti sono, in tutto il mondo, 11.975.500, provenienti soprattutto da Asia (4.730.700), Africa (3.481.700) ed Europa (2.940.700). I richiendenti asilo sono, invece, 954 mila, e provengono essenzialmente dal Nord America (626.400, soprattutto da Haiti e dagli stati dell?America Centrale) e dal continente europeo (267.400). Ben più elevata è la cifra dei cosiddetti ?ritornati?, persone che sono riuscite a tornare in patria ma che incontrano difficoltà a reintegrarsi, ossia a trovare una casa, un lavoro, una vita normale: si tratta di 3.473.000 persone, localizzate essenzialmente in Africa (2.171.700), dove nel corso del ?97 sono rientrati 1,5 milioni di ruandesi. Resta da considerare il numero indeterminato di Idp (sigla che significa Internally Displaced Persons, persone sfollate all?interno del proprio Paese): l?Acnur segue ben 5.973.800 di queste persone, ma, come accennato, la cifra reale è ben più alta. La maggior parte di queste persone si trovano in Europa (2.389.000, ed è soprattutto il caso delle popolazioni dei Balcani), ma anche in Asia (1.889.100) e Africa (1.694.400). Per quanto riguarda lo status propriamente di ?rifugiato?, la situazione a livello mondiale ancora più preoccupante riguarda i rifugiati provenienti dall?Afghanistan, ancora tali nello sconvolgente numero di 2.647.600. Infatti, malgrado siano rientrati in patria dal ?92 a oggi 4 milioni di afghani, la situazione ancora irrisolta di guerra civile nel Paese non sembra garantire abbastanza sicurezza perché vengano svuotati gli enormi campi di profughi, situati in Iran (1,4 milioni di persone) e Pakistan (1,2 milioni). Rimanendo in Medioriente, fonti non confermabili parlano di circa 2,5 milioni di palestinesi sparsi nell?intera regione, mentre sono ancora 630.700 i rifugiati provenienti dal martoriato territorio iracheno. In Africa la più grande tragedia Ma la vera emergenza, secondo l?Acnur, rimane legata al mosaico africano, in continua e violenta evoluzione. Mentre sembra avviarsi verso una quasi definitiva soluzione la questione al riguardo dei 486.700 rifugiati provenienti dalla Liberia, così come, seppur lentamente, per gli ?storici? 524.400 dalla Somalia, malgrado alcuni segnali positivi all?inizio del ?98 da parte del governo della Tanzania (maggior Paese ospitante), sembra ancora lunga a concludersi l?odissea dei 515.800 profughi del Burundi. Le complicate, e ancora molto calde, situazioni di conflitto interne, invece, non permettono attualmente di effettuare pianificazioni per quanto riguarda i rifugiati provenienti dalla Sierra Leone (328.300) e dal Sudan (351.300). Infine, per completare la lista dei dieci maggiori gruppi di rifugiati nel mondo (da aggiungere a quanto già accennato su Bosnia Erzegovina e Croazia), resta da ricordare la situazione dei 316.600 vietnamiti che, dopo e malgrado anni di emergenza, aspettano ancora di fare ritorno in patria. Dizionario del diritto internazionale I Kosovari sono profughi, deportati o rifugiati? Le Nazioni Unite sono un?istituzione internazionale in grado di difendere i diritti fondamentali dell?uomo o, come afferma il politologo americano Edward Luttwak, sono solo un?edificio nel centro di New York? I Crimini di guerra sono crimini contro l?umanità o, se vengono commessi all?interno di una guerra non dichiarata, non hanno più valore? La guerra, anzi il conflitto del Kosovo, è una catastrofe umanitaria o un genocidio? Ammettiamolo, il diritto umanitario è in crisi. I principi fondamentali forgiati nel dopoguerra per tutelare i diritti dell?uomo sono diventati concetti molto relativi. Il 1998 è stato il cinquantesimo anniversario della ?Dichiarazione universale dei diritti umani? e della ?Convenzione sul genocidio?; nel 1999 la Convenzione di Ginevra ha compiuto mezzo secolo ma, il mondo va sempre peggio. «Le norme dei diritti umani si rifanno alla Dichiarazione Universale e regolano il rapporto fra cittadini e Stato in tempo di pace, mentre le norme di diritto umanitario riguardano la gestione dei conflitti armati per tutelare i civili», spiega Marco de Ponte vicesegretario della sezione italiana di Amnesty International e autore del libro ?Diritti senza pace?. «Ma ormai queste due branche del diritto si sono unificate perché la maggior parte dei conflitti sono guerre non dichiarate e quindi i peggiori crimini contro l?umanità vengono perpetrati in tempi di pace, perciò sia le organizzazioni internazionali che la società civile si devono adeguare» In queste settimane, accanto alla guerra della armi, abbiamo anche assistito alla guerra delle parole: Che si fondono, si dilatano e muoiono ogni giorno ad uso e consumo dei seguaci della Realpolitik. Perciò per fare un po? di chiarezza, Vita ha ricostruito una breve guida umanitaria. Profughi Parola italiana che indica sommariamente le persone che scappano da una persecuzione. Non esiste nessuna formula giuridica, convenzione o trattato che tuteli i diritti dei profughi. Per ottenere la protezione internazionale, i profughi devono per forza convertirsi in rifugiati e lasciare per sempre il loro Paese di origine. Deportati Gli accordi di Ginevra vietano la deportazione di massa, ma come per i profughi anche i deportati non hanno diritti specifici o convenzioni a cui possono ricorrere. Per ottenere garanzie, devono per forza trasformarsi in rifugiati. Gli sfollati, internally displaced people, possono chiedere aiuto al ?Relatore speciale ? delle Nazioni Unite che può cercare di esercitare pressioni sul governo, ma è più che altro di un atto simbolico. Rifugiati Persone che cercano rifugio e protezione al di fuori dei Paesi di origine. I 700 mila kosovari scappati, deportati o fuoriusciti dalla Serbia, possono ricorrere alla Convenzione di Ginevra sullo status del rifugiato del 1951, ma per esser rifugiati devono rivolgersi all?Alto Commissariato per i Rifugiati dell?Onu, Acnur, che esamina solo casi singoli (sic!) e soprattutto devono uscire dal Paese di origine perchè non esiste nessuna istituzione che intervenga a favore di persone perseguitate all?interno del proprio Paese. Inoltre gli interessi politici dei paesi membri dell?Acnur costituiscono a volte un ostacolo. Le leggi variano da governo a governo e rimangono spesso lettera morta. In Italia il diritto all?asilo politico è previsto dalla Costituzione, ma la legge è arrivata in Parlamento solo ora. Peace Keeping Ovvero ?Ingerenza umanitaria?, termine coniato dalle Nazioni Unite alla fine degli anni ?80 in seguito all?aumento dei conflitti regionali. In teoria il Consiglio di Sicurezza può intervenire, ma in pratica non possiede una propria forza multinazionale. Le operazioni di peace-keeping prevedono l?interposizione di Caschi blu per separare le parti in conflitto, verificare gli accordi di pace e contribuire alla ricostruzione della vita civile di un paese uscito dalla guerra ( peace-building). I Caschi blu sono una realtà quasi virtuale. Se i governi dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza non danno il via libera, l?intervento viene bloccato. Così è successo nel Kosovo: Cina e Russia erano contrarie e così ci ha pensato la Nato. Molte operazioni sono state fallimentari: in Ruanda, per esempio, nel 1994 il Consiglio di sicurezza, davanti all?aggravarsi del conflitto tutsi-hutu, ha deciso di ritirare 1800 miltari e il giorno dopo è iniziato il genocidio. L?operazione di peace-keeping può trasformarsi in ingerenza umanitaria quando le parti in causa non si mettono d?accordo e non si sa come fare a proteggere i civili. Una missione di ingerenza umanitaria è mirata (come in Somalia) a far arrivare a destinazione gli aiuti, ma prevede anche l?uso delle armi. Crimini di guerra e contro l?umanità La definizione si deve al Tribunale di Norimberga che ha processato i responsabili dell?Olocausto. Sono stati definiti nelle Convenzioni di Ginevra i crimini che vengono commessi sia in tempo di pace che di guerra: genocidi, esecuzioni extragiudiziali, torture, deportazioni di massa, sparizioni, persecuzioni su basi religiose, etniche e razziali. Può essere considerato contro l?umantà (e di guerra in caso di conflitto) anche lo stupro etnico, ma si deve provare che non si sia trattato di un caso isolato, bensì di una strategia pianifcata. Corte Penale internazionale É stata istituita durante la Conferenza diplomatica dell?Onu nel luglio del 1998, ma non è ancora operativa. Ne fanno parte 800 ong e Amnesty International. Il suo scopo è giudicare i responsabili di genocidio, crimini contro l?umanità e crimini di guerra in tutto il mondo. Il modello è quello del Tribunale internazionale dell?Aja che indaga sui crimini avvenuti all?interno della ex Jugoslavia, istituito nel 1991 e reso operativo dagli accordi di pace di Dayton. Purtroppo, come il resto degli organismi a scopo umanitario, non gode di ottima salute. Oggi ci sono solo 8 criminali di guerra incarcerati per gli eccidi commessi durante la guerra in Bosnia. I magistrati stanno indagando sulla pulizia etnica pianificata da Milosevic contro gli albanesi del Kosovo, ma in teoria potrebbero allargare le indagni anche ai bombardamenti della Nato sulla popolazione civile. Genocidio Non bisogna aspettare che venga annientato un popolo per parlare di genocidico, si deve solo provare che un governo o un esercito lo abbia pianificato. Perciò, tecnicamente, in Kosovo è in atto un genocidio e non è una ?situazione genocidiale? come ha affermato recentemente il premio nobel e sopravvissuto a Auschwitz, Elie Wiesel. Da dove vengono e dove sono Nord America: 1.294.900 Usa e Canada, fin dalla fine della II Guerra Mondiale, sono tra i maggiori recettori di rifugiati.Le agenzie Onu sono ancora al lavoro anche in Guatemala, El Salvador e Nicaragua Europa:6.056.500 Le situazioni più drammatiche sempre nella regione balcanica, dove si contano ancora 620 mila rifugiati dalla Bosnia Erzegovina e 342 mila dalla Croazia Asia:7.458.500 Grave lo stato dei fatti in Medioriente, dove sono ancora 2.647.600 i rifugiati provenienti dall?Afghanistan, mentre 630.700 quelli iracheni.Ma sono ancora 316.600 i rifugiati dal Vietnam Sud America:103.300 Stato di crisi, secondo l?Acnur, in Perù e in Colombia.Hanno trovato accoglienza in Sudamerica alcuni rifugiati provenienti dall?Africa Africa:7.385.100 Ancora molta incertezza nella regione dei Grandi Laghi, e in generale nell?est africano, dove si contano ancora 524.400 rifugiati dalla Somalia e 515.800 dal Burundi. Ma sono 486.700 i rifugiati dalla Liberia e 328.300 quelli della Sierra Leone Oceania:78.000 La cifra dipende quasi completamente dall?irrisolta crisi civile in Papua Nuova Guinea


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